di PINO NANO – Fadia (Castelvecchi Editore), l’ultima fatica letteraria di Santo Gioffrè, sarà presentata domani giovedì 2 febbraio a Roma alla Biblioteca Goffredo Mameli in Via del Pigneto 22 dal giornalista e scrittore Michele Santoro. Un evento nell’evento, a cui hanno già assicurato la propria presenza centinai di fans del medico scrittore calabrese di Seminara.
Fadia e Santo Gioffrè, un tourbillon di emozioni e di sentimenti, uno stile narrativo avvolgente e freschissimo, un misto di storia, di sociologia, di teologia, di umanesimo, un linguaggio moderno che, in alcuni punti, raggiunge un alto livello poetico. Santo Gioffrè questa volta va oltre la sua capacità letteraria di sempre e domani a Roma, con l’aiuto di un grande giornalista dei nostri tempi, come lo è Michele Santoro, racconta gli ultimi, indaga le miserie e le contraddizioni degli uomini; riflette sul tempo che scorre veloce, a volte nemico, altre volte inesorabile, pienamente consapevole delle scelte che avremmo voluto fare e che prepotenti ci lasciano negli occhi e nell’anima la malinconia del non vissuto.
Fadia, l’ultima fatica letteraria del medico scrittore di Seminara Santo Gioffrè, ti strattona l’anima, ti affascina, ti incuriosisce, ti prende il cuore, un affresco di tenerezza e di sentimento, un tazebao di emozioni e di ricordi forti, legati ad una storia d’amore impossibile e fuori da ogni schema. Un lungo viaggio tra il mistero della vita, l’incanto dell’amore e le tragedie del nostro tempo, una apoteosi dell’amore per la vita, ma anche il racconto disperato del dolore che ogni esistenza umana si porta dietro, e che per la prima volta ci restituisce più che uno scrittore alla vecchia maniera un poeta moderno e di grande efficacia emozionale. In ogni pagina – forse anche per il privilegio di esserne amico da sempre – ne avverti la presenza, quasi a rassicurarti davanti all’abisso delle tragedie che improvvise compaiono agli occhi del lettore con forza quasi cinematografica. Ma in realtà potrebbe già essere non solo il titolo di un film di grande impatto mediatico, ma anche la sceneggiatura ideale di una storia tutta hollywoodiana.
Lo scrittore di Seminara è attentissimo a evitare lungo il terreno del racconto le facili mine della retorica, ma la danza tra l’incanto dell’amore e l’orrore della guerra dimenticata arriva comunque a noi con la forza struggente delle immagini che non avremmo voluto vedere e che, invece, sono lì, implacabili a interrogarci e a interrogare.
Fadia mi ha catturato, Fadia è, nei “rimpianti” taciuti di ciascuno di noi. Forse Fadia è anche un pezzo importante della sua vita privata, ma questo è un dettaglio di cui lo scrittore non ama parlare. In copertina la foto bellissima di una donna siriana di cui probabilmente lo scrittore calabrese conosce i segreti più reconditi della sua vita.
Mettiamola così, il romanzo Fadia è il desiderio di un cuore che vuol sciogliersi nei ricordi, alla ricerca di un mondo che, ormai, non c’è più e che porta struggenti dolori con sé.
Dottore, quanto c’è di autobiografico nel romanzo?
Io sono testimone di un mondo che viveva dentro le idealità e le critiche storture che hanno condizionato la vita di ognuno di noi nella seconda metà del XX secolo e nel primo decennio del XXI secolo. Ho voluto raccontare quel mondo perché nessuno potesse pensare che ciò che ora siamo sia dovuto al naturale svolgersi del tempo. Infatti, anche, l’ascesa di Andrea Bisi, ha dovuto fare i conti con quel mondo.
Ho trovato forte la descrizione della Siria, prima della guerra…
Vede, la Siria è stato il più bel luogo che io abbia visitato. Lì, si veniva catapultati in un mondo antico dove il profumo emanato dalle pietre, portava ogni problematico viaggiatore a ritrovare il suo perduto Spirito. Penso a Maalula, dove il primo cristianesimo pulsava, ancora persino nella lingua parlata. La guerra ha distrutto anche il senso dell’esistenza.
-È vero che in quella guerra, lei ha perso due cari amici?
È difficile, per me, parlare di Paolo, Boulos Yazigi, Arcivescovo Ortodosso di Aleppo, e di Kaled Al Asaad, il famosissimo Archeologo di Palmira. Tutti e due, assassinati dai terroristi dell’Isis. Mi furono, non solo amici, ma Padri Spirituali e la cui presenza aleggia, ancora in me.
Ma chi è, veramente, Fadia?
Fadia è una bellissima monaca che io ho conosciuto personalmente, che ha vissuto la tragedia della guerra così come io la racconto e anche, la sua bellissima storia d’amore.
Fadia, dunque, Un libro che si legge tutto d’un fiato, e che farà molto parlare di sé nei mesi che verranno. (pn)