CORIGLIANO-ROSSANO (CS) – A Pina Amarelli Premio donne per Napoli

Imprenditoria. È, questa, la categoria del Premio Donne per Napoli che ha visto destinataria del prestigioso riconoscimento Pina Amarelli, Cavaliere del Lavoro, Alfiere del Made in Italy e presidente della plurisecolare esperienza imprenditoriale che dal 1731 produce ed esporta nel mondo la ricetta autentica della liquirizia.

La cerimonia di premiazione si è tenuta nei giorni scorsi al Teatro Posillipo che con più di 1000 presenze ha registrato il sold-out.

Ideato dall’imprenditore Raffaele Carlino, presidente di Carpisa e Miriade, insieme al giornalista Lorenzo Crea direttore artistico della manifestazione che da 7 edizioni premia quante si sono impegnate a vario titolo e in vari settore per dare lustro alla Città, l’evento di premiazione è stato condotto dalla show girl Veronica Maya.

A decidere i destinatari del riconoscimento che vede tra i protagonisti anche Pina Amarelli, è stato il Comitato tecnico scientifico del Premio Donne per Napoli, composto da personalità del mondo scientifico, accademico, imprenditoriale, della cultura e spettacolo come la professoressa Annamaria Colao (cattedra Unesco per l’Educazione alla salute e sviluppo sostenibile, presidente della Società Italiana di endocrinologia e fra le prime dieci scienziate italiane al mondo per numero di pubblicazioni in campo medico-scientifico), il professore Raffaele Cercola (ordinario di Marketing alla Seconda Università di Napoli e fra i maggiori esperti italiani del settore), Veronica Maya (conduttrice tv), Francesco Tripodi (direttore generale di Miriade e amministratore delegato del Napoli Femminile calcio), Enzo Agliardi (giornalista economico), Francesco Sangiovanni (imprenditore titolare del Teatro Posillipo), Giada Filippetti (imprenditrice attiva nel settore turistico) e Simona Bosso (avvocato), oltre a Raffaele Carlino e Lorenzo Crea.

Tra gli altri, i riconoscimenti speciali sono stati assegnati, per la categoria inclusione sociale, a Daniela Di Maggio, psicologa e mamma di Giovanbattista GioGio Cutolo, il musicista dell’Orchestra Scarlatti ucciso a Napoli a piazza Municipio lo scorso agosto dopo una lite per futili motivi; a Eugenia Carfora, dirigente scolastico dell’Istituto superiore Francesco Morano del Parco Verde di Caivano; a Maria Elena Boschi (per la categoria Istituzioni, sezione intitolata alla memoria della senatrice Graziella Pagano prematuramente scomparsa nel settembre dello scorso anno); a Carmen Giannattasio (Musica), a Maria Triassi (Medicina e Ricerca scientifica), a Rita Maria Antonietta Mastrullo (Conoscenza), a Rajae Bezzaz (Giornalismo d’inchiesta), a Concita De Gregorio (Giornalismo – carta stampata), a Luana Ravegnini (Giornalismo e divulgazione), ad Alessandra Aliberti e Chiara Di Gennaro (imprese green), a Maria Giovanna Paone (Moda), a New Martina (Nuove tendenze), a Vittoria Schisano (Libri), alle attrici Mariasole Pollio (Cinema), Claudia Ruffo (Tv – soap), Mariana Falace, Denise Capezza, Claudia Marchiori e Daniela Ioia (serie TV), Susy del Giudice (Teatro) e alle campionesse Viola Scotto di Carlo e Gloria Peritore (Sport). (rcs)

REGGIO CALABRIA – Grande successo per Athena Christmas 2023

Presso la gremitissima sala Diamante dell’Hotel Apan, si è svolta una kermesse di moda cultura e spettacolo a cura di Mariangela Zaccuri, presentatrice di eventi sul territorio nazionale e locale.

Il pubblico ha assistito alla genesi della dea Athena in uno show estemporaneo creato dalle eccellenze territoriali che si sono susseguite sul palco insieme alle numerose collaborazioni di realtà commerciali del territorio che hanno aderito a questo progetto, tantissimi i consensi degli addetti ai lavori del settore.

