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CASSANO (CS) – Eno, un mese di… vino a Sibari dal 23 agosto

Un viaggio dalla vigna al museo per poi far ritorno alla vigna stessa. Sarà questo Eno, un mese di…vino (dal 23 agosto al 30 settembre), a Sibari, un affascinante percorso eno-archeologico accompagnato da una inedita esposizione di reperti selezionati nei magazzini del Parco archeologico di Sibari che guiderà i visitatori alla scoperta di quattro focus sul vino nell’antichità: la più antica testimonianza del suo arrivo nella Penisola italiana, la circolazione, il banchetto e il vino nel sacro. E poi ancora: lezioni e conferenze, degustazioni, visite in vigna ed in cantina, jazz & wine.

Si partirà ufficialmente il 22 agosto al Museo nazionale archeologico della Sibaritide con la presentazione del progetto alla stampa ed alle autorità a cui farà seguito una degustazione guidata a cura del Consorzio Tutela vini Dop Terre di Cosenza.

Il 23 aprirà al pubblico il percorso espositivo, mentre il 25, 26, 27 e 28 agosto sono previste quattro masterclass (tutte con inizio alle ore 19:00) sempre al Museo nazionale archeologico della Sibaritide: “Il vino racconta. Storia contemporanea del vino nella provincia di Cosenza”; “Cuore mediterraneo, carattere di montagna. I grandi Bianchi cosentini”; “La spumantizzazione nelle Terre di Cosenza. Tra metodo classico e charmat, un viaggio negli spumanti cosentini”; “Il Magliocco. Dall’espressione giovane a quella evoluta, un gioco degustazione alla cieca per imparare a scoprire il vitigno principale delle Terre di Cosenza”.

Mentre il 29 agosto la parola passerà ai produttori con l’iniziativa Terre di Cosenza raccontate dai produttori. Le aziende storiche e quelle più giovani, come nasce e si sviluppa un progetto enologico. Tutti e cinque gli appuntamenti saranno seguiti da una degustazione guidata a cura del Consorzio Tutela vini dop Terre di Cosenza. L’accesso alle masterclass è gratuito, incluso nel costo del biglietto, fino ad esaurimento posti disponibili; è necessaria quindi la prenotazione.

Se fine agosto sarà il tempo in cui si passerà dalla Vigna al Museo, settembre, invece, si caratterizzerà per essere il mese dove si transiterà a ritroso dal Museo alla Vigna e dove l’archeologia flirterà con il vino e le jazziste del Peperoncino Jazz Festival. Grazie ad una serie di “incursioni archeologiche” (tutte programmate alle ore 17:00), a cura dello staff del Parco archeologico di Sibari, gli archeologi del Parco mostreranno e spiegheranno al pubblico originali reperti inediti collegati alla storia del vino e visite guidate alle cantine dei produttori di vini Dop Terre di Cosenza, accompagnati da note jazz tutte al femminile.

Si partirà il 31 agosto ad Altomonte nelle Tenute Serragiumenta con il Mafalda Minnozzi & Paul Ricci Duo che sarà accompagnata alla lectio “La leggenda dell’antico Bevitore: una capanna di 3300 anni fa e le più antiche testimonianze sull’arrivo del vino in Calabria” a cura del direttore del Parco archeologico di Sibari, Filippo Demma. Seconda tappa a Castrovillari nelle Tenute Ferrocinto il 5 settembre con il Rossana Casale Jazz Quartet e l’approfondimento “Vino da Bordeaux? No, da Corinto! Divagazioni intorno ad un’anfora corinzia del VII secolo a.C.”curato da Marco Pallonetti. Il 7 tappa a Bisignano nella Tenuta Le Conche con Nives Raso & Lorenzo Iorio Duet “Napòlide – Omaggio a Pino Daniele” e la lectio “Vino al setaccio. Archeobotanica ed enologia” di Donatella Novellis. Il giorno dopo a Saracena, nelle Tenute Masseria Falvo, il Francesca Tandoi Trio accompagnerà la conferenza “Chous è questo? Vino e feste sacre fra Atene e Thurii” di Bianca Ambrogio. Il 9 settembre ci si sposterà poi a Bisignano nelle Tenute Serracavallo suonerà il Joy Garrison Quartet che farà il paio all’incursione di Serena Guidone dal titolo “Elegante come un cigno: una raffinata coppa da vino ci parla del Simposio”.

