LA PRESIDENTE INVOCA PRECAUZIONI IN PARTENZA: «NON SCARICHI TUTTO ALLE REGIONI D’ARRIVO»;
Giuseppe Conte

Conte ‘autorizza’ il nuovo esodo verso il Sud
La Santelli: ne dovrà rispondere il Governo

Il via libera del Governo al ritorno a casa dei meridionali bloccati al Nord, preoccupa la presidente Santelli: «Le misure di contenimento attuate dalle Regioni del Sud possono essere gravemente compromesse da questa decisione di autorizzare ritorni in massa da zone ancora con altissimi numeri di contagio. Conte ed il suo governo si assumano la responsabilità piena delle loro scelte». Ma sono gli annunci del Presidente Conte che inquietano gli italiani e non solo i calabresi. 

di MARIO NANNI

«Siete sull’orlo dell’abisso, ma con me farete un passo avanti»: così un generale che cercava di rincuorare i suoi soldati ottenne l’effetto opposto incappando, per un uso malaccorto delle parole, in un corto circuito non solo semantico ma psicologico. In un corto analogo è incappato, per una apparente disinvolta sicumera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa pomposamente annunciata per illustrare la cosiddetta fase due dell’emergenza coronavirus. In realtà una edizione riveduta e (s)corretta della fase uno, con qualche aggiunta. E molti punti interrogativi senza risposta, finora.

Conte ci ha messo tutta la buona volontà dello studente che si impegna per fare bella figura, quasi del primo della classe che dice che altri compagni ( leggi: altri governi europei) aspettano il suo compito per copiarlo. Ma, di là da questa botta di vanità che voleva forse rassicurare ma si presta ad amabili sfottò, il presidente del Consiglio è apparso a tratti incerto e non persuasivo mentre snocciolava la casistica delle situazioni: questo sì questo no. Come un attore che non crede fino in fondo neanche lui nel copione che recita, un copione scritto da altri, sotto la dettatura dell’esercito dei suoi consiglieri, consulenti, esperti, task force, Conte è caduto su alcune spie linguistiche che la dicono lunga su come questo governo stia affrontando la situazione. E soprattutto su come intende disegnare e gestire le fasi successive.

Speriamo solo che il numero di queste fasi non superi quello delle fasi lunari. Sciorinando le decisioni che andranno in vigore dal 4 maggio, il presidente del Consiglio ha usato questa formula: «consentiremo l’accesso a ville, a parchi pubblici ecc. Consentiremo di allungare le passeggiate. Consentiremo questo, consentiremo quello. Un momento! Consentiremo!!! Cioè una concessione? Ma il presidente del Consiglio si rende conto di parlare come il sovrano che “concedeva” i diritti, cioè la Costituzione? Dal giurista Conte non ci si aspetta che parli un simile linguaggio da ‘’Costituzione octroyée’’. Qui sono in ballo diritti fondamentali, cominciando da quello di circolazione, per poi passare al diritto di riunione, ai diritti religiosi, umani, culturali. Diritti a cui gli italiani da tante settimane pazientemente e disciplinatamente stanno rinunciando.

Ma quousque tandem? Per poi sentir parlare, quasi con stupefacente degnazione di questi diritti in termini di concessioni. Con toni e approccio quasi burocratico da dandy disarmato. Forse Conte ha deciso di dismettere i panni di ‘’avvocato difensore’’ del popolo italiano, quale si presentò dopo il primo incarico di fare il governo nel 2018, per indossare quelli del ‘’tutore’’ degli italiani? Da un presidente del Consiglio, per giunta giurista, si esige che si dimostri una esatta percezione della corrispondenza tra le parole e le cose.

Quel ‘’vi consentiremo” detto una volta può passare, ma ripetuto più volte proprio non può essere accettato. Le parole sono conseguenza delle cose, e non vorremmo che il presidente Conte si specchi come Narciso nei sondaggi e nel consenso che gli sono favorevoli e che si è forse anche guadagnato, e ritenga di potersi permettere certe sortite o espressioni da marchese del Grillo. In un periodo in cui per l’emergenza il ventaglio dei poteri del governo si è allargato a dismisura, nella tolleranza di un Parlamento piuttosto afono. E nell’assenza dalla scena e nel silenzio del Partito democratico, e del Movimento 5 Stelle, tormentato da convulsioni interne e troppo occupato dal mettere mano su nomine negli enti e leve di potere. Mentre Conte, come dicono a Roma si va ‘’allargando’’.

E legittimamente dal suo punto di vista si compiace dei sondaggi a lui favorevoli. Ma a Conte, pur apprendista della politica che ha tuttavia imparato in fretta a gustare l’ebbrezza del potere, non è sconosciuta questa verità o costante storica: nei momenti di grande difficoltà come questo che gli italiani stanno vivendo, la gente cerca sicurezza, riparo, rassicurazione e si stringe attorno al proprio governo e a chi lo guida. Poi passata la tempesta, si vedrà. Il presidente del Consiglio tenga conto di questo dato. Ciò non toglie che al governo non si possano muovere critiche, senza essere sospettati di portare acqua al mulino di Salvini. Questo è un ricatto intellettuale inammissibile. Escludiamo che Conte voglia abusare della pazienza degli italiani, però almeno non dia l’idea di sottovalutare la loro intelligenza. Ma le spie linguistiche nella conferenza stampa di domenica sera non finiscono qui.

