Elezioni: l’uso dei social dei candidati presidente e le cadute di stile

È decisamente una scelta di comunicazione di cattivo gusto quella della candidata Amalia Bruni (che probabilmente – vogliamo sperare – non guarda o controlla l’operato del suo ufficio comunicazione & social). Definire nemici gli avversari politici e abbinare l’ex presidente Oliverio con Salvini, Spirlì e Occhiuto ha provocato dure reazioni di gran parte della sinistra, inclusa quella che non “ama” l’ex governatore. Una strategia di comunicazione totalmente sbagliata e che mette dalla parte del torto chi si propone come alternativa al passato e faro per il futuro. La probabile bocciatura (se pesante), a nostro avviso, risentirà non poco di tutta l’insulsa campagna di comunicazione che Amalia Bruni e il suo staff hanno condotto. (s)

dalla REDAZIONE ROMANA – Nei giorni in cui infuria la polemica su Luca Morisi, l’inventore della “Bestia” di Matteo Salvini e quindi precursore del marketing politico attraverso i social, è forse possibile fare un’analisi dell’uso che in Calabria i quattro candidati alla presidenza stanno facendo sui loro profili facebook e instagram.

È un altro elemento di valutazione a pochi giorni dal voto per capire l’andamento di questa strana e silenziosa campagna elettorale, caratterizzata più dai “botta e risposta” al veleno che non dai programmi e dalle proposte sul futuro della Regione.

Anche in questo caso, analizziamo i quattro candidati in rigoroso ordine alfabetico.

AMALIA BRUNI  5000  follower su FB, 700 su Instagram

È arrivata più tardi degli altri sui social (la sua candidatura è dei primi di agosto) con un profilo chiamato semplicemente “Amalia Bruni. Candidato politico”, in cui compaiono lo slogan “Mai più soli” e un lungo profilo autocelebrativo. I follower sono aumentati esponenzialmente in queste settimane. La filosofia della pagina è stata piuttosto aggressiva, con alcune cadute di stile notevoli, come la vignetta dedicata a un De Magistris che chiede l’elemosina davanti alla Cittadella o il fotomontaggio dei competitor bollati come “nemici della Calabria”. Non eccessivi i numeri su instagram, circa 700 follower, non male però se si considera che era partita da appena 82.

LUIGI DE MAGISTRIS 8200 follower su FB, 1100 su Instagram

Una premessa. Luigi De Magistris ha una pagina facebook con quasi mezzo milione di follower, ma noi analizziamo solo il profilo aperto per la campagna elettorale calabrese, dal titolo “Luigi De Magistris Presidente per la Calabria” che in pochi mesi ha già 8.200 seguaci, con un incremento giornaliero di circa 40. Sulla pagina, a parte qualche attacco a testa bassa, si concentra soprattutto sulle tappe nei vari Comuni della Calabria. Il profilo instagram si attesta sui 1100 folloyer.

ROBERTO OCCHIUTO 20.106 follower su FB, 4330 su instagram

Appare molto attenta ai social la campagna elettorale di Roberto Occhiuto. La pagina facebook, che però è antecedente alla candidatura, ha raggiunto e superato i 20.000 follower. Molto misurati i post, quasi inesistenti le polemiche, illustrati alcuni punti programmatici e le varie tappe del tour elettorale. Occhiuto va meglio degli altri su instagram dove i follower sono 4330. Sembra pertanto privilegiare questo social, anche attraverso un uso costante delle stories.

MARIO GERARDO OLIVERIO  26.300 follower su FB, 1175 su Instagram

Ha una buona dote di follower su facebook l’ex governatore Mario Oliverio, ma questo numero deriva dal periodo in cui lo stesso era presidente della Regione. Resta comunque una platea a cui parlare ed Oliverio lo fa, anche se con un linguaggio un po’ lento e superato. Su instagram supera di poco i 1000 follower a testimonianza di una certa riluttanza ad utilizzare i social.

Conclusioni

Dai numeri illustrati, appare chiaro che le elezioni regionali in Calabria non si giocheranno sulla forza di penetrazione dei social. 

I quattro candidati non snobbano questo nuovo canale di propaganda, ma si capisce bene che non sarà questo l’elemento decisivo. 

Occhiuto sembra quello che ci punta maggiormente, mentre De Magistris e la Bruni si attestano su numeri appena sufficienti, con l’attenuante per quest’ultima di avere iniziato più tardi.