Con l’appellativo di divulgatrice di bellezza Mariangela Zaccuri si dichiara pronta per nuove kermesse per il 2024 sempre all’insegna del gusto, dell’eleganza e dello stile in costante evoluzione, grazie al feeling che ormai da anni ha con il pubblico.

Ospite della serata il consigliere comunale Mario Cardia che ha dichiarato: «Complimenti Mariangela Zaccuri per essere riuscita a dare lustro al nostro territorio in una fase delicata come questa , chi rappresenta le istituzioni ha il dovere di sostenere le realtà positive che si mettono in gioco per la nostra città con competenze e professionalità e Mariangela ne è un esempio concreto».

Si ringrazia Carlo Crea per la collaborazione marketing e l’esperienza messa a disposizione e agli sponsor che hanno contribuito: Cuppari Couture, gioelleria Bellini, Lay low, gufi blu, Bioplanning studio di Gianluca Piromalli, lido Acqua azzurra, Corona Petroli, centro auto e moto specialisti e ricambi, assicurazioni Cogliandro, Meraki store, C & V centro degli acquisti, Istituto Airam, Alessandra Gualtieri make up artist, fiocchi ed eventi Rossella Laurendi, vetrocar, ritrovo Libertà, Kalos jero, briciole di bontà, Porcino sistemi, Katia Amedeo creazioni, Fm Credit, Le quattro forbici per il successo, parafarmacia Creazzo, La casa del cuscino del Materasso, Antiqua trattoria Tamiro, Reggio TV, Giuseppe Fosso fotografo. (rrc)

Alik Cavaliere di Nino Cannatà proiettato a l’Università La Sapienza di Roma

Il film documentario Alik Cavaliere, L’universo verde, scritto e diretto da Nino Cannatà, è stato proiettato a Roma presso Villa Mirafiori in occasione dell’incontro conclusivo del ciclo “Le diverse biodiversità”, organizzato da La Sapienza – Università di Roma, Dipartimento Filosofia.

L’evento, inserito all’interno del seminario permanente 3E “Evoluzione, Etica ed Ecologia” del corso di dottorato in Filosofia della Sapienza coordinato dal prof. Simone Pollo, è stato accolto con molta emozione dal pubblico, affascinato dalla delicatezza e dall’originalità del film.

Oltre al regista che ha fornito qualche dettaglio in più sulla realizzazione del documentario e sul proprio rapporto di ricerca e riflessione intorno all’arte di Alik Cavaliere, hanno partecipato Elena Pontiggia, critica e storica dell’arte tra le più autorevoli in Italia, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera e al Politecnico di Milano e Angela Vettese, critica d’arte e direttrice del Corso di Laurea Magistrale di Arti Visive e Moda dell’Università Iuav, che hanno offerto le loro magistrali “lezioni” sulle complesse stratificazioni dell’originale arte di Alik Cavaliere in rapporto con con la natura e le avanguardie del primo ‘900; Fania Cavaliere, Presidente del Centro Artistico Alik Cavaliere che ha evidenziato i vari linguaggi artistici del papà restituiti nel film documentario; Antonio Pascale, giornalista e scrittore, ispettore presso il Mipaaf, ha condiviso una intensa riflessione sulla Natura in rapporto all’evoluzione involuzione dell’uomo.

La proiezione-seminario, oltre che da Sapienza – Università di Roma, è stata patrocinata da Res Viva – Centro Interuniversitario di Ricerche Epistemologiche e Storiche sulle Scienze del Vivente e dal National Biodiversity Future Center.

Il film, prodotto da Lyriks in collaborazione con Centro Artistico Alik Cavaliere, ha già visto una prima presentazione di anteprima a Palazzo Reale di Milano nello scorso settembre e la partecipazione alla rassegna Film screening, documentari d’autore del Maxxi L’Aquila.