«Nella fase due – (ma non è neanche una fase una e mezzo, NdR), ha detto –  dovremo convivere con il virus». Ma perché, nella ‘’fase uno’’ gli italiani con chi e con che cosa hanno convissuto?! Qui non si tratta di fare una puntigliosa e pregiudiziale esegesi, quasi alla moviola, delle parole di Conte, al quale va comunque il rispetto e l’apprezzamento per l’impegno che ci sta mettendo. Le sue ammiratrici ci tengono ad aggiungere che ci sta mettendo anche l’anima . E che!?, non si vede? Ma Conte non sembra rendersi conto che può dare anche fastidio questo approccio da contabile alla limitazione dei diritti, al di là di rituali e fugaci ammissioni su come si sia pasticciato su certi provvedimenti. Un esempio su tutti: le autocertificazioni. E se non si rende conto, non è una attenuante, è preoccupante. Vorrebbe dire che certi atteggiamenti ‘’sovranisti’’ gli vengono naturali.

“Se vuoi bene all’Italia stai a distanza”, è lo slogan del governo per convincere gli italiani a rispettare i limiti di distanziamento, ed è stato proclamato domenica sera da Conte. Se vuoi bene all’Italia!.? Il presidente del Consiglio ha forse voluto rendere omaggio ai sovranisti con questo slogan patriottico? Non sarebbe più efficace e persuasivo lo slogan “se vuoi salvare la salute, se vuoi salvare la pelle?” Perché di questo si tratta, prima la salute, il resto, come si diceva dell’intendenza, seguirà.

Per andare infine al merito di certe misure annunciate, a macchia di leopardo, con una dettagliata casistica da far invidia alla scuola dei gesuiti, ci sono molte cose che lasciano perplessi.. Saranno consentite per le cerimonie funebri non più di 15 persone. Chi vigilerà che siano 15 e non 16? Dopo l’elenco degli invitati ai matrimoni avremo la lista degli invitati ai funerali? I sentimenti, anche quelli più sacri, sono finiti nell’ingranaggio di una occhiuta burocrazia. Sarà una delle cose più tristemente e penosamente memorabili di questi tempi, questa restrizione o negazione della vicinanza alle persone care che ci hanno lasciato.

Pare che riapriranno le biblioteche. Non lo si poteva fare prima, visto che in molte biblioteche ci sono sale vaste e numerose e organizzando turni e limitazione di accessi si potevano bene rispettare le norme di prudenza e di distanza, consentendo così la ricerca e gli studi? Ma la cultura sembra essere non in cima ai pensieri di questo governo.

Basti pensare a come da subito e senza aspettare l’evolversi della situazione, si è deciso che la scuola riapra a settembre! Su questo ha menato scandalo in un recente articolo Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, per il messaggio devastante che si trasmette ai giovani e agli studenti. E ora che migliaia di lavoratori tornano in fabbrica, i loro bambini chi li terrà? Conte è apparso preoccupato che queste parziali liberalizzazioni, se non supportate da comportamenti responsabili, possano far tornare il contagio vanificando i risultati fin qui raggiunti, preoccupazione peraltro non infondata,. Si è spinto a dire: se questo dovesse accadere, i danni per l’economia sarebbero irreversibili. E ha parlato delle mascherine, che saranno ormai l’oggetto da indossare tutti i giorni, già terreno di speculazioni dei soliti affaristi che puntualmente prosperano durante i tempi di guerra e le calamità.

Conte ha chiesto all’alto commissario Arcuri di adoperarsi per calmierare il prezzo delle mascherine. Presidente Conte, faccia esercitare la vigilanza anche sui prezzi delle merci, dei supermercati e degli altri prodotti di consumo, ora che si tornerà anche alla vendita al dettaglio. C’è un allarme prezzi che va tenuto presente.

Non si ripetano errori del passato quando, con il passaggio dalla lira all’euro, non si mantenne per un tempo più lungo il regime e l’esposizione dei doppi prezzi. Tutto ciò creò uno spostamento di ricchezza da un ceto all’altro e i ceti medi ne pagano ancora le conseguenze. Di andare al mare per ora non si parla, anche se gli operatori turistici chiedono di sapere almeno delle date per poter programmare la stagione. Gli italiani sommersi da circolari, dpcm, autocertificazioni (che resteranno), cercano lumi sul sito di Palazzo Chigi nella rubrica: domande frequenti. Pescando nelle risposte, pare che chi chi abita vicino al mare possa già fare il bagno. Commenta sarcastico il costituzionalista Giovanni Guzzetta: ora abbiamo una nuova fonte del diritto, il sito di Palazzo Chigi. Dopo il caso delle biblioteche, le chiese ancora chiuse alle cerimonie.

Escluse le chiese di piccole dimensioni, nelle cattedrali, non solo delle grandi città ma anche di tante città di provincia del Bel Paese, tenendosi a distanza e con la mascherina i fedeli non possono pregare ? Le autorità ecclesiastiche cominciano a dar segni di nervosismo. Conte rassicura, somigliando sempre più al conte zio manzoniano: troncare, sopire, smussare, rinviare, diluire, annunciare approfondimenti (bisogna pur dare tempo ai vari sinedri di partorire idee e proposte), spostare più in là, come la linea dell’orizzonte.

I Promessi sposi, che parlano di peste e di sofferenze e di morte per la pestilenza, è un testo che andrebbe riletto in questi tempi. Ci sono aspetti dell’Italia del ‘600 che sembrano rivivere nel costume di una Italia eterna e soprattutto in chi ci governa (le gride delle autorità che cercavano di fronteggiare il contagio, la rottura del legame sociale, la paura dei contatti).

È una lettura, anzi una rilettura , oltre alla Peste di Camus, che umilmente ci permettiamo di suggerire al presidente del Consiglio. Anche perché nei Promessi sposi oltre al Conte zio c’è anche la figura dell’Azzeccagarbugli.

Quest’ultima figura, per l’avvocato Conte, sarebbe una ben deludente mutazione. