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Al Museo Archeologico Nazionale di Reggio la mostra "Gli Dei ritornano"

Al Museo Archeologico Nazionale di Reggio la mostra “Gli Dei ritornano”

Fino al 12 gennaio 2025 al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria sarà possibile visitare la mostra Gli dèi ritornano. I bronzi di San Casciano, a cura di Massimo Osanna e Jacopo Tabolli, dedicata ai celebri ritrovamenti effettuati nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.

Giunta alla sua terza tappa, dopo il successo di pubblico riscontrato al Palazzo del Quirinale e al Museo archeologico nazionale di Napoli, la mostra offre una nuova opportunità per immergersi nell’affascinante universo degli antichi rituali etruschi e romani legati alle acque termali. 

La mostra è stata promossa dal Ministero della cultura e realizzata dalla Direzione generale Musei del MiC con il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, grazie alla collaborazione tra una pluralità di istituzioni preposte alla ricerca, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio. Gli scavi archeologici sono in concessione al Comune di San Casciano dei Bagni dalla Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del MiC, con la tutela della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo e il coordinamento scientifico dell’Università per Stranieri di Siena. I restauri sono avvenuti con il supporto dell’Istituto Centrale del Restauro. L’allestimento è stato progettato da Guglielmo Malizia e Chiara Bonanni, Decima Casa – studio di architettura. 

All’inaugurazione, dopo i saluti istituzionali del Sindaco del Comune di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e del sindaco del Comune di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, sono intervenuti il direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano e il Coordinatore scientifico dello scavo e professore associato di Civiltà dell’Italia preromana ed Etruscologia all’Università per Stranieri di Siena, Jacopo Tabolli. Ha concluso la presentazione il direttore generale Musei Massimo Osanna.  

«La mostra dedicata ai Bronzi di San Casciano, da oggi ospitati nel Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria – ha detto Osanna – offre ai visitatori l’opportunità di ammirare manufatti e opere di grande interesse, ma anche di apprezzare i risultati di una ricerca archeologica ancora in corso. Le statue in bronzo sono state infatti rinvenute e scavate nel loro contesto originario e questo permette di studiare e ricostruire le storie delle persone che frequentarono l’antico santuario, che dal III secolo a.C. al V secolo d.C. fece dell’acqua termale il suo fulcro».

«Il racconto di questo centro di ritualità e culto, che fu etrusco prima e romano poi – ha proseguito – si snoda dunque attraverso il percorso espositivo come un viaggio nel paesaggio delle acque sacre, ma è al contempo un viaggio nelle tappe della più autentica ricerca archeologica. Grazie alla collaborazione tra i Musei italiani, la Soprintendenza, l’Università e gli enti locali è stato messo a punto un processo di valorizzazione dei risultati degli studi che dovrebbe essere il fine ultimo di tutti i progetti museali».

«È con orgoglio che il progetto partito dalla piccola comunità del Comune di San Casciano dei Bagni, dopo essere stato accolto al Palazzo del Quirinale e al Museo archeologico nazionale di Napoli, arriva a Reggio Calabria per dare forma a quel parallelismo che istintivamente ognuno di noi ha fatto quando ha sentito parlare di “bronzi” – ha dichiarato la sindaca Carletti –. In realtà si tratta di due mondi e contesti completamente diversi che potranno però valorizzarsi a vicenda in questo viaggio che i bronzi di San Casciano stanno facendo e che si lega al museo che con ansia la comunità attende per dar nuova vita al legame tra questi capolavori di età etrusca e romana nel loro luogo di nascita».

«Sono onorato di ospitare la mostra dei Bronzi di San Casciano al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria – ha detto Sudano –. Già dai primi giorni del mio incarico di direzione al MArRC, nel gennaio 2024, ho voluto fortemente che le due scoperte archeologiche più importanti degli ultimi due secoli – quella dei Bronzi di San Casciano e dei Bronzi di Riace – si incontrassero proprio al museo di Reggio Calabria, con l’intento di proporre lo stesso Museo come il luogo simbolo dell’archeologia italiana nel mondo».