Il lungometraggio si addentra nell’opera di uno dei maggiori protagonisti della scultura del ‘900 europeo partendo dalle riprese dello storico allestimento dell’omonima mostra curata da Elena Pontiggia (giugno-settembre 2018) e promossa dal Comune di Milano e Palazzo Reale per celebrare il ventennale dalla scomparsa dell’artista. Una mostra che ha visto l’epicentro nella prestigiosa sala delle Cariatidi di Palazzo Reale e in diverse altre sedi nella città di Milano come Museo del Novecento, Gallerie d’Italia, Palazzo Litta, Università Bocconi e Centro Artistico Alik Cavaliere.

Il documentario riprende inoltre il “Monumento ad Alberto Cavaliere” presso la rigogliosa Villa Comunale “C. Ruggiero” di Cittanova (Rc) che nel 1973 l’artista dedica al padre Alberto (poeta, giornalista e parlamentare di origine cittanovese), il cui restauro nel 2018 è stato promosso da Lyriks in occasione del 400° anniversario della nascita della cittadina calabrese. Si tratta dell’unica opera di Alik Cavaliere fruibile in un parco pubblico all’aperto.

Il film, con la fotografia e la regia di Nino Cannatà, le musiche originali del maestro Roberto Andreoni e le voci del soprano Maria Elena Romanazzi, raccoglie anche importanti testimonianze intorno allo scultore, come quella di Elena Pontiggia, curatrice della mostra; Domenico Piraina, Direttore di Palazzo Reale Milano e del Polo Mostre e Musei Scientifici; Fania e Adriana Cavaliere, rispettivamente figlia e moglie dello scultore e di Piero Marabelli, a lungo collaboratore del maestro Cavaliere.

“L’universo verde” dello scultore Alik Cavaliere viene esplorato con una poetica sperimentale a partire dalle importanti opere esposte nella mostra, raccontando il rapporto tra Arte e Natura e le tante fonti di ispirazione artistica dalle suggestioni poetiche e filosofiche, con riferimenti a Lucrezio, Campanella, Petrarca, Leopardi, Giordano Bruno, Spinoza, Shakespeare, Rousseau e Ariosto.

«Il gioco dada, la precisione della forma di ascendenza surrealista alternata alla libertà della materia di derivazione informale, il senso artigianale della scultura che convive con l’operazione concettuale, generano opere tra le più singolari e le meno inquadrabili del nostro panorama espressivo» questa una delle sintesi espresse dalla curatrice Elena Pontiggia sul catalogo della mostra.

Questo nuovo documentario del regista Nino Cannatà, interamente prodotto dalla calabrese casa di produzione Lyriks, offre allo spettatore un punto di vista privilegiato sull’arte e la vita di Alik Cavaliere, con il risultato di una visione rarefatta che indaga l’uomo oltre che l’artista, cogliendo i segni, le forme e gli elementi del linguaggio innovativo di uno dei grandi maestri dell’arte contemporanea del secondo Novecento. (rrm)

SERVE UNA TRANSIZIONE ENERGETICA CHE
NON DISTRUGGA IL TERRITORIO CALABRESE

La devastazione del territorio calabrese s’impenna invece di arrestarsi. Così un nutrito gruppo di  associazioni immediatamente sostenuto da intellettuali, artisti, soggetti economici, amministratori, uomini e donne delle istituzioni che il degrado mette in difficoltà, ha ritenuto necessario esprimere sofferenza e al contempo proposte concrete per avviare finalmente una stagione politica orientata al recupero della qualità  ambientale e della serenità sociale nella nostra tormentata regione.

La forma comunicativa prescelta è una lettera aperta al Presidente della Repubblica, invocando «una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi». Perché, si sottolinea, «è paradossale che si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo».

La lettera è stata sottoscritta da oltre 100 firmatari fra sindaci, ex senatori ed ex senatrici, situazioni territoriali, associazioni culturali, uomini e donne della cultura, del cinema, e dello spettacolo, parroci, enti pubblici, camminatori ed esploratori che hanno a cuore l’ambiente e il nostro territorio, contadini, aziende e cooperative agricole. Obiettivo della missiva aperta è quello di creare un effetto mediatico positivo oltre che un minimo comune denominatore tra le tante anime dei soggetti e dei comitati pronti a far nascere, a stretto giro, un coordinamento regionale di tutti coloro che si oppongono all’avanzata dell’eolico e del fotovoltaico stragisti, agli impianti di produzione di energia rinnovabile sostitutivi di boschi, terreni agricoli e suolo naturale.

