;
La conferenza stampa a Palazzo San Giorgio

BAGNARA – Nasce il secondo centro antiviolenza del Reggino

Nascerà a Bagnara il secondo centro antiviolenza di tutta la provincia di Reggio. Il Comune di Bagnara porta, infatti, alla città un milione di euro per questo progetto, che vedrà i lavori concludersi entro 24 mesi nel rispetto del cronoprogramma. Il primo passo dopo l’estate con la gara d’appalto. Ne ha dato notizia l’assessore al welfare e politiche sociali del Comune di Bagnara Silvana Ruggiero durante una conferenza stampa nel salone dei Lampadari a Palazzo San Giorgio.

«Oggi presento questo progetto con emozione e orgoglio allo stesso tempo. – ha dichiarato la Ruggiero – Sono orgogliosa perché quest’amministrazione per la prima volta sta lavorando per riscattare l’immagine di Bagnara. Aver destinato un bene confiscato alla mafia per uno scopo così nobile mi riempie di orgoglio. Stiamo lanciando un messaggio chiaro: a Bagnara la ‘ndrangheta la combattiamo, non la vogliamo. Le istituzioni ci sono, lo Stato è presente e con il centro antiviolenza lo stiamo gridando a chi ancora persiste a etichettare con pregiudizi la nostra terra. Veniamo da una situazione complicata – ha confermato l’assessore – un Comune sciolto per condizionamenti mafiosi e in dissesto economico ma questo non mi ha mai spaventata ne fermata, anzi, ho lavorato il doppio e con maggiore fermezza per dimostrare che anche senza un centesimo nelle casse comunali abbiamo portato a Bagnara un milione di euro. Il centro non accoglierà solo le donne vittime di violenza, sarà un rifugio per abbattere quella paura che ancora oggi soggioga molte donne costringendole a non denunciare. In questo centro donne, mogli e madri con figli troveranno un rifugio sicuro dove, in totale anonimato, saranno seguite da professionisti, impiegate in diverse attività di laboratori e micro attività commerciali equosolidali. I figli avranno spazi a loro dedicati ed equipe di esperti pronti a intervenire per lenire le cicatrici di un trauma che da sole non si può affrontare. Da una parte infatti verrà appunto realizzato questo centro per accogliere ed aiutare le donne vittime di violenza ed i loro figli; dall’altra parte viene utilizzato per tale finalità, un bene confiscato, come dire il male viene trasformato in bene, la legalità si riapproria del mal tolto».

«Per Bagnara – ha detto l’assessore Ruggiero –  ha una ricaduta anche di immagine perché la memoria recente ci ricorda uno scioglimento del consiglio comunale per condizionamenti mafiosi. Oggi grazie a questo progetto restituiamo al nostro paese l’immagine che si merita, quella di un paese onesto non mafioso. Sono orgogliosa assieme a tutta l’amministrazione di aver innescato questo processo di riscatto di Bagnara! Nel nostro territorio il fenomeno della violenza sulle donne è presente ma ancora non del tutto emerso. Sarà un centro annesso a casa rifugio per porre le condizioni affinché vengano denunciati tutti i comportamenti di abuso, perché non è sufficiente fornire alle vittime di violenza, un tetto ma esse vanno incoraggiate, sostenute a riprendere la vita nelle proprie mani, accrescere la loro autostima ed il loro benessere/recupero psicofisico. Le donne ed eventuali loro figli minori devono sentirsi in una situazione di sicurezza, infatti il progetto si pone come finalità quella di rispondere al bisogno di protezione, di tutela per sentirsi sicure anche nel denunciare! Il progetto prevede anche la presa in carico dei minori figli delle vittime e una attività lavorativa solidale utilizzando il terreno esterno alla struttura. Con questo progetto si concretizza qualcosa di unico, il bene che toglie al male. Solo così può rinascere la nostra terra».

Un risultato davvero eccezionale per portata e unicità. Su input dell’assessore Ruggiero l’amministrazione guidata dal sindaco Gregorio Frosina ha partecipato al Pon Legalità 2014/2020 del Ministero dell’Interno posizionandosi al quinto posto di una graduatoria che ha visto accolti solo 12 progetti in tutta la Calabria,  grazie, soprattutto, alla preziosa collaborazione di Giancarlo Mamone del Patto Territoriale dello Stretto. (rrc)