A Bruxelles il Natale calabrese con l’evento Christojenna promosso da Giusi Princi

Giovedì, nella sala Yehudi Menuhin della sede del Parlamento Europeo di Bruxelles, si terrà “Christojenna: l’anima del Natale calabrese”, l’evento fortemente voluto dall’europarlamentare Giusi Princi e presentato nei giorni scorsi in Consiglio regionale.

La manifestazione vedrà la Calabria protagonista  in Parlamento con la sua storia musicale, enogastronomica e dolciaria ma soprattutto con la sua cultura.

Oltre all’europarlamentare Giusi Princi, alla conferenza sono intervenuti: il Presidente del Consiglio regionale della Calabria Salvatore Cirillo; il Vice Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati e Segretario regionale di Forza Italia Calabria, Francesco Cannizzaro; l’Assessore all’Istruzione della Regione Calabria Eulalia Micheli; Angelo Musolino, Presidente di Conpait; il Maestro Alessandro Calcaramo del gruppo “Corde Libere” e in videocollegamento Fulvia Caligiuri, Direttore generale di Arsac, che parteciperanno all’evento a Bruxelles.

«Per la prima volta il Sud e la Calabria – ha dichiarato Giusi Princi – diventano protagonisti in Parlamento con una narrazione nuova, autentica e orgogliosa delle proprie tradizioni. Finalmente la nostra regione si riappropria di una storia che per troppo e per lungo tempo è stata messa in ombra da pregiudizi e semplificazioni. Oggi, invece, la Calabria si presenta come una terra che crea, che innova, che custodisce tradizioni millenarie ed è capace di trasformarle in opportunità concrete per il presente e per il futuro».

Il concerto “Christojenna: l’anima del Natale calabrese” vedrà esibirsi il gruppo musicale calabrese “Corde Libere”, guidato dal Maestro Alessandro Calcaramo. Grazie al supporto di Arsac (Azienda Regionale per lo Sviluppo Agricolo della Calabria) e Conpait (Confederazione Pasticceri Italiani), inoltre, a conclusione dell’evento sarà allestita in Parlamento un’area che permetterà di degustare le eccellenze enogastronomiche e dolciarie calabresi. La degustazione prenderà vita tra aromi e sapori autentici, con la preparazione sul posto di specialità tipiche. L’Arsac proporrà una selezione di vini e salumi accuratamente scelti, mentre le tradizionali crespelle calabresi regaleranno un’immersione nei profumi della tradizione. Conpait allieterà il gusto in un percorso sensoriale alla scoperta delle eccellenze della pasticceria italiana e calabrese: dal gelato al bergamotto al panettone e al torrone.

L’evento è stato presentato nella sede del Consiglio regionale in una sala gremita, con una suggestiva atmosfera pre-natalizia, arricchita dall’entusiasmo degli studenti del Liceo Tommaso Gulli di Reggio Calabria, accompagnati oltre che dai docenti anche dal Dirigente scolastico Francesco Praticò, e dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Nostro – Repaci” di Villa San Giovanni. A fare da cornice un’anteprima della performance del gruppo “Corde Libere” e il coinvolgente video realizzato da Ylenia Musolino.

Al termine dell’incontro, è stata proposta una degustazione di dolci e gelato artigianale a cura di Conpait. (rrc)

La nuova bella xede a Roma dell’Associazione Italiana Coltivatori (AIC)

«Questa sede nasce per rendere più efficace la nostra azione a sostegno delle imprese agricole e delle comunità rurali, dando continuità a un percorso che unisce competenze, responsabilità pubblica e capacità di elaborazione». È quanto ha detto Giuseppino Santoianni, presidente di Aic – Associazione Italiana Coltivatori, nel corso dell’inaugurazione della sede della Direzione generale Aic, avvenuta a Roma nei giorni scorsi.

Presenti, al taglio del nastro, il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani; il vice segretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Marco Villani; il Sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra; il Presidente della Commissione Industria e Agricoltura del Senato Luca De Carlo; il Presidente della Commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto; la Presidente della Commissione sulle Condizioni di lavoro in Italia e sugli infortuni della Camera Chiara Gribaudo; numerosi parlamentari e rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni del mondo produttivo tra i quali l’on. Alfonso Pecorario Scanio Pres. Fondazione Univerde, l’on. Alessandro Colucci, l’on. Raffaele Nevi, il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, il Presidente del Consiglio della Regione Lazio Antonio Aurigemma, l’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Gianluca Gallo, il Presidente di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) Livio Proietti, il direttore di AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) Fabio Vitale, il Presidente di Eurispes Gian Maria Fara.

Non ha voluto far mancare il suo augurio il Vice Presidente esecutivo per la Coesione e le riforme della Commissione europea Raffaele Fitto che ha inviato un videomessaggio con il quale, sottolineando il valore dell’Aic e il ruolo dell’agricoltura nell’agenda politica ha dichiarato: «L’Aic è un’organizzazione con una storia lunga e preziosa e l’agricoltura è e continuerà ad essere un settore strategico per questa Commissione».