Caro Presidente, siamo italiani della Calabria,  cittadini a vario titolo impegnati nelle vicende intellettuali, politiche, economiche, sociali e artistiche della nazione, e, spinti dallo stesso disagio, dallo stesso dolore e dalla stessa preoccupazione che hanno già prodotto fermento in altre aree del Meridione e delle Isole, ci rivolgiamo a Lei, considerandoLa un garante del buon senso oltre che della Costituzione, mentre nei territori che abitiamo vengono meno ogni giorno le precondizioni della vita, subiscono duri colpi gli ecosistemi, avanza il degrado ambientale  travolgendo il paesaggio e ogni ipotesi di sviluppo rurale e turistico fondato sulle risorse locali e sul presidio umano delle zone montane e collinari.

Questo vasto e progressivo processo di destrutturazione ecosistemica dei luoghi in cui viviamo è generato da una radicalizzazione degli approcci riduzionistici alla crisi ecologica (affrontata esclusivamente come problema energetico), che hanno creato i presupposti della proliferazione indiscriminata di mega impianti eolici e fotovoltaici. Sono passati ora vent’anni dal decreto legislativo 387 del 2003, il cui dodicesimo disgraziato articolo è dedicato alla Razionalizzazione e semplificazione delle procedure amministrative, e possiamo purtroppo constatare di avere vissuto un assalto senza precedenti alla qualità della nostra vita, siamo entrati in un’epoca che i posteri da noi danneggiati potranno legittimamente chiamare “ il Far West delle fonti rinnovabili”.

Signor Presidente noi chiediamo alla comunità nazionale una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi. Le associazioni, i gruppi, i comitati di cui facciamo parte, in questi ultimi vent’anni di attivismo civico, hanno verificato l’aumento dell’inquinamento e delle difficoltà del vivere quotidiano, e segnalano la diffusione di sfiducia, delusione e risentimento nel corpo sociale. Anche noi pensiamo dunque che la transizione ecologica debba essere ricollocata dentro una prospettiva politica e democratica; le comunità locali non possono più subire i loro paesaggi quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro.

I nostri sindaci, i nostri rappresentanti istituzionali più prossimi, frustrati dall’impossibilità di contribuire a valutazioni così importanti per gli equilibri dei territori che amministrano, sono i soggetti più consapevoli della complessità dei problemi anche da Lei affrontati nei giorni scorsi, quando è  andato a Longarone, sessant’anni dopo il 9 ottobre del 1963,  a commemorare le vittime del disastro del Vajont, 1910 vittime del malgoverno del territorio, del desiderio cieco dell’uomo di piegare a proprio piacimento la natura per guadagnare il massimo profitto, come ha detto il Presidente Fedriga da Lei citato.

Lei ha dimostrato di sapere benissimo, e dunque siamo certi di sfondare una porta aperta, che la buona salute dei suoli, insieme all’arresto del loro consumo mediante quell’intervento legislativo  tanto atteso e in fase di stallo da più lustri, è conditio sine qua  non del  contrasto ai cambiamenti climatici: per catturare l’anidride carbonica, per assorbire in sinergia con le piante l’acqua piovana rendendoci meno vulnerabili in caso di forti piogge, per produrre cibo, legna e habitat per tutti gli organismi indispensabili alle reti di vita in cui noi umani siamo impigliati.

Del resto si tratta di compiti e temi a cui ci richiama l’Ispra, con una continua produzione scientifica che dovrebbe rappresentare la bussola delle amministrazioni in materia ambientale, trovandosi in perfetta sintonia con l’Europa; compiti e temi pienamente accolti dal nostro Piano di Transizione Ecologica, che assume la necessità di individuare per gli impianti fotovoltaici ed eolici le superfici idonee coerentemente con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico in conformità ai principi di minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio (lo stesso piano individua come soluzione migliore lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate come tetti di edifici pubblici, capannoni, parcheggi,  aree e siti oggetto di modifica, cave e miniere cessate).

Non è paradossale, signor Presidente, che a fronte di tutti questi sforzi conoscitivi, di queste indicazioni ufficiali e di questa consapevolezza si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo? Per quali ragioni il nostro sistema paese di cui Lei è il Presidente fa entrare la sostenibilità dalla porta per farla uscire subito dopo a calci nel sedere dalla finestra?

Noi ci aspettiamo da Lei una parola di sostegno nei  nostri confronti, perché abbiamo a cuore interessi generali insidiati al momento dal trionfo di interessi particolari; confidiamo in un pubblico intervento da parte Sua sulla questione di fondo da noi sollevata: l’esigenza di produrre sempre più energia rinnovabile deve essere armonizzata con altre pressanti esigenze, non può intaccare il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Lei il 9 ottobre 2023 ha pronunciato parole sacrosante, alle quali è necessario che seguano fatti concreti, prodotti dai vari attori delle nostre istituzioni e da noi cittadini rimessi nelle condizioni di partecipare a una dinamica democratica degna di questo nome.

Presidente ci muove l’ansia di riconciliarci con il mondo che ci ospita, con la natura e l’ambiente in cui siamo immersi, e  immaginiamo che la resistenza nostra, la voglia di non arrendersi allo strapotere di chi preme con la sua forza economica sulle istituzioni per indirizzarne le scelte a proprio esclusivo vantaggio, sia considerata da Lei un’ancella dei compiti della Repubblica. 

Noi ci sentiamo, mutatis mutandis, simili a Tina Merlin, la cui attività  di informazione e denuncia avrebbe meritato l’ apprezzamento e l’appoggio dei Capi dello Stato in carica in quegli anni. Faccia valere il senno del poi, il senno del dopo Vajont, nei nostri tormentati giorni. Siamo Davide che fronteggia Golia, e ci piacerebbe salire sulle Sue spalle per avere più  coraggio e una più solida base. (rrm)

 

LAMEZIA – In scena Giò di Tonno con “Due di cui uno”

In scena domani sera, al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, lo spettacolo Due di cui uno di Giò di Tonno.

Lo spettacolo rientra nell’ambito della rassegna teatrale Vacantiandu promossa dalla compagnia I Vacantusi e cofinanziato con risorse PAC 2014/2020 Asse VI Azione 6.8.3 ambito 1.6.

«Due di cui uno è uno spettacolo variegato, fra musica e cabaret, in cui le canzoni sono il pretesto per raccontare la vita di tutti e i cambiamenti della società», racconta lo stesso Di Tonno.

Spazio così ai grandi successi dei big della musica italiana nel mondo come Mina, Claudio Baglioni, Mino Reitano, Lucio Dalla e degli autori dei brani più amati (come Maurizio Costanzo).

E poi le applauditissime imitazioni di Franco Califano, Gino Paoli e Riccardo Cocciante.

Proprio a quest’ultimo deve la sua popolarità l’attore, poiché «dopo un anno intero di estenuanti provini mi scelse per interpretare Quasimodo, a quel punto avevo ormai assunto la posizione da gobbo e lui mi disse “Mi hai emozionato, ma sai cantare anche eretto?».

Non resta che prendere posto, lasciarsi sorprendere e divertirsi. (rcz)

REGGIO – Scopelliti: un libro, un comizio o una provocazione alla città?

di FRANCO ARCIDIACO – Sabato sera a piazza Duomo, a Reggio, il collega Piero Gaeta ad un certo punto ha sentito la necessità di precisare urbi et orbi che lì si stava tenendo la presentazione di un libro e non si stava svolgendo un comizio politico. La precisazione è stata opportuna anche perché il libro è uscito già da tre anni, con gran successo di vendita in tutta la regione, e nessuno si è preoccupato di metterlo in evidenza, né di coinvolgere l’autore dell’intervista Franco Attanasio o tantomeno l’editore Pellegrini.

La piazza era gremita, a dimostrazione della popolarità e della stima di cui ancora gode Giuseppe Scopelliti, e nessuno probabilmente si sarà chiesto il perché di questa iniziativa, salvo forse l’amico Eduardo Lamberti Castronuovo che, seduto in prima fila, si è ritrovato al cospetto, nella qualità di maestro di cerimonia, di un probabile, prestigioso e plausibile competitor alla corsa per futuro sindaco di Reggio Calabria, l’imprenditore Maurizio Mauro.

