A Catanzaro, nel Complesso Monumentale del San Giovanni, l’atmosfera e il mito di Woodstock ha trovato vita.
Tutto ciò è avvenuto nell’ambito della 17esima edizione del Festival d’Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce, attraverso i racconti, gli aneddoti e i suoni di Ezio Guaitamacchi.
50 anni di pace, amore e musica ha vissuto nel Complesso Monumentale San Giovanni di Catanzaro il tributo al più grande raduno rock mai organizzato.
Nel 1967 e nel 1968, in America, e in Inghilterra furono organizzati i primi festival rock. Tra essi i più importanti furono Monterey, Newport, l‘Isola di Wight. Poi, nel 1969, arrivò Woodstock e spazzò via tutto.
Fu quello un raduno unico nel suo genere, il simbolo della controcultura giovanile, arrivato nel momento in cui gli ideali e i sogni dei giovani dell’epoca stavano tramontando. Nel 1969 furono assassinati Martin Luther King, Robert Kennedy e Malcom X, il movimento flower power, gli hippie e il motto “peace and love” stavano diventando un ricordo.
Ma Michael Lang avrebbe per tre giorni riportato tutto alle origini. Una idea inizialmente impossibile divenne realtà. Dal 15 al 18 agosto 1969 fu Woodstock.
Woodstock. 50 anni di pace, amore e musica è iniziata con un montaggio di fotografie e filmati storici. Un perfetto mix di immagini di Woodstock e della guerra in Vietnam erano accompagnati dalle note di Star Spangled Banner, l’inno americano con cui Jimi Hendrix, all’alba del 18 agosto concluse la sua esibizione, ma anche tutto il festival.
Subito dopo con l’infuocato intro di Purple haze, dello stesso Hendrix, tutto ha preso forma.
«Erano le prime ore del mattino di lunedì, 18 agosto 1969. La stragrande maggioranza degli spettatori aveva ormai lasciato il Festival anche se sul palco era salito il musicista più venerato e più pagato dell’intero lotto: Jimi Hendrix». Con queste parole Guaitamacchi inizia il suo racconto dagli ultimi attimi della esibizione del chitarrista che in quel momento, più di ogni altro, incarnava il mito del rock. Fermata quella immagine, lo storyteller è tornato indietro nel tempo raccontando le origini di quella idea che avrebbe cambiato ogni cosa.
Ha citato nomi, raccontato storie, suonato chitarre acustiche, ukulele e autoharp, destando grande interesse tra il pubblico accorso per ascoltare e rinverdire le emozioni di un evento per molti vissuto attraverso le pagine dei giornali e le immagini TV. Peter, Paul & Mary, Hendrix, Santana, Grateful Dead, Jefferson Airplane, The Who, Joan Baez, Janis Joplin, Crosby, Stills, Nash & Young, Bob Dylan, Richie Havens, The Band, alcuni degli artisti ricordati dal giornalista, sono stati gli “eroi” di una generazione cresciuta con le loro canzoni.
Woodstock. 50 anni di pace, amore e musica non è stato solo uno spettacolo di racconti. Accanto a Guaitamacchi la sua partner storica Brunella Boschetti Venturi e la cantautrice Andrea Mirò.
Due voci che hanno incantato con le loro esecuzioni perfette. Alcune di esse da brividi. L’imponente Mercedes Benz, di Janis Joplin, accompagnata dal battito di mani del pubblico, e la sofferta Freedom, di Richie Havens, hanno messo in evidenza la voce incredibile nelle sue sfumature della Boschetti.
Il fascino di Woodstock, di Joni Mitchell, e Just like a woman, di Bob Dylan, hanno esaltato la performance di Andrea Mirò, che ha mostrato, oltre alle riconosciute doti vocali, una grande padronanza tecnica suonando il violino, le tastiere, la chitarra e il kazoo. Due artiste di grande spessore. (rcz)