«Abbiamo voluto cambiare approccio in modo netto – ha aggiunto – invertire la prospettiva e riportare gli agricoltori al centro dell’azione europea come alleati indispensabili delle sfide che abbiamo davanti. La Commissione ha approvato un pacchetto di semplificazione per rendere la Pac più flessibile e meno burocratica e ha avviato la strategia per le nuove generazioni, perché il futuro del settore dipende dalla capacità di attrarre giovani, competenze ed energie».

«Le organizzazioni come l’Aic, che rappresentano il mondo agricolo, le consideriamo un interlocutore privilegiato – ha detto il ministro Tajani – perché noi siamo responsabili, come Ministero degli Esteri, anche del commercio internazionale, quindi promuoviamo tutto ciò che riguarda l’export, ma anche il saper fare del nostro sistema imprenditoriale agricolo».

«Confrontarci con le organizzazioni agricole – ha proseguito – diventa per noi sempre più importante; infatti, anche nella riforma del Ministero degli Esteri appena presentata, ci sarà una Direzione Generale della Crescita, quale punto di riferimento di tutte le imprese che operano al di là dei confini nazionali».

«La vostra nuova sede – ha concluso – non è solo uno spazio fisico, è un segnale di vitalità e di impegno crescente verso il futuro del mondo agricolo e per voi la mia porta è sempre aperta per un dialogo costruttivo, continuo e concreto».

Il Sottosegretario Patrizio La Pietra, nel suo intervento, ha evidenziato il valore dell’associazionismo come infrastruttura sociale per le politiche pubbliche sottolineando che «le Associazioni sono interlocutori essenziali per la crescita del settore e il Governo è particolarmente attento alle realtà associative, perché tramite esse possiamo avere stimoli, contatti con la base e individuare strategie future».

«Quanto al settore della pesca – ha aggiunto – che sta vivendo un momento di crisi strutturale, bisogna riconoscere che non è stato mai attenzionato adeguatamente e oggi vive una fase di forte criticità, quindi basta tagli indiscriminati delle giornate di pesca senza supporti scientifici certi perché i pescatori sono custodi del mare e rappresentano identità e comunità. Il lavoro che stiamo facendo in Europa è possibile anche grazie al supporto delle associazioni di categoria senza un preventivo e chiaro confronto per poter prevedere risposte adeguate».

Nel corso dell’iniziativa il Presidente Santoianni ha richiamato l’attenzione sulle prospettive della Pac e sulle difficoltà del comparto cerealicolo: «Se la revisione della Pac dovesse andare in una direzione penalizzante per le imprese, il rischio è quello della scomparsa di molte aziende».

«Già oggi – ha aggiunto – si registrano segnali preoccupanti, con produttori, in particolare in Molise, che valutano di non seminare perché producono a costi elevati e competono con grano importato a prezzi bassissimi».

«Dobbiamo decidere – ha evidenziato – se puntare sulla qualità e sulla sicurezza alimentare o accettare prodotti di provenienza incerta. Serve preservare la nostra produzione nazionale ed evitare che il mercato venga saturato da arrivi massicci senza adeguati controlli. Non tutelare le filiere significa non tutelare i cittadini».

In chiusura Santoianni ha ribadito l’impegno dell’Associazione: «Le imprese agricole e della piccola pesca affrontano sfide complesse tra volatilità dei prezzi, accesso al credito, burocrazia, concorrenza sleale, cambiamenti climatici».

«AIC vuole contribuire a costruire risposte tangibili – ha concluso – che mettano al centro le persone e i territori. La nostra ambizione è portare ai tavoli istituzionali una visione del settore che valorizzi lavoro dignitoso, qualità delle produzioni, sostenibilità ambientale e centralità delle filiere locali».

L’inaugurazione si è conclusa con un momento conviviale con speciali degustazioni curate dagli Chef Enzo e Laura Barbieri con prodotti che rappresentano alcune eccellenze agroalimentari degli associati AIC.

A Reggio l’incontro “I Cattolici e la Politica vista da Papa Leone XIV”

Si terrà domani, a Reggio, alle 16.30, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile Pio XI, l’incontro “I Cattolici e la Politica vista da Papa Leone XIV” che il Serra Club di Reggio Calabria ha scelto per inaugurare l’Anno Sociale 2025/26.

Relaziona monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio, Vice Presidente della CEI per Italia Meridionale.

Seguiranno interventi del giornalista e scrittore Mimmo Nunnari, autore del  saggio “Democristiani” (Pellegrini editore), del presidente dell’Hospice di Reggio Calabria Vincenzo Nociti e del presidente Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, già deputato al Parlamento Italiano. L’incontro sarà introdotto dalla professoressa Anna Nucera, Presidente del Serra Club Reggio Calabria e dal dottor Roberto Tristano, Governatore del Serra Club – Distretto n° 77 Sicilia – Calabria. Sulla scia dell’esortazione apostolica “Dilexi Te”, di Papa Leone XIV, che sollecita i cattolici impegnati nel sociale e in politica a considerare la loro azione non come una professione ma come una missione di verità e  servizio si discuterà su come rispondere alla sfide moderne dell’IA e al declino dell’etica e della morale ispirandosi a figure del passato simbolo di coerenza e libertà di coscienza come Papa Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum, che pose le basi per affrontare i temi sociali nella loro interezza e complessità, don Luigi Sturzo, sacerdote di Caltagirone che organizzò i Cattolici nel PPI e Alcide De Gasperi, fondatore della Democrazia Cristiana, che ha guidato l’Italia nella ricostruzione post-seconda guerra mondiale.  (rrc)

L’OPINIONE / Rosi Caligiuri: Contrastare la violenza maschile sulle donne: basta facciate, servono scelte di governo

di ROSI CALIGIURI – La violenza contro le donne non è un insieme di episodi isolati: è un fenomeno sistemico, radicato in una cultura patriarcale che questo governo non solo non contrasta, ma in molti casi appoggia apertamente. È il prodotto di un ordine sociale preciso, che assegna agli uomini il potere e alle donne la subordinazione.
È dentro questa cornice che vanno lette le scelte politiche che hanno segnato questi anni. I tagli ai centri antiviolenza, la precarizzazione dei servizi, l’assenza di investimenti strutturali sul sostegno alle donne e la cancellazione di ogni percorso di prevenzione sono responsabilità politiche chiare. Se la legge sul consenso è stata finalmente approvata, passo fondamentale, risulta ancora insufficiente in un Paese che continua a considerare il corpo delle donne un terreno di contesa culturale e politica.
Negli ultimi anni il governo di Giorgia Meloni ha radicalmente ridotto le risorse per la prevenzione della violenza di genere. Secondo ActionAid, i fondi per la prevenzione sono calati da oltre 17 milioni nel 2022 a circa 5 milioni nel 2023. Queste risorse sono vitali: finanziano campagne di sensibilizzazione, progetti territoriali, e soprattutto il lavoro dei Centri antiviolenza (CAV). I CAV non sono un lusso: sono presidi essenziali che ogni giorno accolgono donne in crisi, offrendo protezione, ascolto e percorsi di autonomia. Ridurre questi fondi significa rendere ancora più fragile l’unica rete capace di intervenire davvero quando una donna chiede aiuto.
Mentre i dati ci dicono che solo il 12,2% delle violenze da partner viene denunciato e che solo il 15,7% delle donne che chiamano il 1522 riesce poi davvero ad arrivare a una denuncia, il governo Meloni continua a raccontare una realtà parallela fatta di slogan, non di soluzioni. Arriviamo persino a sentire Roccella dire che “ogni donna che non viene uccisa è un fatto positivo”. Come se la sopravvivenza fosse un merito. Come se per valutare l’efficacia delle politiche pubbliche dovessimo accontentarci del fatto che “non tutte” vengano ammazzate.
La stessa ministra, insieme al ministro Nordio, ha sostenuto che l’educazione sessuo-affettiva non servirebbe e che la parità sarebbe ostacolata addirittura dal “codice genetico maschile”. Parole gravissime, che mostrano un governo ideologicamente contrario alle uniche misure davvero efficaci per prevenire la violenza: educazione, cultura, consapevolezza, redistribuzione del potere.
A tutto questo si aggiunge un Paese che continua a ostacolare la libertà economica delle donne. L’Italia ha uno dei tassi occupazionali femminili più bassi d’Europa, molto distanti dalla media UE. Senza lavoro, senza autonomia economica, senza welfare: ecco perché molte donne non possono uscire dalla violenza. Non perché “non vogliono”, ma perché lo Stato non offre loro gli strumenti per farlo.
Un focus necessario: la condizione delle donne nel Mezzogiorno e in Calabria
L’assenza di politiche serie nel Mezzogiorno amplificano il fenomeno e le diseguaglianze già presenti nel meridione. La disoccupazione femminile è più alta della media nazionale, i servizi sono più fragili, il welfare praticamente inesistente. La Calabria è tra le regioni con il più basso tasso di occupazione femminile d’Europa: questo significa più dipendenza economica, meno possibilità di fuga, più vulnerabilità.
Sotto la guida di Roberto Occhiuto, i CAV in Calabria restano fragili e distribuiti a macchia di leopardo, lasciando vaste aree del territorio senza presìdi stabili. Le risorse sono insufficienti, tardive e frammentate, incapaci di garantire continuità operativa e personale qualificato. A fronte di annunci e iniziative di facciata, la rete regionale rimane debole e diseguale e in molti territori.
In una regione dove le donne hanno meno lavoro, meno servizi e meno strumenti, questa gestione non è solo inadeguata: è politicamente irresponsabile. Se vogliamo davvero proteggere le donne calabresi, la giunta Occhiuto deve passare dai proclami ai fatti, investendo in modo strutturale e pluriennale nella rete dei CAV e delle case rifugio, superando i fondi una tantum e garantendo coperture stabili. E deve rafforzare seriamente il reddito di libertà, oggi incapace di rispondere alla mole reale delle richieste.
Abbiamo bisogno di un welfare che esista davvero: nidi, congedi equi, servizi territoriali, educazione sessuo-affettiva nelle scuole, formazione, prevenzione, parità salariale e una rete istituzionale che riconosca la natura sistemica della violenza.
Perché non è la retorica che salva le vite: sono le scelte politiche. E queste, finora, il governo nazionale e quello regionale non le ha fatte.
La Presidente del Consiglio ama ripetere che “le donne devono credere nello Stato”. Ma è lo Stato che, sotto il suo governo, ha smesso di credere nelle donne. Ha smesso di finanziarle, di proteggerle, di ascoltarle. Ha scelto l’ideologia al posto dei diritti. Non abbiamo bisogno di una corsa: vogliamo un Presidente del Consiglio femminista, che metta le donne e i loro diritti al centro delle scelte politiche. (rc)
(Segretaria PD Cosenza e delegata nazionale Democratiche)

