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A Elisabetta Belloni il premio Cossiga

A Elisabetta Belloni il Premio Cossiga

di PINO NANOAl vertice della Farnesina Elisabetta Belloni ha servito tutti i governi, di tutti i colori, tanti e diversi. Ma lei, indipendentemente dal colore, ha svolto e svolge il suo ruolo in maniera rigorosamente istituzionale. È animata dallo stesso senso dello Stato e dallo stesso culto delle istituzioni che animava Francesco Cossiga».

La Società Italiana di Intelligence, guidata da anni ormai da Mario Caligiuri – Professore ordinario all’Università della Calabria e Direttore del Master in Intelligence – assegna il suo Premio annuale, che porta appunto il nome di Francesco Cossiga, ad una delle “donne della Repubblica”, Elisabetta Belloni, che Gianni Letta, Presidente della Giuria del Premio, definisce civil cervant, “Donna al servizio assoluto del Paese e della sicurezza di tutti noi”.

Proverò a sintetizzare la mattinata di oggi procedendo per slogan.

In sala quasi 300 persone. In prima fila ex ministri, ex manager di stato, alti ufficiali delle forze armate, marina, esercito, aeronautica, alcune delle più alte cariche dello Stato. Al centro della platea invece una donna elegantissima, un collier di perle al collo e i capelli biondi raccolti sulla nuca.

È lei la regina della mattinata, Elisabetta Belloni, la donna il cui nome viene fatto come possibile Presidente della Repubblica allo scadere del settennato del Presidente Mattarella.

È donna dai mille record.

Prima donna nella storia alla guida dei Servizi Segreti italiani. Ma prima ancora di arrivare ai servizi segreti era stata la prima donna nella storia chiamata a dirigere l’Unità di Crisi alla Farnesina in anni in cui gli equilibri internazionali avrebbero immaginato al suo posto il solito generale esperto di tattica militare e di strategia del pronto intervento. E prima ancora, la prima donna nella storia a diventare Segretario Generale degli Affari generali della Farnesina al Ministero degli Esteri, ruolo che tradizionalmente spettava solo all’ambasciatore maschio più influente e più potente del palazzo. E come se tutto questo non bastasse, Gianni Letta ricorda un dettaglio della sua vita privata, quando “Elisabetta Belloni fu la prima ragazza nella storia a poter frequentare il liceo Massimiliano Massimo dei gesuiti a Roma, lo stesso che frequentava Mario Draghi, e che fino a quell’anno in cui arrivò la Belloni era rigorosissimamente una scuola per soli uomini”.

Gianni Letta alla soglia dei suoi 88 anni tiene per l’occasione una delle sue lectio magistralis più belle e più intense della sua vita politica. Padronanza assoluta della materia, garbo istituzionale, senso dello Stato e grande ammirazione per la protagonista della giornata.

A lui tocca spiegare il perché questo Premio Cossiga sia andato ad Elisabetta Belloni. Letta lo fa con il candore e con la semplicità con cui da sempre spiega le cose più difficili della storia del Paese.

«Perché nessuno meglio di lei può oggi rappresentare meglio il mondo dell’intelligence. Perché lei è la donna giusta al posto giusto e nel momento giusto. Elisabetta Belloni  – per un attimo soltanto, ma solo per un attimo Letta le dà del tu davanti alla platea – è una donna che ha sacrificato la sua vita ai bisogni generali del Paese e soprattutto una donna che ha vissuto da protagonista alcune delle fasi più difficili e delicate del Paese».

Nel 2004 Elisabetta Belloni, già da qualche mese a capo dell’Unità di Crisi gestisce con successo il rimpatrio di migliaia di turisti italiani coinvolti nello tsunami in Asia. Poi affronta in prima persona la vicenda delicatissima della giornalista Giuliana Sgrena, e quindi la morte di Nicola Calipari in Iraq. Così come gestisce in prima persona e iun presa diretta il rapimento di Daniele Matrogiacomo in Afghanistan, e il destino dei tecnici italiani catturati dai guerriglieri nigeriani.

«La sua determinazione, la sua serietà, la sua autorevolezza, e la conoscenza che lei ha delle cancellerie di tutto il mondo l’hanno resa famosa dovunque. Qualità che le vengono riconosciute dai capi di Stato di tantissimi paesi stranieri».