Sul piano dei contenuti, le pagine di Occhiuto sono sobrie e senza scossoni, quelle di De Magistris una via di mezzo tra la proposta e la lotta, quelle della Bruni piuttosto ripiegate sugli attacchi frontali – qualche volta di cattivo gusto – verso gli avversari. Né carne né pesce quelle di Oliverio che evidentemente continua a prediligere ancora il rapporto personale con gli elettori. (rrm)

Elezioni / Ampa RC incontra Oliverio e De Magistris che condividono le proposte avanzate

L’Associazione Meridionale di Partigiani e Antifascisti ha incontrato i due candidati alla presidenza della Regione, Mario OliverioLuigi De Magistris, che hanno condiviso «il giudizio negativo sulla legge elettorale calabrese (probabilmente la peggiore d’Italia) e di impegnarsi a modificarla in senso democratico nel solco dei principi fondamentali della nostra Costituzione».

I rappresentanti dell’Associazione venticinqueaprile AMPA, infatti, si sono soffermati sulla negatività dell’attuale legge elettorale calabrese (votata dal Consiglio Regionale) per quel che riguarda le soglie di sbarramento che regolano l’elezione dei candidati presidenti e dei candidati consiglieri (8% per le coalizioni e 4% per le singole liste collegate alle coalizioni) ed il premio di maggioranza  a vantaggio del Candidato Presidente, che ottiene un voto in più rispetto agli altri candidati.

«Cosa che è avvenuta nelle ultime elezioni regionali – viene spiegato in una nota – quando la candidata vincitrice Jole Santelli, pur avendo ottenuto soltanto il 55% del 44,3% dei votanti (pari al 24% degli elettori calabresi), grazie al premio di maggioranza, ottenne 19 consiglieri regionali su 30 (pari al 63% dei seggi,) mentre il candidato presidente Carlo Tansi, pur avendo ottenuto il 7,2% dei voti, a causa della soglia di sbarramento dell’8%, non ebbe rappresentanza alcuna nel Consiglio Regionale».

Entrambi i candidati, infatti, hanno dichiarato di condividere la tesi dell’Ampa, che ritiene che dovrebbe esserci un’unica legge nazionale per disciplinare, in modo uniforme, tutte le elezioni regionali. Ancor meglio sarebbe, secondo i rappresentanti dell’Ampa, una legge elettorale istitutiva di un doppio turno di voto, riservato ai due candidati più votati al primo turno, per evitare che ad essere eletto Presidente della Giunta Regionale sia un candidato con un consenso elettorale di gran lunga inferiore alla metà più uno dei votanti.

Sia che Oliverio che De Magistris, infatti, «hanno assunto un preciso e convinto impegno – viene spiegato nella nota – per contrastare qualunque ipotesi di Autonomia Regionale Differenziata“, non a caso voluta proprio dalle Regioni che già oggi purtroppo sono “più eguali delle altre”. I rappresentanti dell’Ampa hanno sottolineato la negatività dell’assordante silenzio su questo tema nel corso della campagna elettorale, silenzio che potrebbe essere utile al vincitore delle elezioni (magari con un solo voto in più rispetto agli altri) per consentirgli di aderire alle proposte di ulteriore differenziazione delle autonomie regionali».

Piena convergenza dei due candidati con le proposte dell’Ampa anche sulla terza questione: la necessità di un preciso impegno per realizzare la nostra Costituzione (bellissima ma tra le meno attuate) ed in particolare sul tema dell’antifascismo ed in genere della violenza, attraverso l’adozione di una “delibera Antifascista” che escluda la possibilità di utilizzare sale e spazi pubblici per coloro che non si riconoscono nei valori fondamentali della nostra Carta Costituzionale.

Sia Luigi De Magistris sia Mario Oliverio, nella fase conclusiva dell’incontro, hanno espresso piena condivisione della proposta di realizzare, in occasione dell’80° anniversario della Strage di Rizziconi (6 settembre 1943), un evento nazionale di commemorazione delle vittime della più efferata strage avvenuta nel Meridione. (rrc)

Elezioni / Oliverio sulle accuse di Graziano: attribuirmi sconfitta scorse regionali è sfregio alla verità

«Attribuire la responsabilità della sconfitta delle scorse regionali al sottoscritto da parte di “Graziano da Caserta”, protagonista, insieme a pochi ascari, di un triennio di gestione fallimentare del PD calabrese, è davvero uno sfregio alla verità», ha dichiarato il candidato alla presidenza Mario Oliverio, nel corso di una iniziativa a Longobucco della Cgil.