I Calabresi di Roma ospitano l’Ambasciatrice di Palestina Mona Abuara

di PINO NANO – Venerdì sera, in Campidoglio a Roma, lAssociazione dei Calabresi Capitolini, guidata dallavvocato Luigi Salvati e dal critico darte Rosario Sprovieri, ha ospitato insieme a Inchiostro, Comitato Nazionale per la buona lettura”, una manifestazione sulla pace dedicata ad uno dei più famosi poeti di lingua araba della storia moderna, lo scrittore e giornalista palestinese Mahmoud Darwish , scrittore palestinese che ha raccontato lorrore della guerra, delloppressione, e poi dellesilio.

Nel corso della serata, davvero bellissima, sono state riproposte e lette alcune delle sue poesie più famose dedicate alla libertà del popolo palestinese e di denuncia aperta contro ogni forma di violenza e di oppressione.

Il momento clou della cerimonia è stato lintervento ufficiale dellAmbasciatrice della Palestina a Roma, Mona Abuara, che ha aperto il suo saluto con un grazie per niente formale agli amici calabresi e romani che l’hanno invitata, accomunando la solitudine dei Sud del mondo, e quindi anche della Calabria, alla solitudine del suo popolo.

«Non potevate scegliere tema più bello di questo – ha detto più volte lambasciatrice Abuara – perché la storia di Mahmoud Darwish  è la storia di tutti noi che siamo nati in Palestina e che per tutta la vita abbiamo sognato di poter avere una terra tutta nostra dove vivere e dove crescere in pace i nostri figli, è la coscienza della Palestina, il narratore delle sue ferite, dei suoi sogni e della sua volontà indomabile».

Chi si aspettava dalla diplomatica palestinese un discorso di attacco, o peggio ancora un discorso politico, sarà anche rimasto profondamente deluso. Tanta dolcezza cera nei ricordi della sua infanzia in Palestina, e tanta malinconia per le atrocità di una guerra senza fine e, che comunque, questa giovane e brillante diplomatica di professione ha raccontato con un garbo istituzionale fuori dal comune e con un rispetto verso se stessa e la sua storia personale, che fanno di lei oggi una delle osservatrici palestinesi più attente e più seguite dellarea europea. Una donna raffinatissima, poliglotta e, soprattutto, profondamente innamorata della sua terra «che il poeta Mahmoud Darwisch – ricorda a tutti noi Moma Abuara – paragonava alla sua donna amata, tanto grande era il suo amore per la patria».

«Nelle sue poesie Darwisch ricostruì al-Birwa, il suo paese natale pietra dopo pietra, ulivo dopo ulivo. Ridiede vita a un villaggio che il mondo voleva dimenticare. Trasformò il silenzio imposto ai palestinesi in una tempesta poetica impossibile da ignorare».

Forte e determinato lappello finale dellambasciatrice agli amici calabresi presenti in sala, tanti, e agli ospiti di Roma Capitale, che è «un appello alla pace reale, e alla costruzione di confini entro i quali si possa finalmente costruire il futuro di un popolo che da 70 anni è alla ricerca di sé stesso».

È stato poi il giornalista Rosario Sprovieri a consegnarle, a nome dei Calabresi di Roma, un mazzo di fiori e un biglietto con su scritto Ora laspettiamo in Calabria per farle vedere quanto è bella e suggestiva anche la nostra terra del cuore” e chiedendo ufficialmente ad Hatem Abed-Sabra, interprete della Comunità Palestinese in Italia, di recitare in onore della terra di Palestina una delle poesie più significative di Mahmoud Darwisch, «ma questa volta in lingua araba in onore della terra di Palestina». Così è andata.

Oltre l’ultimo cielo-Omaggio e controcanto a Mahmoud Darwish”, questo il tema centrale della serata in Campidoglio, ha visto poi gli interventi di vari protagonisti della vita culturale romana e italiana: Dario Nanni, Presidente della Commissione Giubileo di Roma Capitale; Elisa Zumpano, del Direttivo Inchiostro; Rosario Sprovieri, storico direttore del Teatro dei Dioscuri al Quirinale; Paolo Canettieri, professore universitario e famoso Filologo alla Sapienza di Roma; lo scrittore Pier Paolo Di Mino, il poeta Marco Giovenale, e il giornalista Filippo Golia, testimone diretto e oculare di una delle stagioni forse più cruente della vita palestinese. Una serata intensa come poche altre- ripete Dario Nanni che è nei fatti il padrone di casa in Campidoglio «e che spero possa ripetersi in altre forme e in altre occasioni» Insomma, Calabria forever.