Il 13 settembre si torna a Castrovillari nelle Tenute Celimarro con il Francesca Calabrò Trio dove l’archeologo Pallonetti riproporrà il suo intervento “Vino da Bordeaux? No, da Corinto! Divagazioni intorno ad un’anfora corinzia del VII secolo a.C.”. Ultimi due appuntamenti a San Marco Argentano, il 22 settembre, alle Tenute La Matina con il Beatrice Valente jazz trio e il “Question time: lo staff del Parco risponde alle curiosità archeo-enologiche del pubblico” – con gli archeologi Filippo Demma, Bianca Ambrogio, Serena Guidone, Donatella Novellis e Marco Pallonetti, e il 23 settembre ad Altomonte alle Tenute Terre di Balbia con il Lauren Henderson Quartet e dove la Novellis riproporrà la lectio “Vino al setaccio. Archeobotanica ed enologia”.

«Portarci alle labbra un bicchiere di vino – spiega il direttore del Parco di Sibari Filippo Demma – è la ripetizione di un gesto che è parte integrante del nostro passato e delle radici storiche che legano fra loro i popoli del Mediterraneo antico. Nella storia dell’Occidente il vino è certamente una bevanda, ma è allo stesso tempo parte di un rituale che, da un lato, si inseriva nella struttura economica delle società e, dall’altro, serviva per creare legami fra i membri delle singole comunità e come strumento di mediazione fra gli uomini e gli dei. La regione che oggi chiamiamo Calabria ha restituito una documentazione archeologica relativa alla coltivazione della vite e al consumo del vino fra le più remote e importanti d’Italia. Con l’esposizione di alcuni interessantissimi reperti riscaldati nei monumentali depositi del Museo nazionale archeologico della Sibaritide, si vuole offrire un percorso tematico che mette in evidenza la cultura del vino nei valori della conoscenza storica di questa terra. Il fortissimo legame fra il vino e la storia della regione che oggi chiamiamo Calabria è testimoniato, oltre che dai reperti archeologici, dai racconti degli scrittori antichi. Questi stesse fonti connettono direttamente al vino ed alla coltivazione dell’uva il nome che i Greci stessi davano al territorio dove fu fondata l’antica Sybaris, e cioè l’Enotria, la cui etimologia è collegata alle parole oinos=vino ed oinotron=sostegno della vite (il palo che regge la pergola). Un legame in qualche modo “originario” dunque tra quelle che oggi sono le “Terre di Cosenza”, la vite e i suoi frutti. Ci sono prove archeologiche che almeno dal 1300 a.C., infatti, per gli Enotri il vino ha costituito una bevanda nota ed apprezzata, sorseggiata probabilmente in occasione di incontri tra i membri della nobiltà locale, secondo una consuetudine vicina a quella nota nella Grecia dello stesso periodo. Quando, tra il 720 ed il 700 a.C., i Greci giunsero in Calabria per occupare nuovi territori ed erigere fiorenti città, fra cui Sibari, il vino assunse un ruolo aggregativo ancora più forte. Di questo e di tanto altro parleremo sia nelle serate sibarite che in quelle a tema jazz&wine».

Eno è un evento promosso dal Parco archeologico di Sibari – istituto autonomo del Ministero della Cultura retto dal Ministro Gennaro Sangiuliano – in collaborazione con il Consorzio Tutela vini Dop Terre di Cosenza e il Peperoncino Jazz Festival. Un lavoro sinergico, quello tra Parco di Sibari e Consorzio Terre di Cosenza, impostato grazie ad un accordo di valorizzazione sottoscritto qualche mese fa con l’obiettivo di realizzare attività di valorizzazione relative al Parco Archeologico di Sibari e al patrimonio culturale della Sibaritide, con particolare riferimento alla storia ed alla cultura della vite e del vino, all’interno di una strategia di sviluppo territoriale. Una prima iniziativa tesa a promuovere lo sviluppo locale su base culturale dell’intera Sibaritide. (rcs)