È un dato preoccupante, quello rilevato da Coldiretti Calabria: in Italia la produzione alimentare è crollata, registrando una riduzione del 4% a ottobre rispetto al periodo dell’anno precedente.
Sulla base dei dati Istat, infatti, l’Associazione ha rilevato una «frenata preoccupante nella preparazione delle scorte per le tavole del Natale in cui tradizionalmente si verificano i valori più elevati di consumi alimentari di tutto l’anno».
«È il risultato – continua la Coldiretti – delle difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari mettono meno prodotti nel carrello ma è anche il segnale dei problemi della filiera produttiva alle prese con l’esplosione dei costi di energia e materie prime».
«Bisogna intervenire sui rincari dell’energia,logistica e materie prime che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese», ha dichiarato il presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto nel sottolineare che «la filiera agroalimentare nella nostra regione vale oltre 2 miliardi di €uro e costituisce un comparto chiave per lo sviluppo dell’economia, dove rappresenta il settore economico più importante e l’elemento distintivo delle produzioni regionali con un dispiegamento di attività che vanno dalle aziende agricole, ai lavoratori impegnati, industrie alimentari, ristorazione e punti vendita al dettaglio».
«Ci auguriamo che le festività natalizie e capodanno – ha concluso – possano contribuire ad invertire la situazione e segnino un nuovo inizio per il sistema economico, i cittadini e famiglie.
«L’inflazione che purtroppo non mostra rallentamenti, il timore della recessione e della situazione che durerà anche nel 2023 (sei persone su 10), svuota infatti le tavole di oltre la metà delle famiglie calabresi, costrette a tagliare le quantità di cibo a causa dei rincari nel carrello della spesa. Se si considera la fascia di popolazione a basso reddito – sottolinea Coldiretti – la percentuale di chi riduce la quantità del cibo sale addirittura oltre il 60%. Accanto a chi è stato costretto a mettere meno prodotti nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c’è più del 40% che preferisce addirittura risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi)».
«Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali – rileva Coldiretti – sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44%. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). E il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%)».
«L’intera filiera agroalimentare – viene rilevato – è sotto pressione a partire dall’agricoltura dove si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti – continua la Coldiretti – riguardano anche l’alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica». (rcz)