Mauro ha ricordato, con composta veemenza, l’allucinante disavventura giudiziaria occorsa alla sua famiglia e alla sua storica azienda, ha tratteggiato la storia recente della nostra città ed auspicato la scesa in campo di un personaggio che sia, alla stregua di Scopelliti, un “concreto visionario”.

Il dibattito tra Scopelliti e Gaeta si è svolto con tono moderato ed amichevole e Piero ha dovuto sfoderare tutta la sua sapiente professionalità per evitare di fare uscire il ragionamento dai binari impostati da Scopelliti il cui unico obiettivo dichiarato era “far venir fuori la verità sul Caso Scopelliti”. I temi della serata erano due ma solo uno è stato secondo me sviluppato nella giusta direzione. Il primo riguardava il funzionamento della Giustizia nel nostro Paese e bene ha fatto Piero Gaeta a definire paradossale la celerità con cui si sono svolte in questo caso sia le fasi processuali che quelle dell’espiazione della pena; bene ha fatto inoltre Scopelliti a stigmatizzare i ritardi nelle applicazioni delle dovute e legittime misure di semilibertà “ho dovuto subire ben sei rinvii”, sostenendo che “il legislatore non può lasciare campo libero in questa materia ai giudici”.

Secondo me Scopelliti non avrebbe dovuto fare nemmeno un giorno di carcere per i reati che gli sono stati ascritti e sarebbe ora che la tanto auspicata riforma della Giustizia ponesse fine a questo sconcio. Veniamo ora al secondo tema, quello strettamente politico che però non avrebbe dovuto ignorare i due avvenimenti chiave che hanno segnato il decorso della sindacatura Scopelliti: il falso attentato a Palazzo San Giorgio ed il suicidio della dirigente comunale al Bilancio Orsola Fallara.

Lungi da me voler insinuare che Scopelliti sia stato il regista consapevole dell’attentato del 2004 (vedi gli atti del dibattimento “ndrangheta stragista”), ma è innegabile che l’episodio fu un vero toccasana per il sindaco che proprio in quel periodo registrava una forte calo di consensi ed era accolto da bordate di fischi dallo stesso popolo che due anni prima l’aveva portato al trionfo elettorale. Il caso Fallara, poi, servì a scoperchiare l’imbarazzante condizione in cui versavano i conti del Comune e, per usare un benevolo eufemismo, la leggerezza con cui l’Ente veniva amministrato. A Scopelliti, che fieramente rivendica di non “aver mai preso un Euro non mio”, ribatto con le parole di sua figlia riportate da un filmato trasmesso in piazza: “Forse ti sarai fidato delle persone sbagliate”. Alla domanda di Piero Gaeta: «Che rappresenta il Modello Reggio?», Scopelliti ha risposto testualmente: «La definizione è di Gianfranco Fini ed incarnava un’idea di sviluppo, un modello di buona amministrazione che aveva capito qual era la strada giusta che la città doveva imboccare: riconoscere la posizione baricentrica nel Mediterraneo, avviare lo sviluppo turistico, alimentare la sete di successo abbandonando lo stereotipo mafioso che l’aveva contrassegnata fin lì. Era il modello di una classe dirigente che si poneva grandi obiettivi. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, i servi del sistema dominante l’hanno demolito; quella stagione è irripetibile, non ci sono più uomini politici di quella levatura, né classe dirigente e imprenditoriale all’altezza» (sic).