Stefano Graziano, commissario regionale del Partito Democratico, ha attribuito a Oliverio la sconfitta di Callipo alle regionali 2020. «Callipo – ha spiegato Oliverio – fu una candidatura imposta ai calabresi da Roma, uomo di destra che sostenne Wanda Ferro alle regionali 2014, candidata contro di me perse col 30%, e Mangialavori alle politiche del 2018».

«Nemmeno l’autore delle più fantasiose sceneggiate napoletane avrebbe osato fino a tal punto – ha proseguito il candidato –. Ma, se davvero, “Graziano da Caserta”, avesse pensato che io fossi portatore di un consenso, pari o superiore allo scarto tra la compianta Santelli e Callipo, del 25,2% dei voti, allora credo che sia lui che i suoi amici romani dovrebbero porsi più di una domanda sulle ragioni della mia estromissione, che politicamente non è mai stata spiegata a me ed ai calabresi».

«Ora, dopo due anni – ha proseguito – dovrebbe farmi piacere che il Commissario fallimentare faccia pubblica autocritica, purtroppo però arriva tardi. Infatti, la sua gestione del partito, nel chiuso di quattro mura e completamente scollata dalla base e dai territori, ha ormai già tracciato la strada per il secondo tempo della distruzione».

«Lo ringrazio – ha concluso – solo perché, con queste sue esternazioni spiega, in maniera ancora più esaustiva, le motivazioni della nostra battaglia e della mia scesa in campo». (rrm)

 

MARIO OLIVERIO, ONOREVOLE TESTA DURA
PER LA CALABRIA CONTRO IL PD ROMANO

dalla REDAZIONE ROMANA – Mario Oliverio sembra uscito dalle pagine di Giovannino Guareschi, il mitico creatore di Peppone, il sindaco comunista di Brescello in eterna lotta-competizione con il parroco don Camillo. Non sembri una caricatura irriverente, perché Oliverio è persona seria, competente e soprattutto coerente. Ma le analogie con quel personaggio così popolare, interprete di quell’ingenuo marxismo in salsa emiliana, tra bandiere rosse e tortellini, sono tante. Soprattutto tre: l’estrazione contadina, la lealtà e la testardaggine.

Mario Oliverio è nato sotto il segno del Capricorno a San Giovanni in Fiore, cuore della Sila Grande e patria dell’abate Gioacchino di cui Dante parla nella Divina Commedia. Anche i non esperti di astrologia sanno bene quanto questo segno sia caparbio e testardo, non a caso il suo simbolo è lo stambecco, animale muscoloso e tenace. Il Capricorno ama combattere le battaglie in prima persona ed ha un lato quasi eroico (lo era Giovanna D’Arco) e, se serve, è pronto a sfoderare i muscoli (un altro celebre capricorno era Cassius Clay).

Solo un vero Capricorno come Oliverio poteva ingaggiare una corsa solitaria alla presidenza della Regione, senza arretrare di un millimetro anche davanti all’abbandono (sarebbe meglio chiamarlo tradimento) di molti fedelissimi, di tanta gente da lui beneficiata e innalzata ai vertici della politica e delle istituzioni, a cominciare dall’irrequieto Franco Iacucci, per anni considerato il suo Richelieu.

L’onorevole “testa dura” non si scompone. Non gli importa, in fondo, il risultato. Sa bene che la sua è una testimonianza, ha fatto troppe campagne elettorali per non capire che senza liste non si va da nessuna parte. Ma è ugualmente convinto della sua scelta. Perché il suo risultato – grande o piccolo che sarà – sarà comunque un segnale importante, un guanto di sfida lanciato verso il suo (ex) partito, il PD, oggi etero-diretto dalla Campania (Stefano Graziano) e dalla Puglia (Francesco Boccia).  Al PD supercommissariato Oliverio rimprovera soprattutto il metodo usato per la scelta del candidato alla presidenza, un casting infinito, da Nicola Irto all’imprenditrice Maria Antonietta Ventura per arrivare alla professoressa Amalia Bruni, non senza avere interpellato nel frattempo ex calciatori, musicisti, imprenditori, intellettuali che elegantemente hanno detto no.

