Fino al 2 febbraio 2025 è possibile visitare, al Civico Museo del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni di Cariati la mostra fotografica “Tempo di semina, tempo di raccolto” sulla cultura contadina cariatese, curata dalla direttrice Assunta Scorpiniti.
L’esposizione – visitabile nei giorni di normale apertura del museo (sabato e domenica dalle ore 17.00 alle 21.00) e tutti i giorni dal 1° al 6 gennaio – è stata inaugurata lo scorso 13 dicembre nell’ambito della tre giorni di convegni e masterclass promossa, presso il Museo, dall’Amministrazione Comunale e dall’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura in Calabria (Arsac), e dedicata all’Olio Evo di Calabria.
A tagliare il nastro sono stati, infatti, insieme all’autrice, il sindaco di Cariati, Cataldo Minò e il Commissario Arsac Fulvia Caligiuri.
Inserita nel più ampio progetto di ricerca e racconto della stessa autrice, denominato “Vita nei campi”, l’esposizione, frutto di un’accurata indagine tra le famiglie contadine del luogo, è costituita da scatti che documentano il lavoro agricolo e la vita quotidiana nelle campagne di Cariati dagli anni Trenta fino a circa i Novanta del Novecento.
Il titolo “Tempo di semina, tempo di raccolto” pone in rilievo due importanti momenti della “vita nei campi”, i quali, spiega la Direttrice del Museo, possono essere metafora della vita umana, che presuppone fiducia, capacità di prendersi cura, di attendere e di gioire per i prodotti ottenuti.
Tra la semina e il raccolto, inoltre, è racchiusa una fatica incessante, per il ritmo incalzante delle colture, l’avvicendarsi delle stagioni e le incertezze determinate dal clima; soprattutto per la percezione che il contadino aveva della terra, considerata parte essenziale della propria esistenza, curata e costantemente seguita perché potesse dare i suoi frutti.
Ma non è solo questo. «Il progetto culturale ‘Vita nei campi’, di cui la mostra è un’espressione – ha spiegato l’autrice – mira a colmare un vuoto di ricerca e di racconto sul mondo contadino locale, predominante per millenni, che ha segnato il cammino, la storia e le radici della comunità, eppure quasi cancellato nelle sue memorie dai percorsi storici, a partire dalla grande frattura sociale causata dall’emigrazione».
La potenza delle immagini (in bianco e nero e con didascalie volutamente essenziali), è la modalità scelta per raccontare il vissuto collettivo di un mondo popolare perduto, ancora necessario per capire da dove veniamo e per i tanti valori sottesi; ma anche «per poter conoscere e interpretare elementi del nostro patrimonio culturale con nuovi sguardi di lettura, in un confronto critico con il presente».
Fotografie, dunque, come tracce di memoria «che uniscono le generazioni sul grande tema del lavoro» e danno voce, riconoscimento, consapevolezza «a quanti nel silenzio della storia hanno portato avanti la società e le famiglie».
Su questa scia Assunta Scorpiniti ha realizzato, negli anni passati, altre due mostre documentarie, che sono in esposizione permanente presso il Salone Polifunzionale del Porto, visitabili su richiesta: “Storie e immagini della Calabria altrove”, sull’emigrazione calabrese in Germania, e “Famiglie e barche della comunità marinara di Cariati”. (rcs)