Chiuso il libro dei sogni, Scopelliti si è impantanato in una serie di ricostruzioni degli eventi dell’ultimo decennio che solo a voler essere benevoli si possono definire surreali e non possono che suscitare sarcasmo in chi, come il sottoscritto, si è ritrovato a frequentare Palazzo San Giorgio durante la prima sindacatura di Giuseppe Falcomatà. Beninteso io non alcuna difficoltà a riconoscere il grande valore di alcune iniziative messe in campo da Scopelliti, a partire dal virtuoso utilizzo di Villa Zerbi (2004-2005) con le due fantastiche edizioni di “Sensi Contemporanei” a braccetto con la Biennale di Venezia e le numerose e prestigiose mostre susseguitesi fino alla bellissima “Segni della città che c’era” che nel 2011 ha segnato la chiusura purtroppo definitiva della prestigiosa sede (di proprietà privata). Parimenti prestigioso è stato il concorso di idee che ha portato al progetto del Waterfront della grande archistar Zaha Hadid, così come il mega convegno “Reggio Calabria crocevia del Mediterraneo” che, nel 2009, ha visto convergere a Reggio tutti i sindaci dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Riconosciuto questo, non possiamo certo mettere sullo stesso piano altri eventi effimeri per non dire tamarri che vanno dalla “Passeggiata di Valeria Marini”, alle lunghe serate estive di RTL, alle innumerevoli sagre di compari e comparelli che hanno fatto da idrovora per le casse comunali. Sabato sera Scopelliti ha indicato come segnale di degrado l’abitudine di molti giovani di giocare a morra e ballare la tarantella nelle piazze della città a qualunque ora, gli vorrei ricordare sommessamente che questa abitudine risale al periodo delle tanto decantate notti bianche, ancora rimpiante dai suoi ammiratori e sodali. Ha rivendicato, poi, le innumerevoli iniziative che il Modello Reggio ha riservato ai giovani con i progetti “simil Erasmus” che li portavano in viaggio di studio a Barcellona, Madrid e Malta, dimenticando però di dipanare le ombre che si addensarono sui frequenti viaggi a Malta di personaggi del suo entourage e sui motivi per cui la compagnia Air Malta ha lasciato lo scalo di Reggio rivendicando un credito di 2,5 milioni di euro mai pagati dal Comune.

A seguito di un assist di Gaeta, Scopelliti è arrivato poi ad imputare al povero Giuseppe Falcomatà la responsabilità della migrazione di ben 12mila abitanti della nostra città e a negare l’esistenza di un buco di bilancio “Il buco di bilancio non esiste, i soldi ci sono, non ci sono progetti!”, “Arena ed io eravamo pronti a risanare il bilancio mettendo in vendita la case popolari”(sic); questa è veramente bizzarra perchè non bisogna essere dei grandi economisti per sapere che i ricavi della vendita di patrimonio pubblico sono vincolati a determinati capitoli di spesa e non possono certo essere destinati a risanare un buco di bilancio.

Ora, fermo restando che io ho sempre ritenuta eccessiva ed ingiusta la misura dello scioglimento della Giunta Arena per mafia (tant’è vero che nulla è mai scaturito dalle indagini) ed inutili e dannose le gestioni commissariali, è bene che Scopelliti ricordi che fu proprio quella Commissione a mettere nero su bianco per la prima volta il famoso buco di bilancio che stava sprofondando la città. La triade commissariale dichiarò la condizione di pre-dissesto che consentì per la prima volta di spalmare il disavanzo in dieci anni. Con l’elezione trionfale di Giuseppe Falcomatà sembrò arrivare la speranza di un cambiamento e la svolta che avrebbe dovuto portare ad una nuova stagione e all’emergere della verità. Purtroppo Falcomatà, nonostante le pressanti sollecitazioni delle persone a lui più vicine, sottoscritto compreso, non intese dichiarare il dissesto che avrebbe consentito a lui di ripartire da zero senza fardelli sulla spalle e a chi di competenza di risalire alle cause ed ai responsabili dello sfascio. Furono avviate ancora una  volta procedure che consentirono di rinviare e spalmare nel tempo, cioè sul groppone delle nuove generazioni, i debiti generati dal “Modello Reggio”. Chi ne beneficiarono furono alfine le imprese che si ritrovarono le fatture dei lavori pubblici pagate, mentre la cittadinanza dovette fare i conti con tributi alle stelle, servizi carenti o assenti e nebulose manovre finanziarie. Con un po’ di onestà intellettuale Scopelliti dovrebbe ammettere oggi che tutto sommato Giuseppe Falcomatà gli ha reso un gran favore non dichiarando il dissesto. La Storia dirà se Falcomatà abbia sbagliato o meno, ma sicuramente non gli sono mancati il coraggio, l’onestà e la buona fede.