A Mario Oliverio interessa tracciare un percorso, perché lui è convinto (e così anche i sondaggi) che il PD perderà seccamente in Calabria, un po’ anche per mano sua. E dalle macerie, dal disastro annunciato, potrà ripartire una rinascita, una rigenerazione, che però dovrà essere affidata ai giovani. Non certamente a lui che dalla politica ha avuto praticamente tutto. Consigliere regionale a soli 27 anni, poi assessore regionale nelle prime giunte di sinistra (Francesco Principe e poi Rosario Olivo), deputato per quattro legislature, presidente della Provincia di Cosenza, sindaco della sua San Giovanni in Fiore e infine tormentato Governatore della Calabria.

Non si è scomposto l’onorevole “testa dura” nemmeno quando, nell’ambito dell’inchiesta “Lande Desolate”, la DDA di Catanzaro ha chiesto ed ottenuto nei suoi confronti l’obbligo di dimora in quel di San Giovanni in Fiore. È stato paziente, ha continuato a governare la Calabria dall’ombra dei pini silani, senza arrendersi e senza deprimersi, in attesa della verità. Che è arrivata il 4 gennaio di quest’anno, con l’assoluzione piena dalle accuse di corruzione e abuso di ufficio perché “il fatto non sussiste”. Una grande vittoria morale che, però, non ha trovato sponda nel Partito Democratico che non si è degnato nemmeno di una telefonata all’ex Governatore. E d’altronde Nicola Zingaretti aveva cinicamente approfittato dei guai giudiziari di Oliverio per scaricarlo e puntare sul “re del tonno” Pippo Callipo. Con i risultati devastanti che tutti conoscono.

C’è una figura centrale nella vita più recente di Mario Oliverio, Adriana Toman, la sua compagna ormai da molti anni. Padre cecoslovacco e madre istriana, è una personalità dai mille interessi: attrice, regista, scrittrice, imprenditrice, operatrice culturale. Arrivata in Calabria negli anni Ottanta al seguito del marito, il musicista Enzo Filippelli, poi prematuramente scomparso, è rimasta in questa terra per curare la sua azienda agricola in quel di Dipignano e ovviamente i suoi interessi culturali.

È lei che ha rapito, con il suo innegabile fascino, il serioso presidente della Provincia Mario Oliverio al tempo delle kermesse silane “Transumanze”. Carattere forte e deciso, la Toman – secondo i denigratori dell’onorevole “testa dura” – non è estranea alle decisioni politiche assunte dal celebre compagno. E quindi corresponsabile dei suoi errori. Qualcuno, con poca eleganza, l’ha definita la “Elena Ceausescu” della Cittadella, rimproverandole di stare stabilmente accanto al Governatore al decimo piano della Cittadella. Il paragone con la moglie del dittatore della Romania, oltre che di cattivo gusto, è anche eccessivo sul piano della lettura storica. Intanto – e questo non è un aspetto da poco – perché Oliverio non ha i tratti del dittatore. Semmai del comunista ortodosso, sempre pronto ad obbedire alle direttive del Partito e di utilizzare le dinamiche interne per ottenere visibilità e potere.

Pragmatico in maniera ossessiva («è un riformista pragmatico… capace di mettere in campo un’indole realizzatrice», lo definisce il suo biografo Michele Drosi), l’onorevole “testa dura” insegue il suo ennesimo e forse ultimo obiettivo: liquidare il Partito Democratico dominato dai commissari e avviare una nuova fase nel centrosinistra calabrese. Una marcia nel deserto salvifica che però potrebbe durare altri cinque anni. La pazienza e la tenacia non gli mancano. Come lo stambecco simbolo del suo segno zodiacale. (rrm)

(Il profilo di Amalia Bruni è stato pubblicato martedì 21 settembre, di Luigi De Magistris mercoledì 23, di Roberto Occhiuto venerdì 24)

 

IDENTIKIT DEL CANDIDATO MARIO OLIVERIO
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Luogo e data di nascita: San Giovanni in Fiore 4 gennaio 1953

Segno zodiacale: Capricorno

Stato civile: separato, 4 figli

PUNTI DI FORZA

Carattere ostinato e determinato

Storia politica sempre a sinistra

Battaglia contro i “baroni” del PD

PUNTI DI DEBOLEZZA

Bilancio non esaltante della sua presidenza

Ombre giudiziarie anche se ampiamente chiarite dalla magistratura

Isolamento del suo schieramento e l’abbandono dei “fedelissimi”

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Elezioni / Oliverio: le solite promesse elettorali dei partiti sulla sanità calabrese

L’ex governatore Mario Oliverio, in corsa con la sua lista Oliverio Presidente per la Calabria” ha stigmatizzato le ormai abituali (e inutili) promesse elettorali dei partiti di governo a proposito della sanità calabrese. «In questi giorni di campagna elettorale – ha dichiarato – stanno scendendo in massa in Calabria esponenti del Governo e dei partiti di centrodestra e centrosinistra per sostenere i rispettivi candidati alla Presidenza della Regione. Con sfacciataggine parlano del disastro della sanità come se loro non contasseró nulla e non fossero i principali responsabili della grave situazione in cui versa la sanità calabrese. 11 anni di commissariamento ad opera dei Governi di tutti i colori dovrebbero fare arrossire o quantomeno tacere questi signori».

Aggiunge Oliverio: «Una domanda viene spontanea: come mai, invece di continuare ipocritamente a nascondere le proprie responsabilità dietro paroloni di circostanza, il Governo di unità nazionale, sostenuto da tutti i partiti di centro, destra e sinistra, non assume subito provvedimenti concreti ed adeguati per cancellare la disastrosa gestione commissariale e per finanziare e sostenere un piano di ricostruzione del sistema sanitario calabrese, attraverso: lo sblocco delle assunzioni di medici e personale sanitario, il risanamento del debito, un robusto investimento in direzione di tecnologie e strumentazioni avanzate, per rafforzare i servizi sanitari pubblici sui territori e riqualificare e rafforzare la rete ospedaliera?»

«Basta con gli inganni e le promesse elettorali – ha concluso Oliverio –, i calabresi hanno diritto alla tutela e alla cura della salute alla pari degli altri cittadini italiani». (rp)

Mario Oliverio: un ultimo appello per trovare l’unità della sinistra per le regionali

L’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio lancia un ultimo appello alle forze democratiche e riformiste della Calabria per ritrovare la necessaria unità a sinistra e affrontare con spirito vincente le prossime elezioni regionali.

«Anche se mancano pochi giorni alla presentazione delle liste – afferma Oliverio in un post su fb – sento di dover insistere rivolgendo un appello perché si compia ogni sforzo per trovare l’unità di tutta la Sinistra e delle forze progressiste intorno ad una candidatura sulla quale possa convergere l’intero arco delle forze del centrosinistra.
Persino i sondaggi effettuati da più Istituti specializzati evidenziano un centrodestra largamente sotto al 50%, favorito solo da un centrosinistra frammentato. Lo sanno bene in primo luogo i dirigenti del Partito Democratico nazionale e locale, a partire da Francesco Boccia e Stefano Graziano che hanno la responsabilità della situazione calabrese. Tutti, in primo luogo loro, abbiamo il dovere politico di evitare alla Calabria ed ai calabresi una proroga del rovinoso governo di centrodestra.
Il PD non può nascondersi dietro a difficoltà che invece andrebbero affrontate attraverso una iniziativa politica adeguata, avendo la capacità di liberarsi dai meschini calcoli dei singoli per un posto in Consiglio Regionale, per mettere al centro l’interesse generale di una regione che ha diritto a costruire il suo futuro. Come ho già avuto modo di dire nei giorni scorsi sono pronto a fare un passo indietro.
Ci sono ancora i margini per ricercare una candidatura unitaria in cui il popolo del centrosinistra calabrese possa rispecchiarsi e ritrovare l’entusiasmo necessario per competere e vincere. La mia non è una iniziativa strumentale né è da considerarsi fuori tempo massimo. Ripeto non mi rassegno all’idea, purtroppo prevalente in queste ore, di un risultato precostituito attraverso una sconfitta del centrosinistra. La Sinistra in Calabria ha una storia nobile, ricca di lotte, di valori, di personalità con storie e funzioni diverse che potrebbero rappresentare la sintesi su cui realizzare l’unità. Potrei citarne alcune che sono simbolo di una Calabria sana, che hanno saputo incarnare i veri valori della sinistra, capaci di rappresentare un fronte largo, un progetto di crescita per la Calabria». (rp)

Elezioni regionali, Oliverio: Pronto a passo indietro se lo fanno anche Bruni e De Magistris

Mario Oliverio, si è detto pronto a «ritirare la mia candidatura e sedermi attorno ad un tavolo con la Bruni e De Magistris, se loro faranno altrettanto, ricercando poi la candidatura capace di unire su basi pluralistiche e democratiche le diverse anime del centrosinistra e per mettere a disposizione ogni energia e progettualità per definire una strategia vincente rispetto al centrodestra».