A Gioia Tauro al via il progetto per insegnare la lingua araba aperto anche agli italiani

È avviato, a Gioia Tauro, il progetto per l’insegnamento della lingua araba rivolto non solo ai cittadini di origine marocchina o straniera, ma aperto anche agli italiani. Ciò è stato possibile grazie a una significativa e sinergica collaborazione istituzionale tra il Comune di Gioia Tauro, nella persona della sindaca Simona Scarcella, il Console Onorario del Regno del Marocco in Calabria, Domenico Naccari, il dirigente scolastico, Domenico Pirrotta dell’Istituto Comprensivo “F. Pentimalli – Paolo VI Campanella”, la direttrice dei Servizi Generali e Amministrativi Katia Pugliese, il Presidente della Comunità Islamica di Gioia Tauro, Omar Babbah, il Tesoriere della Comunità, Assad Abdellatif, e l’avv. Giuseppe Saletta, Consulente del Consolato Onorario del Marocco in Calabria.

L’iniziativa rappresenta un importante passo avanti nella costruzione di una città sempre più inclusiva, moderna e capace di favorire il dialogo interculturale, con particolare attenzione alle nuove generazioni. Lo studio della lingua araba – oggi tra le più diffuse al mondo – costituisce un valore aggiunto sia sul piano culturale che su quello educativo e professionale.

«L’integrazione vera passa attraverso la conoscenza reciproca. Offrire a tutti, anche ai cittadini italiani, la possibilità di studiare la lingua araba significa investire in una città più aperta, più colta e più consapevole del proprio ruolo nel Mediterraneo. È un passo che conferma la vocazione internazionale di Gioia Tauro», ha detto la sindaca Scarcella.

«Questa iniziativa rappresenta un ponte culturale tra le nostre comunità. La lingua è il primo strumento di dialogo, comprensione e crescita. Ringrazio la Sindaca, la scuola e la Comunità islamica per una collaborazione che dimostra quanto Gioia Tauro sia oggi un modello di convivenza e cooperazione nel cuore del Mediterraneo», ha sottolineato il Console Naccari.

L’apertura del Consolato Onorario del Regno del Marocco in Calabria a Gioia Tauro ha rafforzato il ruolo della città come polo internazionale. Con questo nuovo percorso formativo, Gioia Tauro conferma la propria vocazione all’incontro tra popoli, culture e religioni diverse, promuovendo integrazione, conoscenza e sviluppo civile.

L’Amministrazione comunale, il Consolato Onorario, la scuola e la Comunità islamica continueranno a lavorare insieme per favorire iniziative educative e culturali capaci di costruire una società più coesa e dialogante. (rrc)

L’OPINIONE / Giusi Princi: Nessuna esclusione del Sud da Piano Europeo per AV

di GIUSI PRINCI – La notizia secondo la quale il Sud sarebbe fuori dal piano europeo per l’Alta Velocità è falsa e rischia di alimentare un inutile allarmismo fondato su interpretazioni superficiali di materiali divulgativi.

È necessario ribadire che la Calabria è parte integrante della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) e del Corridoio Scandinavo–Mediterraneo, l’asse strategico che collega l’Europa settentrionale alla Sicilia attraversando l’Italia. L’infografica circolata in questi giorni è una rappresentazione schematica dei collegamenti tra le sole capitali europee e non riflette in modo puntuale la struttura complessiva della rete o le sue diramazioni territoriali. Diversa è, invece, la figura tecnica, parimenti allegata ai documenti ufficiali della Commissione, che mostra con precisione l’intera rete, comprese le tratte meridionali e le dorsali tirrenica e adriatica. In tale rappresentazione, la Calabria risulta chiaramente inserita nei corridoi dell’alta velocità.

La Commissione, inoltre, nel suo documento, definisce il completamento progressivo della rete ad alta velocità entro il 2040, comprendendo anche i tratti meridionali. La Calabria, situata nel tratto terminale del corridoio mediterraneo, rappresenta di fatto un segmento indispensabile per l’intera rete: come lo stesso testo della Commissione esplicitamente riconosce, ogni tratto incompleto o non adeguato comprometterebbe l’efficienza del sistema nel suo complesso. Ne consegue, dunque, la necessità di completare e potenziare anche le tratte calabresi, che sono al centro del piano.

La Commissione europea ha incoraggiato gli Stati membri a utilizzare la Politica di Coesione per sostenere lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria nei loro territori.

La Calabria, in quanto regione destinataria dei fondi della Politica di Coesione, beneficia di tali risorse per l’ammodernamento della linea tirrenica e per il miglioramento dei collegamenti con la dorsale adriatica e la Sicilia, in linea con la strategia europea di riequilibrio territoriale.

Il piano della Commissione attribuisce, inoltre, alla rete TEN-T anche un valore logistico e strategico, comprendendo il trasporto merci e la mobilità militare. In questo contesto la posizione della Calabria, porta d’accesso naturale al Mediterraneo, conferma la centralità della regione in quanto nodo strategico per la mobilità civile, militare e per il traffico delle merci, di cui il porto di Gioia Tauro rappresenta uno snodo chiave.