Tornando al raduno di Piazza Duomo, il mood della serata è stato ampiamente mantenuto anche a rischio di ricorrere a menzogne marchiane quale quella di rivendicare il merito del progetto del Waterfront, omettendo di dire che lo stesso andrà in porto solo a grazie a Giuseppe Falcomatà che ha pagato (con il primo debito fuori bilancio della sua sindacatura) la milionaria parcella di Zaha Hadid che Scopelliti e soci avevano dimenticato di saldare; così come clamorosa è l’accusa rivolta all’attuale sindaco di non essere riuscito a sbloccare i cantieri del Decreto Reggio ben sapendo che ogni qualvolta si riusciva ad intercettare una tranche, la relativa cifra veniva subito sottoposta a sequestro dalle numerose aziende in stato di contenzioso col Comune. Non intendo comunque qui ergermi a difensore di Falcomatà junior, non è questo il mio intento ma non posso nemmeno permettere che si sbandieri per “operazione verità” una ricostruzione faziosa e di parte di un periodo buio della storia della nostra città.

La serata è comunque servita a chiarire le intenzioni di Scopelliti che, dietro specifica domanda di Gaeta, ha detto testualmente: “Non torno perché mi sono già immolato. Dobbiamo però tornare a parlare di politica… lo farò ma non in prima persona… io se interpellato dirò la mia e darò un contributo… la città ha bisogno di pacificazione e si può fare arrivando e ricercando la verità… Sono qui non per tornare in politica ma per rendere un servizio alla mia gente.”

Applausi scroscianti e tutti al bar a sorbire un buon caffè… Mauro naturalmente. (fa)

 

 

 

 

 

 

 

 

REGGIO – La mostra “Scatti Mediterranei”

Fino al 24 ottobre, al Palazzo della Cultura Pasquino Crupi di Reggio Calabria è possibile visitare la mostra fotografica Scatti Mediterranei – %3°/54° Incontro d’Arte Fotografica, organizzato dal Cine Foto Club Vanni Andreoni.

Il programma prevede l’esposizione di mostre fotografiche (18/24 ottobre): “Gelsomino” di Alfio  Bottino; “La terza immagine” di Rosa Salvia; “40° Corrireggio” di Leo Fiumara, Enzo Antonino e archivio Corrireggio 2023. Inoltre, saranno esposte le immagini ammesse e premiate al concorso  naturalistico 2023 “Sergio Tralongo – II Edizione”, raccomandazione FIAF 2023U01, organizzato  dall’Associazione “Stazione Ornitologica Calabrese” in collaborazione con il Cine Foto Club Vanni  Andreoni. 

Quest’anno si è dato spazio alla manifestazione reggina Corrireggio, che compie 40 anni di attività, sia  con una mostra sia con un audiovisivo che riepiloga le 40 edizioni svolte.  

Altre due mostre completano gli spazi espositivi: “Gigantografie” di Vanni Andreoni e “Raccolta  d’immagini” di Aldo Fiorenza

Questo pomeriggio, dalle 17, si è in programma “Incontro con Vanni Andreoni 25 anni  dopo”; “Incontro con Aldo Fiorenza 1 anno dopo” con interventi spontanei di amici e dei rispettivi  familiari. 

Domenica mattina 22 ottobre, dalle 9 alle 13 si svolgerà il 18° Concorso Fotografico  Nazionale Vanni Andreoni, per le sezioni Portfolio e Immagini Singole. 

Dopo la pausa pranzo, dalle 15.30, la manifestazione riprenderà i propri lavori presso la sede di  “Arci Samarcanda”, sita anch’essa in via Emilio Cuzzocrea, però al civico 11 – Reggio Calabria, con  la riunione della giuria del concorso; la proiezione e presentazione delle mostre in esposizione da parte  degli autori; la proiezione delle immagini del concorso “Sergio Tralongo” con intervento di Giuseppe  Martino e dell’audiovisivo “40° Corrireggio 2023” con intervento di Nuccio Barillà.  

Seguiranno, la premiazione del 18° Concorso Vanni Andreoni e la consegna degli attestati a chiusura  della giornata. (rrc)