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Vono

Caro energia, Vono (FI): Intervenire per evitare possibili infiltrazioni mafiose

La senatrice di Forza ItaliaSilvia Vono, ha incontrato il direttore generale di Ance Calabria, Luigi Leone e l’ing. Ilario Franco.

Nel corso dell’incontro, la senatrice ha ribadito come «il rincaro prezzi che rischia di creare reazioni a catena in tutti i settori produttivi, è un’emergenza economica con gravi rischi di degenerazione sociale soprattutto in territori fragili dove l’economia è mantenuta dalle piccole e medie imprese».

«In questo momento – ha spiegato – la collaborazione con chi quotidianamente lavora e conosce le difficoltà specifiche dell’edilizia e delle costruzioni, settore necessario che sino ad oggi ha immesso liquidità nel sistema, è la chiave per limitare i danni da rincaro».

«Ho apprezzato fortemente e condiviso i contenuti dell’incontro – ha aggiunto la senatrice –. Evitare nuove e possibili infiltrazioni mafiose è fondamentale. Ecco perché ritengo che si dovrà intervenire urgentemente sulla normativa degli appalti pubblici pensando ad una regolamentazione puntuale ed immediata, valutando anche soluzioni come il modello francese, che prevede rincari a copertura delle opere già in essere. Da qui la necessità di una approfondita rivisitazione ed adeguamento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per consentire che le risorse che arriveranno, vengano investite nel miglior modo possibile».

Tra la difficoltà nell’approvvigionamento  delle materie prime ed i rincari dovuti all’aumento dei costi del trasporto – hanno detto i rappresentanti dei costruttori – si mette a rischio uno dei settori che aveva guidato la ripresa nel 2021.

 

Luigi Leone e Ilario Franco hanno quindi chiesto alla senatrice Vono, che si solleciti l’adozione immediata di provvedimenti salva imprese, come ad esempio una sterilizzazione degli anticipi Iva ed una compensazione dei prezzi, attualmente insostenibili anche per le grandi società. (rp)

 

Non da ultimo – hanno concluso -, c’è la possibilità che tanti appaltatori rinuncino a costruire nuove opere perché ormai economicamente insostenibili.

Una circostanza, questa, che aprirebbe il campo a società fittizie e truffe con il  rischio – non improbabile – di infiltrazioni mafiose nei progetti e negli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.