Auspico, quindi, un dibattito basato su dati tecnici e non su rappresentazioni semplificate o strumentali. Il Sud Italia, e la Calabria in particolare, non sono affatto marginali: sono parte integrante e strategica della mobilità europea. (gp)

(Europarlamentare)

Rigenerazione urbana, la Calabria protagonista di un nuovo modello europeo di sviluppo sostenibile

Non possiamo più permetterci città che consumano spazio, ma dobbiamo costruire città che generano vita. In Calabria questa sfida ha un significato profondo: rigenerare significa restituire dignità agli spazi, creare nuove opportunità per le persone, attrarre giovani, energie e imprese. E significa anche rafforzare una filiera delle costruzioni moderna, sostenibile e capace di coniugare bellezza, tecnologia e partecipazione». È quanto ha detto il presidente di Ance Calabria, Roberto Rugna, nel corso del seminario “Rigenerazione urbana come motore di sviluppo economico e coesione sociale”, promosso da Ance  Calabria con il patrocinio della Regione e il contributo scientifico di ABITAlab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Architettura e Design (dAeD) dellUniversità Mediterranea.

Rugna ha, inoltre, evidenziato la necessità di una visione unitaria e di norme certe:

«Il disegno di legge nazionale sulla rigenerazione urbana rappresenta unoccasione che non possiamo perdere. Serve un quadro normativo organico, che coordini Pnrr, fondi regionali e programmi europei, garantendo tempi certi e una governance trasparente e coerente. Solo così potremo passare dai progetti pilota alle politiche permanenti. E, in questo percorso, il social housing è una chiave strategica: dare casa non significa soltanto costruire edifici, ma costruire comunità».

La rigenerazione urbana, infatti, non può essere intesa come una semplice operazione edilizia, ma come un processo complesso che rimette al centro la persona, la qualità dellabitare e la coesione delle comunità, in una visione che integri crescita economica, sostenibilità ambientale e diritti sociali. È su questi temi che rappresentanti istituzionali, accademici, imprese e professionisti si sono confrontati nel corso dell’iniziativa 23ª European Week of Regions and Cities – #EURegionsWeek 2025, approdata per la prima volta in Calabria grazie allimpegno di Ance Calabria, della Regione Calabria e dellUniversità Mediterranea di Reggio Calabria.

Ad aprire i lavori è stato Michele Laganà, presidente di ANCE Reggio Calabria, che ha richiamato la responsabilità collettiva nella costruzione del futuro:

«Plasmare il domani insieme – ha detto – significa dare forma a una visione comune in cui cittadini, imprese e istituzioni siano parte di un progetto condiviso. Rigenerare non è solo ristrutturare o edificare, ma restituire senso ai luoghi e ricucire relazioni, funzioni e identità».

Nel suo intervento, leurodeputata Giusi Princi ha sottolineato come liniziativa calabrese si inserisca pienamente nel percorso europeo di coesione e sostenibilità:

«Questo evento rappresenta un modello concreto di governance multilivello, quella stessa che lEuropa promuove nel nuovo Quadro Finanziario Pluriennale. La Calabria si sta muovendo nella giusta direzione, costruendo sinergie tra università, mondo produttivo e istituzioni regionali. È così che si fa politica di coesione: ascoltando i territori e trasformando i bisogni in azioni».

Princi ha poi rimarcato il valore del diritto alla casa come principio cardine delle nuove politiche europee:

«Laccessibilità abitativa è oggi larchitrave della politica di coesione: lo spazio fisico deve tornare a essere anche spazio sociale, un luogo dove si costruiscono comunità e si pratica la giustizia sociale. In Europa abbiamo previsto la possibilità di destinare fino al 15% delle risorse alle politiche sociali e alledilizia residenziale pubblica. Solo riconoscendo la casa come diritto universale potremo parlare di una vera rigenerazione urbana».

Il prorettore alla Ricerca dellUniversità MediterraneaMassimo Lauria, ha posto laccento sul ruolo della conoscenza e della partecipazione:

«La nostra università si riconosce nel modello di civic university, unistituzione che non si limita a produrre sapere, ma che costruisce relazioni con la società e mette la ricerca al servizio delle persone. La speranza progettuale è un valore collettivo, che si alimenta solo se impariamo a guardare al futuro con fiducia e corresponsabilità».

Ampio spazio è stato dedicato al contributo della professoressa Consuelo Nava, direttrice del Dipartimento di Architettura e Design e responsabile scientifica di ABITAlab, che ha illustrato i risultati della Strategia ReKAP, sviluppata in collaborazione con ANCE Calabria e le sezioni territoriali di Reggio e Crotone:

«Abbiamo lavorato per costruire un modello calabrese di sostenibilità urbana, basato su conoscenza, innovazione e responsabilità condivisa. Rigenerare significa anche formare persone capaci di prendersi cura del proprio territorio. Il nostro gruppo di giovani ricercatori rappresenta la prova concreta di uneccellenza calabrese che può competere in Europa».

La seconda parte del dibattito, moderata da Michele Laganà, ha visto gli interventi del direttore generale di ANCERomain Bocognani, del dirigente del Dipartimento Programmazione Unitaria della Regione CalabriaFelice Iracà, e del presidente di Unindustria CalabriaAldo Ferrara.

Bocognani ha richiamato la necessità di una visione di lungo periodo:

«Chi non guarda ai prossimi venti o trentanni resta fuori dalle sfide del futuro. Le città del futuro devono essere progettate pensando alla qualità della vita, alla sostenibilità e alla resilienza. La nuova programmazione europea offre loccasione per ridisegnare la politica di coesione, rendendola più flessibile e orientata ai bisogni dei cittadini».

