di MAURIZIO PIZZUTO – L’altra sera in studio su Rete Quattro, a Stasera Italia, padrona di casa e conduttrice del programma Barbara Palombelli, va in onda un serrato dibattito sulla giustizia, partendo proprio dalla “crisi di Governo che potrebbe materializzarsi – annuncia Barbara Palombelli – prima della tradizionale relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede alla Camera in programma per giovedì 28 gennaio”. Cosa che, poi, puntualmente è accaduta.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, infatti, per evitare che la Camera bocciasse la relazione del ministro Bonafede, e quindi riportasse il Governo in netta minoranza, ha preferito ieri presentarsi dimissionario al Capo dello Stato prima della reazione di Bonafede, ed evitare così che la crisi del suo esecutivo si potesse aprire subito dopo il dibattito sulla giustizia.
La crisi ormai è aperta di fatto e prima di domenica, pare di capire, sapremo se avremo un Conte-Ter o la guida del Governo sarà affidata a qualcun altro.
Citiamo qui oggi la trasmissione di Stasera Italia per via della testimonianza forte resa l’altra sera a milioni di italiani dallo stesso ospite-principe della trasmissione, l’ex Presidente della Camera dei deputati Luciano Violante, magistrato e giurista di altissimo spessore professionale e morale, e protagonista assoluto di tanti anni di vita Repubblicana. In studio con lui gli altri ospiti della puntata sono: da Milano il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti – che proprio ieri ha presentato alla stampa il suo libro shock “Il Sistema” in cui Luca Palamara mette a nudo la magistratura italiana – e da Roma la deputata di Forza Italia Debora Bergamini – che da editorialista de Il Riformista conosce i temi e il mondo della giustizia come le sue tasche.
La domanda con cui Barbara Palombelli avvia il dibattito è diretta: «Violante è vero che il ministro Bonafede con le sue riforme, prima fra tutte quella sull’allungamento dei termini di prescrizione, ha di fatto modificato le regole? Lei ritiene che la relazione sulla giustizia alla Camera sia per il Governo Conte un appuntamento a rischio?».
Ma è ancora più diretta la risposta dell’Ex Presidente della Camera, che lascia tutti di stucco.
Per la prima volta nella sua storia politica, Violante trova il modo per parlare di giustizia facendo nomi e cognomi di persone che sul campo del processo penale hanno pagato un prezzo altissimo, e da un vecchio e integerrimo magistrato come lui non era facile un’ammissione di questo genere.
«Ci vogliono azioni di riforma molto più radicali di quella di cui parla il ministro Bonafede, o di cui potrebbe parlare il ministro presentando la sua relazione annuale sulla giustizia alla Camera. Per capirci io cito questi nomi: Oliverio, Galati, Bassolino e Incalza. Sono quattro personalità che sono state distrutte sui mezzi di comunicazione, distrutte da processi e ne sono usciti tutti assolti». Ma non basta. Il Presidente Violante va molto oltre e aggiunge: «Queste sono cose che non possono passare senza una valutazione attenta. Diciamo attenta. Come è possibile tutto questo?».
Il vecchio Presidente della Camera che in televisione conserva inalterato il suo carisma di sempre e il tono severo delle sua analisi non consente sconti a nessuno e a Bonafede manda a dire cose che nessuno gli ha mai detto con tanta chiarezza: «Come è possibile che con la stessa normativa alcuni uffici funzionano e altri no. Perché non si fa una indagine seria per capire quali sono le regioni nelle quali alcuni di questi uffici non funzionano. Perché non si prende il modello in base al quale alcuni uffici funzionano, e lo si applica agli altri. Non è che ce bisogno di scoprire chissà che cosa. Si tratta solo di sapere bene come stanno le cose e mettere, come dire? il pensiero a terra, sulle questioni concrete».
Quattro casi di malagiustizia, quattro vicende clamorose di persone indagate, arrestate, mandate al confino e poi rimesse in libertà perché il fatto non sussiste. Se questa è giustizia, allora vuol dire che ha ragione il Presidente Violante quando parla di «riforme sostanziali e concrete in nome del diritto».
Ma di chi parla, e soprattutto di cosa parla il Presidente Luciano Violante nella sua analisi impietosa che fa su Rete Quattro contro un certo tipo di giustizia e di becero giustizialismo?
Parla della vicenda processuale dell’ex Sottosegretario Pino Galati. Il Gip distrettuale di Catanzaro, su conforme richiesta della Dda, ha disposto l’archiviazione della sua posizione nel procedimento denominato “Quinta Bolgia”. Galati era indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’inchiesta incentrata sui presunti illeciti nella gestione dell’Azienda sanitaria provinciale, con il coinvolgimento del management dell’ente e che, nel novembre del 2019 aveva portato all’arresto di 24 persone tra le quali lo stesso ex parlamentare, che venne posto ai domiciliari. Anche nel suo caso proscioglimento totale.
Parla di uno dei vertici del PD calabrese, l’ex presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio assolto perché “il fatto non sussiste”. Lo ha deciso il gup di Catanzaro Giulio De Gregorio nell’ambito del processo con rito abbreviato “Lande desolate” che vedeva il Presidente Mario Oliverio, accusato di abuso d’ufficio e corruzione.
Parla dei 19 processi contro Antonio Bassolino. Bassolino è stato assolto per ben 19 volte consecutive. Lui è stato sin troppo paziente: nell’ultimo processo ha rifiutato persino la prescrizione pur di vedere riconosciuta nel merito la propria correttezza, perdendo così altro tempo, ma ha avuto ragione, “il fatto non sussiste”.
Parla della vicenda di Ercole Incalza, ex dirigente del ministero delle Infrastrutture e Trasporti e prima dei Lavori Pubblici, è paragonabile a una vera e propria Odissea. Quella di un uomo che “per anni è stato dipinto come il perno di un sistema corrotto e invece non è mai arrivato neanche a processo – scrive Stefano Zurlo su il Giornale – riportando sedici assoluzioni”. (mp)
[Maurizio Pizzuto è direttore dell’Agenzia nazionale di stampa Prima Pagina News]