«Il tutto – ha dichiarato Oliverio – nello spazio di pochissimi giorni, in maniera da non concedere margini a furbizie o a tornaconti strumentali. In merito alle candidature, anche queste non vanno affidate all’arbitrio di nessuno ma a un codice etico oggettivo, poggiante su regole e leggi applicabili in ogni stato di diritto, rifuggendo da fondamentalismi fuorvianti e liberticidi».

Oliverio parla agli altri due candidati di centrosinistra: «A chi, come Amalia Bruni  sostiene che l’unico obiettivo per i progressisti calabresi debba essere quello di rimettere in piedi la Calabria, rispondiamo, senza se e senza ma, che questo dovrebbe essere per ciascuno di noi, tutti, nessuno escluso, la priorità delle priorità».

A questo proposito,  «mi preme ricordare come, da sempre – ha detto ancora – questo sia stato l’assillo, che ha rappresentato l’anima di tutte le mie dichiarazioni, assieme al carattere inclusivo, democratico e pluralistico su cui doveva, e comunque dovrà, poggiare l’unità del centrosinistra. La candidatura a Presidente doveva essere espressa ricorrendo alle elezioni Primarie, come fortemente e inascoltatamente richiesto da più voci».

«Sottolineo, infine, come la mia decisione – ha spiegato ancora – di scendere in campo e quindi affrontare, congiuntamente ad una vasta area del centrosinistra che condivide con me questa scelta, da protagonisti la competizione elettorale, è arrivata buon’ultima e distante nel tempo rispetto alle altre, dopo aver verificato che le mie parole rimanevano non solo senza risposta, ma addirittura senza interlocuzione».

Poi Oliverio fa riferimento al sindaco di Napoli: «De Magistris affida la sua risposta ad una replica in cui sostiene che non basta evitare la polverizzazione delle candidature ma occorre dare un carattere effettivamente alternativo al progetto progressista anche facendolo sostenere da persone credibili».

«Ora, malgrado tutto – ha concluso Oliverio – voglio prendere positivamente ed estremamente sul serio le affermazioni di Amalia Bruni e di Luigi de Magistris». (rcz)

Regionali: Oliverio scioglie la riserva e annuncia la candidatura

L’ex presidente della Regione Mario Oliverio ha sciolto la riserva e ha annunciato che si candida con proprie liste alle prossime regionali come governatore. A questo punto a sinistra ci sono tre candidati in gioco, allo stato attuale, ciascuno per proprio conto: Amelia Bruni per il centro-sinistra, Luigi De Magistris per la lista civica e Mario Oliverio con la lista Oliverio Presidente.

«Anche in Calabria e in politica  ha dichiarato l’ex presidente – non tutto ha un prezzo. La nostra è, innanzitutto, una battaglia di dignità e di libertà al servizio degli interessi puliti del popolo calabrese.  Per quanto ci riguarda su di noi e sulle nostre scelte di stare in campo in maniera autonoma, nella prossima competizione elettorale regionale decideranno esclusivamente gli elettori. A loro e a nessun altro affidiamo il nostro destino politico e la scelta di porci come forza radicalmente alternativa a tutti gli schieramenti in campo».

Su questa base i partecipanti alla riunione, che si è tenuta a Reggio Calabria, hanno chiesto a Mario Oliverio di formalizzare la propria disponibilità a candidarsi alla presidenza della Regione nella prossima competizione regionale. A tale richiesta Mario Oliverio ha sciolto positivamente la riserva annunciando che nelle prossime ore terrà una conferenza stampa. /rp)

Mario Oliverio contesta a Enrico Letta le primarie “negate” in Calabria

L’ex presidente della Regione Mario Oliverio non ha aspettato a replicare alle dichiarazioni del segretario dem Enrico Letta che durante la conferenza stampa di avvio della campagna elettorale ha detto che le primarie non sono state fatte perché si «è stabilito che fosse più giusto e utile un percorso di ascolto dei gruppi dirigenti».