Iracà ha proposto una riflessione innovativa:

«Serve unurbanistica quantica”, capace di adattarsi e di rispondere ai cambiamenti. La sfida è creare strumenti stabili e trasparenti, che rendano attrattivi gli investimenti in edilizia sociale e favoriscano la collaborazione tra pubblico e privato».

Ferrara ha concluso evidenziando il valore della Calabria come laboratorio di sperimentazione:

«La rigenerazione urbana non è solo costruzione di opere, ma costruzione di comunità. In Calabria possiamo e dobbiamo trasformare la complessità del nostro territorio in unoccasione di crescita, diventando un modello nazionale di innovazione, coesione e sostenibilità».

A chiudere i lavori, il presidente Rugna ha ringraziato relatori e partecipanti per il contributo al confronto, sottolineando

«limportanza di continuare a lavorare insieme, in unalleanza stabile tra istituzioni, imprese, università e cittadini, per costruire una Calabria che sappia guardare al futuro con visione e fiducia».

L’OPINIONE / Ernesto Rapani: In Calabria non serve un nuovo aeroporto, ma buon senso

di ERNESTO RAPANI – In Lombardia, regione con dieci milioni di abitanti, ci sono tre aeroporti. In Calabria, con appena un milione e ottocentomila residenti, c’è chi arriva a proporne addirittura quattro. È questo il livello di approssimazione con cui si affrontano i temi dello sviluppo?

La questione non è solo numerica ma di metodo: quando si avanzano proposte che incidono sul futuro di un’intera regione, la prima cosa da fare è studiare. Studiare i flussi, la sostenibilità, le criticità, gli investimenti già in corso. Invece, troppo spesso assistiamo a dichiarazioni che nascono sulla sabbia, senza una visione concreta o un minimo di analisi. È un modo di fare politica che confonde la speranza con la propaganda e promuove divisioni tra territori.

Solo quest’anno l’aeroporto di Crotone ha già movimentato 36166 passeggeri, un segnale importante di crescita e di potenzialità. Un numero che dimostra come lo scalo pitagorico, se sostenuto con infrastrutture adeguate e collegamenti moderni, possa consolidarsi come punto di riferimento per tutta la fascia ionica.

La nuova ondata di discussioni sull’ipotetico aeroporto della Sibaritide non ha alcuna ragione d’essere. Arrivare a dire che si dovrebbe chiudere Crotone per aprire a Sibari è qualcosa che supera ogni logica. Significa non conoscere la geografia, i collegamenti, la storia di questo territorio. Davvero si pensa che un cittadino di Crotone, con l’attuale rete stradale, sceglierebbe di partire da Sibari e non da Lamezia? Costruire un aeroporto a Sibari sarebbe una nuova cattedrale nel deserto. Mentre si parla di questo progetto irrealizzabile, nessuno sembra considerare che a pochi chilometri di distanza si sta lavorando sull’aviosuperficie di Pisticci. Non possiamo permetterci di disperdere risorse e attenzione in iniziative senza futuro. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di simboli.

Insisto sul fatto che la politica debba imparare a scegliere, non a moltiplicare promesse. Fare politica non è rincorrere il consenso momentaneo, ma saper dire anche dei no. E oggi il no a un nuovo scalo nella Sibaritide è necessario. L’Enac ha già bocciato quella proposta anni fa, giudicandola fallimentare proprio perché l’esperienza di Crotone è stata difficile. Se uno scalo non riesce ancora a sostenersi, perché dovremmo aprirne un altro?

Prima di avanzare proposte, occorre conoscere a fondo i dati e i vincoli tecnici. Chi parla senza basi rischia solo di creare confusione. Conoscere non significa perdersi nei numeri, ma leggere la realtà e capire i bisogni di chi vive e lavora in questa regione. L’aeroporto non può essere un trofeo elettorale, ma un’infrastruttura utile e sostenibile. Per il senatore, l’attenzione deve essere rivolta alle condizioni che rendono funzionale un aeroporto, non alla quantità degli scali presenti.

Non serve aprire nuovi terminal se non si garantiscono strade e treni adeguati. Non servono piste se i passeggeri non riescono a raggiungerle. Ecco perché bisogna investire su ciò che già esiste, e farlo funzionare.

Bisogna rafforzare lo scalo di Crotone, non abbandonarlo. Aumentare l’utenza, migliorare i collegamenti, creare sinergie con gli altri scali calabresi. È un obiettivo realistico e utile. L’idea è di rendere Crotone produttivo, non di chiuderlo per aprire l’ennesimo progetto destinato al fallimento.

L’aeroporto pitagorico può diventare il riferimento della fascia ionica se messo in rete con infrastrutture moderne. Ma per farlo servono investimenti seri e un impegno condiviso. Non serve inventare nuovi aeroporti, serve far volare quelli che abbiamo.

