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CATANZARO – Giornata mondiale contro la droga, evento del Centro calabrese di solidarietà

Le cicatrici sono il segno che è stata dura, per dirla con le parole di Madre Teresa di Calcutta. Ma non si vedono. Sono quelle dolorose e profonde che segnano l’anima, e arrivano da lontano, ben prima di varcare quel luogo sconosciuto diventato famiglia, tanto da considerarlo casa. Il sorriso è segno che “ce l’hanno fatta” a stringere quella mano tesa per risalire la china, ritrovare se stessi per non affogare in un mare di solitudine e disperazione. I protagonisti di questa storia a lieto fine sono i ragazzi – perché anche se hanno superato la cinquantina restano sempre tali – che hanno scelto di affrontare le proprie fragilità per rinascere.

La porta di casa è quella del Centro calabrese di solidarietà dove chi ha conosciuto la consolazione effimera di una dipendenza, che distrugge ogni prospettiva e ogni legame affettivo, viene accolto e ascoltato, spronato a reagire: dove si scopre l’importanza di chiedere aiuto e affidarsi agli altri. Anche quest’anno, il Centro calabrese di solidarietà ha voluto far coincidere una giornata speciale con la “Giornata Mondiale Contro le Dipendenze” – che risale al 1987, ed è stata voluta dall’assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare l’obiettivo comune a tutti gli Stati membri di creare una comunità internazionale libera dalla droga. L’evento che si è svolto lunedì pomeriggio nel Centro polivalente di via Fontana vecchia è quello della “graduazione”, il momento intenso e commovente durante il quale i ragazzi e le ragazze del Centro, ospiti della struttura di Villa Emilia, che hanno concluso il percorso terapeutico con esito positivo si presentano alle loro famiglie ed alla società tagliando il traguardo del loro cambiamento e della loro rinascita. Gli educatori che li hanno seguiti consegnano una pergamena che riporta la filosofia del centro e la spilla con il logo del Centro calabrese di solidarietà, un promemoria per una realtà da cui non si sfugge: chi conosce questo luogo della ripartenza ne entra a far parte per sempre, consapevole che è un porto sicuro in cui rifugiarsi, soprattutto nel momento dello smarrimento.

Le testimonianze dei cinque ragazzi che hanno scelto di raccontare davanti a ospiti, familiari, volontari e operatori del Ccs come hanno ripreso in mano la propria vita e ritrovato la strada della consapevolezza e dell’umanità, sono state struggenti. Per il frammento di vita e sofferenza condiviso, per il racconto di come hanno lottato contro la dipendenza da droga, da alcol e da gioco d’azzardo, per recuperare il rapporto con i propri affetti (la moglie, i figli, i genitori). Per ritrovare la propria dignità di persone che hanno qualcosa da dire e da dare a questo mondo. Percorsi più o meno lunghi, una media di due anni, qualcuno accidentato da qualche ricaduta ma che si concludono per tutti e cinque con lo stesso intento che diventa esigenza: rimanere nell’orbita di questa comunità che è diventata casa e famiglia, da volontari. Per essere testimonianza vivente che le catene della dipendenza possono essere spezzate.

Quest’anno, però, le graduazioni coincidono anche con la conclusione del Progetto Fasi (Favorire Spazi di Inclusione Sociale il Centro) il progetto, finanziato dalla Fondazione Banco di Napoli che – come spiega la responsabile del progetto Katia Vitale – ha l’obiettivo di dare una seconda occasione, di quelle che capitano e vanno afferrate con gratitudine per ricominciare a vivere “nella luce”, dopo il buio e le brutte cadute sul percorso accidentato della vita. Con questo progetto, gli ospiti che hanno ultimato il percorso sono stati accompagnati in questa delicata fase di transizione, con l’obiettivo di rafforzare le capacità personali e le attitudini lavorative dei ragazzi, che si sposteranno a Villa Wanda. L’immobile in questione è un bene confiscato alla criminalità organizzata, e affidato dal Comune di Catanzaro al Centro Calabrese di Solidarietà diventa la casa per chi ha vinto la lotta contro le dipendenze da alcol e droga, ed è pronto a rimettersi in cammino con la forza di chi ha conosciuto l’amore e la fiducia.

Da qui anche la scelta di far salire sul palco del Polivalente, preparati dal direttore artistico del Teatro Comunale Francesco Passafaro, che come sempre ci mette un supplemento d’anima per tirare fuori lo spirito e la bravura dei sui attori, tutti gli ospiti della struttura di Villa Emilia, per mettere in scena il reading dedicato ai magistrati uccisi dalla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I brani sono tratti da uno spettacolo di Passafaro, messo in scena dalla compagnia del Teatro Incanto nell’ambito del cartellone del Comunale, concluso un mese fa.

«Quella di oggi è una giornata speciale – ha affermato la presidente Isolina Mantelli – con cinque graduazioni cinque persone che sono state nel nostro centro, la parte segretata che è la parte emotivamente più forte, perché sentiamo quanto è facile scivolare nella dipendenza, quanto è complicato e difficile uscirne e soprattutto quanta fatica e dolore questo comporta. Il Centro calabrese non ha meriti se non quello di ospitare, accogliere affiancare perché quello che manca alle persone con dipendenza è anche l’idea di una famiglia positiva, ovvero che mantiene i valori che non sono solo quelli di onestà giustizia pace e bene ma soprattutto i valori sociali li completano. Il fatto che oggi si ricordino Falcone e Borsellino significa che nonostante non ci siano più noi siamo sulla loro strada, siamo sulla strada giusta. È difficile scegliere la via del bene, sembra sciocco troppo banale, il male buca lo schermo mentre il bene fa fatica ma è quello che alla fine dà senso alla nostra vita. Perché – ha confidato Mantelli – il Centro calabrese non affianca soltanto i ragazzi e le donne che entrano nelle nostre strutture ma ha trasformato la vita di tutti quelli che ci lavorano, la mia per prima». (rcz)