«Ascoltando Enrico Letta – ha detto Oliverio – nel corso della conferenza stampa di questa mattina a Lamezia Terme sorge spontanea la domanda se il segretario nazionale del Pd fosse correttamente informato sulla situazione calabrese ed in particolare sul percorso seguito per la scelta dei candidati (numerosi) sottoposti a casting per la proposta a Presidente della Regione. Conoscendo la correttezza di Letta devo desumere che non sia così.
Alla domanda sul perché in Calabria, a differenza di Roma, Torino, Bologna, non sia stato consentito lo svolgimento delle primarie per la scelta del candidato Presidente, Letta ha infatti risposto che “le primarie potessero essere uno strumento anche qui in Calabria” ma “qui i gruppi dirigenti locali hanno deciso che fosse più giusto e utile un percorso di ascolto…”
Caro Enrico devi sapere che in Calabria non sono state consentite le primarie e non vi è stato nessun percorso di ascolto.
Ciò nonostante le nostre reiterate richieste, purtroppo, incomprensibilmente rimaste inascoltate. La verità che qui, a differenza di Roma, Bologna, Torino ed il resto del Paese, è stata cancellata ogni forma di partecipazione democratica e le candidature sono state calate di imperio sulla testa della comunità dei democratici calabresi e delle forze del centrosinistra. Un metodo che non solo contraddice la volontà politica da te anche oggi riproposta sul valore delle primarie ma costituisce un grave elemento di rottura con il popolo del centrosinistra e con le istanze di partecipazione e di autogoverno a cui hanno diritto anche i calabresi.
Un metodo che ha generato una profonda sofferenza nel nostro campo e che costituisce un fattore di oggettiva divaricazione, divisione, allontanamento e lacerazione.
Un contesto grave con precise e ben individuate responsabilità politiche a cui, come ben si può comprendere, non è sufficiente il semplice richiamo “al pericolo delle destre” come dimostrato anche nelle ultime elezioni regionali calabresi.
Proprio questa linea, figlia dell’assenza di un progetto politico sostenuto da una larga partecipazione e da una vera coalizione, costituisce anzi il viatico per riconsegnare la Regione al centrodestra di Salvini-Occhiuto-Spirlì. Sarebbe stato auspicabile che la presenza in Calabria di Letta venisse utilizzata per ascoltare tutti a partire dai Sindaci e dagli amministratori locali, dai circoli e dalle diverse espressioni partecipate di cui è ricco il territorio calabrese, al fine di operare le necessarie correzioni e per riconnettere il Pd con il suo popolo e la società calabrese». (rp)

Regionali: Boccia chiama Oliverio che conferma di presentare sue liste

di SANTO STRATI – Chi si fosse illuso che la scesa in campo dell’apprezzata ricercatrice scientifica Amalia Bruni avrebbe risolto tutti i problemi del centrosinistra per le prossime elezioni regionali mostra di conoscere poco i dem calabresi e per gran parte di loro l’evidente impossibilità di essere “normali”. Ovvero di pretendere dalla dirigenza romana il dovuto rispetto della base e del territorio e non accettare supinamente ogni nuova “trovata” (pur se rispettabilissima) del nome da spendere per fare scena. Là dove non c’è nemmeno il palcoscenico e gli attori sono ancora in cerca di scrittura. Siamo, ormai, alla farsa e se ci mettiamo un bel coro potremmo persino suggerire il modello di tragedia greca che era una caratteristica dei nostri territorio svariati secoli prima di Cristo. Il passo è breve e, così continuando, non è improbabile qualche ulteriore colpo di scena a sinistra (a destra si stanno a attrezzando a devastare un disegno pressoché vittorioso), tanto che c’è solo da attendersi di tutto e di più. Gli uscenti vogliono essere riconfermati, quelli che non sono entrati lo scorso gennaio reclamano uno strapuntino e i nuovi aspiranti pretendono spazio e riconoscimenti: vale per la sinistra, ma il quadro si attaglia perfettamente al centro-destra, dove s’intuiscono future liti furibonde.

Così, Mario Oliverio, contattato da Francesco Boccia, artefice con il sodale commissario regionale Stefano Graziano delle scelte calabresi sulla testa dei calabresi, ha affidato a Facebook le sue considerazioni sulla telefonata ricevuta. «Dopo esser stato immotivatamente e reiteratamente escluso dalla discussione interna – scrive l’ex presidente della Regione –, nei giorni scorsi ho ricevuto una telefonata di Francesco Boccia, responsabile nazionale degli enti locali del Pd.