Letta parla a braccio, senza un appunto sottomano, cita date nomi situazioni e aneddoti anche personali, si coglie con mano che Elisabetta Belloni sa praticamente tutto, e la cosa forse più bella che le dice è “Grazie Elisabetta, per tutto quello che lei ha fatto per tutti gli italiani”.

Un grazie corale per la verità, che viene a Elisabetta Belloni anche dall’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini oggi deputato del Partito Democratico e presidente del Copasir.

Al tavolo della Presidenza siedono il presidente della Società di Intelligence Mario Caligiuri, e il figlio dell’ex Presidente della Repubblica Giuseppe Cossiga. Il compito più difficile spetta invece a Giorgio Rutelli, direttore di Formiche.net. che deve moderare un dibattito tra “grandi del sistema”. Tra gli ospiti anche il Vice Presidente della Camera Giorgio Mulé che ha fatto gli onori di casa, e Federico Mollicone presidente della Commissione cultura alla Camera.

È Mario Caligiuri che aprendo i lavori ricorda il suo legame personale con l’ex Capo dello Stato.

«Parlare oggi di Francesco Cossiga significa parlare del ruolo decisivo della formazione e della selezione delle élite, perché ogni istituzione funziona in maniera prevalente in base a chi la gestisce e la rappresenta. Parlare oggi di Cossiga significa parlare della stella polare delle istituzioni: l’interesse nazionale. Elisabetta Belloni si è concretamente adoperata per diffondere la cultura dell’intelligence, per garantire il benessere dei cittadini e la sicurezza delle istituzioni democratiche».

Mario Caligiuri confessa anche come il suo master all’Università della Calabria in intelligence è nato proprio su spinta del Presidente Cossiga, che voleva che l’intelligence diventasse materia di studio nelle università di tutta Italia.

«Nessuno meglio di Francesco Cossiga conosceva il mondo dell’intelligence – ripete Gianni Letta –. Lui amava questo mondo e faceva di tutto per conoscerlo dal di dentro più di quanto non lo facesse chi doveva invece farlo, e se Cossiga oggi rimane per noi punto di riferimento è perché fu il primo a far uscire il mondo dei nostri servizi segreti dal cono d’ombra in cui pareva essere relegato o finito».

Nessuno forse lo ha mai saputo, ma in casa di Cossiga c’era una sorta di centrale tecnologica che Cossiga gestiva da solo e in prima persona, una stanza piena degli ultimi prototipi di telefonini, per esempio, e di strumenti che magari erano già in dotazione ad altre agenzie di intelligenze. Al prefetto Carlo Mosca – ricorda ancora Gianni Letta – che era uno dei suoi collaboratori di massima fiducia chiedeva continuamente di essere aggiornato sui sistemi di sicurezza e di prevenzione dei servizi stranieri di intelligence di tutto il mondo. Perché non poteva sopportare l’idea che noi italiani restassimo un passo indietro agli altri. Per il suo Paese voleva il meglio che il mercato della tecnologia più sofisticata poteva offrire, e lui stesso per dare lezione ai suoi generali di turno andava continuamente a scuola di intelligence».

“Prevenzione”, ecco l’aggettivo che il Presidente Cossiga più prediligeva- dice Mario Caligiuri nella sua relazione introduttiva- perché alla base della sicurezza nazionale esiste soprattutto la conoscenza preventiva di quanto potrebbe accadere sia in casa nostra, sia anche in casa dei paesi stranieri diversi dal nostro, e nessuno meglio di Cossiga lo aveva intuito.

Che dirvi di più? Se nella vostra vita quotidiana vi mancava per caso una lezione sui nostri servizi segreti, bene allora avete perso l’occasione per sentirla, soprattutto se non eravate questa mattina alla Camera dei Deputati. Una manifestazione quella di oggi direi solenne, istituzionale nel senso più letterale del termine, e soprattutto degna delle migliori tradizioni del nostro Paese, perché per la prima volta in un’aula così austera come questa dei Gruppi Parlamentari – grazie alla Società Italiana di Intelligence e al suo presidente prof. Mario Caligiuri – si parla finalmente di temi e di materie per anni taciuti e semmai forse volutamente sottovalutati. Ma Elisabetta Belloni lo ha detto con chiarezza assoluta prima di ricevere il Premio Cossiga: «Si chiamano servizi segreti, qualcuno usa il termine più moderno oggi di intelligence, ma si tratta di uomini esperienze e risorse che ogni mattina si preoccupano di garantire la tranquillità del Paese e la sicurezza nazionale, e solo per questo vanno guardati e giudicati con ammirazione e rispetto».