di EMILIO ERRIGO – Ho più volte richiamato l’attenzione nazionale e internazionale sulle incomparabili bellezze, ancora non pienamente valorizzate, del patrimonio ambientale e territoriale della nostra amata Calabria, tanto montana quanto costiera.
In una recente e corposa monografia curata da Legambiente sui Siti di Interesse Nazionale (SIN), ricca di dati tecnici e riferimenti giuridico-ambientali, il lettore può trovare utili strumenti per formarsi un’opinione libera e informata. Proprio quello studio, insieme ad altri approfondimenti giuridici cui mi dedico come docente universitario presso l’Università della Tuscia (VT), ha rafforzato la mia convinzione che non possa e non debba sfuggire all’attenzione degli studiosi e delle istituzioni la questione del Polo industriale di San Gregorio, Mortara–San Leo e Saline Joniche.
Un territorio vasto e fertile, un tempo coltivato a bergamotti e ortaggi di pregio, oggi compreso nella fascia costiera jonica della Città Metropolitana di Reggio Calabria e del Comune di Montebello Jonico.
L’area versa da decenni in un evidente stato di degrado ambientale, conseguenza diretta di scelte industriali errate e di una colpevole inerzia amministrativa. Opere nate con l’intento di promuovere lo sviluppo economico si sono rivelate, col tempo, dannose per la spesa pubblica e inutili per le comunità locali della costa jonica reggina.
Negli anni ’70, con il cosiddetto “Pacchetto Colombo” – divenuto poi, amaramente, un “pacco” per la Calabria – si era immaginato di trasformare quest’area in un motore di crescita. Oggi, invece, quel progetto incompiuto obbliga tutti coloro che dicono (e spesso ripetono) di amare la Calabria ad assumersi, con senso di responsabilità morale e istituzionale, il dovere di agire.
Occorre che le aree ex industriali di San Gregorio–Mortara–San Leo–Porto Bolaro–Pellaro, la mai entrata in funzione Liquichimica e il territorio dei Pantani e del Porto di Saline Joniche – oggi insabbiato e inutilizzabile – vengano finalmente riconosciute come Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR).
Lo stesso vale per le aree delle Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, mai operative ma comunque fonte di rischio ambientale. La proposta, dunque, è chiara: avviare la caratterizzazione, bonifica, messa in sicurezza, riqualificazione e valorizzazione di un territorio ad altissima vocazione turistica, sportiva, alberghiera e nautica. Un’area di straordinaria bellezza, a pochi chilometri dai borghi grecanici di Pentidattilo, Gallicianò, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Bova e Palizzi, luoghi di storia e identità che meritano protezione e rinascita.
La mia convinzione nasce da esperienze dirette e da competenze acquisite nel corso di incarichi istituzionali complessi.
Esperienze che mi hanno reso fiducioso nella fattibilità tecnica e amministrativa di un piano di bonifica e messa in sicurezza permanente delle infrastrutture ex industriali, metalliche e ferroviarie oggi in stato di pericolo.
L’iniziativa di accertare e, se del caso, dichiarare tali aree come SIN/SIR spetta giuridicamente, per competenza, innanzitutto al Comune di Reggio Calabria e al Comune di Montebello Jonico, quindi al Consiglio Regionale della Calabria, al Dipartimento regionale competente e infine al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Con spirito di fiducia, auspico che, sostenuti da una rinnovata volontà politica e istituzionale, si possa giungere quanto prima alla firma del Decreto Ministeriale da parte del Signor Ministro dell’Ambiente, da sempre sensibile ai temi ambientali e alla rigenerazione dei siti industriali dismessi, in Calabria come altrove.
È indispensabile una visione d’insieme e il coinvolgimento sinergico di Arpacal, Ispra–Snpa, dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto (AdSP) e del Direttore Interregionale per le Opere Pubbliche delle Regioni Sicilia e Sardegna.
Nessuno può pensare di affrontare da solo problematiche tecnicamente complesse, soprattutto quando le matrici ambientali – suolo, acqua e aria – hanno già risentito di mezzo secolo di inerzia amministrativa.
Le opere infrastrutturali incompiute in Calabria sono molte, pur essendo state progettate, finanziate e in parte avviate.
Oggi, grazie all’impegno del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dei Ministri competenti, del Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e di numerosi Sindaci coraggiosi e intraprendenti, si registra un nuovo slancio.
Ciò che ancora manca, tuttavia, è una decisa unità politica: maggioranza e opposizione (destra, centro e sinistra) devono sentirsi ugualmente coinvolte, perché nessuno può tirarsi indietro di fronte al destino della propria terra.
Nutro profonda stima per il Vicepresidente della Regione Calabria, Filippo Mancuso, così come per i parlamentari reggini: il senatore Nicola Irto, la senatrice Tilde Minasi, e la Sottosegretaria agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Maria Tripodi.
Sono certo che, nei limiti consentiti dalla legislazione nazionale ed europea, potranno fare molto per questa causa. (e.e.)
(Emilio Errigo è nato a Reggio Calabria, studioso di Diritto Internazionale dell’Ambiente, docente titolare a contratto di Diritto Internazionale e del Mare e di Management delle Attività Portuali)
SERVE L’IMPEGNO DELLA REGIONE
È un territorio ad altissima vocazione turistica, alberghiera, nautica, sportiva e, non da meno, con grandi potenzialità di sviluppo industriale: l’area di Saline Joniche, a poche decine di km da Reggio è da decenni in evidente stato di degrado ambientale non più accettabile. Individuata come zona per il motore di avvio di un rilancio industriale sempre sognato ma mai attuato, è oggi la terra delle eterne incompiute. A ricordarlo, per chiunque transiti sulla 106, tra Lazzaro e Melito di Porto Salvo, la ciminiera, mai entrata in funzione, dell’ex Liquichimica che svetta, imperterrita su un totale (e pericolosissimo) abbandono ambientale. Poi ci sono le Officine Grandi Riparazioni dismesse da molti anni e in vana attesa di riutilizzo industriale con evidenti ricadute occupazionali. E il porto insabbiato e inutilizzabile. E gli orrendi silos arrugginiti che danno una visione spettrale di un territorio un tempo bellissimo e ambito per la sua affascinante costa, meta di bagnanti di tutta la zona.
Tutta l’area – è l’allarme lanciato dal gen. Emilio Errigo, già commissario Arpacal ed ex commissario dell’area SIN di Crotone, Cerchiara di Calabria e Cassano allo Ionio – mostra significativi segnali di inquinamento ad altissima tossicità. Occorre intervenire subito, senza ulteriori esitazioni, a far diventare tutta l’area Sito di interesse nazionale (SIN) o, almeno, regionale, per poter attivare azioni di bonifica del territorio che non possono più essere rinviate.
Se la ciminiera di Saline è il simbolo delle tante incompiute in Calabria, la stessa può diventare il “faro” (anche dal punto di vista marittimo) di un vero rilancio di un’area bellissima e, un tempo, incontaminata. Vanno rimossi subito tutti i “residui” industriali di una fabbrica mai entrata in funzione (la Liquichimica) e restituito alla popolazione un territorio sicuramente produttivo., da utilizzare per iniziative a vantaggio della popolazione residente: occupazione e lavoro, riscoperta di una vocazione turistica mai valorizzata adeguatamente e ambiente protetto dove far crescere i propi figli.
Presidente Occhiuto,il caso Saline merita una nota evidenziata sulla sua agenda delle cose da fare subito: serve il suo intervento! (s)