«A cinquant’anni di distanza l’una dall’altra – ha concluso – le due scoperte sono sempre al centro dell’attenzione e faranno ancor parlare di sé in futuro».

«L’occasione della mostra si lega anche alla prosecuzione dello scavo al Bagno Grande – ha commentato il prof. Tabolli –. Nelle scorse settimane oltre sessanta studentesse e studenti da università di tutto il mondo hanno lavorato nel santuario etrusco e romano gettando nuova luce sulla fase più antica e al contempo portando alla luce nuovi ed eccezionali dati sui riti e sui culti che avevano luogo attorno e dentro la sorgente termale».

«Emerge, sempre più chiaramente – ha detto ancora – l’importanza della medicina antica pregata e praticata nel luogo di culto. Un’occasione di formazione straordinaria per giovani archeologhe e archeologi che vede in questa mostra il compimento delle loro fatiche».

Il vicesindaco Brunetti l’ha definita «un’occasione ghiotta per poter offrire questa opportunità di visita a tanti concittadini, ma anche a tanti turisti presenti in città».

«Al momento della straordinaria scoperta dei Bronzi di San Casciano – ha chiarito Brunetti – si era creata una sorta di competizione con i Bronzi di Riace. Nessuna competizione possiamo affermare con certezza oggi. Anzi semmai una sinergia virtuosa e complementare, tanto da cominciare a pensare all’idea di un possibile gemellaggio con la città di San Casciano, se il sindaco e la città sono d’accordo, vorremmo portare avanti questa idea, e approfondire gli aspetti culturali che le nostre città hanno in comune».

«Già dalle immagini di San Casciano – ha concluso – si evince la profonda bellezza del piccolo e ricco comune. Stamane prendiamo l’impegno di portare avanti questa iniziativa. Infine voglio ringraziare il Ministero e tutti coloro che si sono adoperati per la riuscita dell’iniziativa. In particolare il direttore Sudano che da tempo si adopera per la città di Reggio Calabria, lui rappresenta per noi un valore aggiunto».

«Ricordate quando volevano portare via i Bronzi di Riace per esporli in altri luoghi ed in tanti temevano che non sarebbero più tornati indietro?», ha chiesto il sindaco Falcomatà, sottolineando come «oggi la tendenza è stata invertita: il nostro Museo Archeologico Nazionale Reggio Calabria è tra i più belli e visitati del Mediterraneo e non solo i Bronzi di Riace sono saldi al loro posto, visitati ogni anno da centinaia di migliaia di turisti, ma siamo noi ad attrarre le mostre temporanee di altre bellissime opere d’arte. Da oggi fino al 12 gennaio i Bronzi di San Casciano sono esposti al MarRC».

«Meraviglie che abbracciano altre meraviglie – ha concluso –. Grazie alla lungimiranza del Direttore Sudano intorno al Museo si sta costruendo un’alleanza virtuosa tra istituzioni, associazioni, cittadini. Non è un caso che le due scoperte archeologiche più importanti degli ultimi due secoli oggi siano qui da noi, nella nostra città, nel nostro Museo, a casa nostra. Ed è un vero orgoglio per noi».

Al pubblico del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, casa dei Bronzi di Riace, vengono presentati gli straordinari ritrovamenti effettuati nell’estate 2022 e le novità venute alla luce nel 2023 nel santuario termale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Uno scavo stratigrafico che ha portato alla luce il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.

Riproduzioni di parti anatomiche, offerte per chiedere alle divinità la salute o ringraziare di una guarigione, e statue realizzate secondo i canoni della cosiddetta mensura honorata (alti tre piedi romani, equivalenti a circa un metro), che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro o i fedeli dedicanti. La gran parte di questi pregevoli reperti si data tra il II e il I secolo a.C., un periodo storico di grandi trasformazioni che vede la definitiva romanizzazione delle potenti città etrusche.  (rrc)

In copertina Foto di Giuseppe Asciutto