«Primo contatto con un dirigente nazionale, da oltre un anno e mezzo, dopo le ben note vicende che mi hanno riguardato. Lo ringrazio pur se è chiaro si tratta di un approccio tardivo, visto il quadro che si è già determinato. È evidente, come ho già avuto modo di dire a Boccia, la totale assenza di un progetto partecipato, inclusivo e condiviso e la mancanza di un impianto di fondo anche attorno a quest’ultima candidatura della neurologa Bruni.
Il tentativo di rastrellare adesioni a cose già fatte del tipo “prendere o lasciare” non è la risposta adeguata alla necessaria partecipazione ed al clima positivo che sarebbe necessario.
Resta ancora da verificare quale sia il pensiero del segretario nazionale Enrico Letta su un’azione confusa e improvvisata che ha caratterizzato questi lunghi mesi.
A lui ho rivolto una lettera e ripetuti appelli e ho chiesto di relazionarmi in merito ad una situazione che vede la mia terra ed il Pd in una profonda crisi d’identità che purtroppo non potrà non avere nuovi effetti negativi sul piano elettorale.
«Registro – ha scritto Oliverio – il risultato della conferenza stampa tenutasi ieri tra la candidata Bruni ed il promotore di “Tesoro Calabria” Tansi il quale continua con feroci accuse nei confronti di tutta la classe dirigente del PD e finanche ieri ha messo in scena i suoi soliti slogan contro quello che definisce il “Put” (partito unico della torta).
Come si possa farneticare di coalizione larga ed alleanze in queste condizioni, sfugge all’umana comprensione ed anche su questo sarebbe interessante sentire il parere del segretario.
Solo una drammatica perdita di contatto con i territori e distacco dalla realtà impedisce di cogliere il malessere diffuso che si è determinato nel popolo del centrosinistra e delle forze democratiche. Ciò malgrado si continua imperterriti in una gestione commissariale del PD burocratica, con la sospensione della vita democratica e la negazione di ogni forma di
partecipazione. La mia decisione di stare in campo per la prossima competizione elettorale risponde alla necessità di contrastare la deriva negativa a cui stiamo assistendo. Il nostro obiettivo è quello di competere per sconfiggere la destra che tanti guasti sta consumando sulla pelle dei calabresi. Ciò dovrebbe essere il vero interesse di tutto l’arco delle forze democratiche, progressiste, di sinistra.
«Rimango convinto che la soluzione praticabile, entro tempi stretti, per una reale ricomposizione ed unità del campo del centrosinistra, resti quella di indire democratiche primarie aprendo un confronto vero su idee, programmi e persone così come è stato fatto a Roma, Bologna e Torino. Cos’ha la Calabria di diverso da queste realtà? Anche la Calabria è parte dell’Italia ed in questa regione non si capisce perché viene impedito quello che giustamente è consentito altrove. Resto disponibile ad un sereno, costruttivo confronto con il segretario nazionale del partito perché sono convinto che debba vincere la politica e non la sua attuale negativa rappresentazione».
Fin qui Oliverio, ma le acque si stanno intorbidendo in maniera irreversibile su tutti i fronti. L’abbraccio di Tansi alla Bruni potrebbe trasformarsi nel “bacio della pantera” e regalare a De Magistris consensi; le chiassate dei Fratelli di Giorgia che ritornano a parlare di Wanda Ferro sono benzina buttata sul fuoco su una coalizione che faceva della sua unità il vero punto di forza. I cosiddetti civici, peraltro, sembrano impegnati con il sindaco di Napoli a fare una sorta di tarantella un po’ avanti e un po’ indietro, a seconda delle giornate, senza veri significativi progressi. In questo contesto va registrato il ritiro della candidatura di Ernesto Magorno (della serie, una provocazione e niente più la sua scesa in campo), mentre sul Movimento Cinque Stelle sta calando la desolazione più acuta. E nonostante questo, i pentastellati riescono ancora a convincere (?) di contare qualcosa, anche se sul territorio a malapena rappresentano risibili gruppi degli ultimi idealisti filogrillini o filocontiani che in Calabria nessuno si fila più.
Eppure, a Roma il Pd (grazie al segretario Letta) continua a stare col cappello in mano davanti alle abili mosse dell’ex premier Conte che, volere o volare, ha messo in piedi non un Movimento rinnovato, ma il cosiddetto PdC (Partito di Conte), con buona pace dell’ex (?) comico (che non riesce più nemmeno a prendersi sul serio da solo) e dei suoi ultimi seguaci. In conclusione, si preparano fuochi d’artificio, ma non c’è nulla da festeggiare se non la sconfitta della politica e, soprattutto, la conferma che la Calabria non conta nulla e a nessuno interessa più di tanto della Calabria. (s)