Lo sviluppo della mobilità aerea non può essere separato da quello ferroviario e stradale. Stiamo lavorando per completare l’elettrificazione della linea che collega l’Alto Ionio a Crotone. È un’opera che consentirà treni più veloci e collegamenti più efficienti. Allo stesso modo, è in corso la realizzazione del primo tratto della statale 106 da Sibari a Coserie. Ora stiamo cercando i finanziamenti per estendere i lavori fino a Crotone. Solo così possiamo rendere lo scalo davvero accessibile e competitivo. L’obiettivo è far decollare Crotone, non creare nuove illusioni. Ogni risorsa pubblica deve essere spesa con criterio. Non si può parlare di sviluppo se non si affronta prima il nodo delle infrastrutture di base. Una regione senza collegamenti rapidi e sicuri non ha futuro, indipendentemente dal numero di aeroporti che possiede. Il potenziamento dell’aeroporto di Crotone  passa anche dai collegamenti. È già allo studio, in via sperimentale, un servizio navetta su gomma tra la stazione di Crotone e lo scalo. Parallelamente, con RFI stiamo lavorando alla riconversione della stazione di Isola Capo Rizzuto da scalo merci a passeggeri, così da consentire in futuro l’arrivo diretto in aeroporto su rotaia. (er)

(Senatore di Fdi)

A Rino Barillari il Premio Armando Curcio per la carriera

di PINO NANO – Rino Barillari oggi viene celebrato e festeggiato qui a Roma dall’Associazione Armando Curcio per via del suo lavoro giornalistico, e soprattutto per il più grande archivio fotografico di cronaca di questo ultimo mezzo secolo e che porta appunto la sua firma.

«Non è stata facile la mia vita – dice –. In più di cinquant’anni di carriera ha subito 162 ricoveri al pronto soccorso, 11 costole rotte, 1 coltellata, 76 macchine fotografiche fracassate, 40 flash divelti e centinaia di manganellate negli anni del terrorismo, soprattutto quando aveva incominciato a seguire anche i vari tumulti di piazza. Chi mi conosce bene sa, insomma, quante liti per strada, quanti incidenti di percorso, quante botte ho ammaccato e quante macchine fotografiche mi abbiano rotto, ma io sono sempre andato avanti, non mi sono fermato mai, e oggi dedico questo Premio a tutti voi, perché siete anche parte della mia vita».

Questo ennesimo Premio alla Carriera conferma che Rino Barillari – oggi lui Consigliere Nazionale della FIGEC – è entrato ormai nel cuore di milioni di persone in ogni parte del mondo senza neanche saperlo, o capirne il vero perché. Una vita da star, una leggenda vivente, un artista visionario, genio e follia, sregolatezza e rigore, sorrisi e tormenti, poesia e tragedia, passato e futuro, un uomo di un fascino debordante e infettivo. A 82 anni compiuti il Re dei paparazzi romani al parterre esclusivo di questo ennesimo Premio alla Carriera racconta sé stesso e la sua vita affascinante in giro per il mondo, sentimentalmente divisa a metà tra Via Veneto a Roma e Via Veneto a Limbadi, il suo paese d’origine in Calabria, dove quando ritorna lo trattano come un divo e un’archistar.

«So che studiano le mie fotografie in ogni parte del mondo – dice sorridendo – e leggo che ho raccontato con le mie immagini 50 anni di storia repubblicana, ma non me ne sono reso conto francamente. Certo mi fa piacere, ma la vita continua».

Le sue foto più famose sono legate all’omicidio Pasolini, al rapimento di Paul Getty Junior, all’attentato a Papa Wojtyla in Piazza San Pietro, all’arresto aberrante, con le manette ai polsi, di Enzo Tortora, alla lunga stagione delle Brigate Rosse, alle tante stragi di mafia che hanno devastato e insanguinato il Sud del Paese.

Il grande Rino Barillari è dunque tutto questo insieme, e molto altro ancora. Se vuoi incontrarlo non hai che da scegliere, ogni sera lo trovi ancora tra Piazza Navona, Campo dei Fiori, San Lorenzo, Via Veneto, e la domenica mattina all’Angelus del Papa in Vaticano «perché tra la folla – sorride – c’è sempre un personaggio importante o famoso da riprendere». 

Guascone e poeta insieme. Rino lo è in tutti i sensi. 82 anni meravigliosamente ben portati. Arrogante, ma solo apparentemente, con questo suo sorriso invece eternamente pronto a rendergli giustizia, accattivante nei modi, ammaliante e avvolgente sempre e comunque. 

«Vogliamo esprimerle – si legge nella motivazione ufficiale del Premio Curcio a Rino Barillari – le nostre più sincere congratulazioni e la nostra ammirazione per questo significativo traguardo, aggiuntivo rispetto ai tanti da Lei già raggiunti».

Il Premio Armando Curcio per la Carriera è ormai arrivato alla XIX edizione, Premio – vi ricordo – fondato dall’editore, giornalista, scrittore, commediografo, Armando Curcio, ha ottenuto un importante encomio da parte della Presidenza della Repubblica e da parte del Senato, ha raccolto inoltre il patrocinio del MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) dell’ANP (Associazione dirigenti ed alte professionalità della scuola), dell’A.GE (Associazione genitori per la scuola). Del Premio Armando Curcio, sono stati insignite tante donne e uomini del mondo del giornalismo, della cultura, delle imprese, della scuola, del cinema, del teatro; tra i tanti Maurizio Costanzo, Rita Levi Montalcini, Piero Angela, Arrigo Petacco, Mariangela Melato, Emanuele Severino e tante altre eccellenze che, nell’arco della propria carriera, si sono attivate per promuovere, con le loro iniziative, la crescita culturale delle giovani generazioni. (pn)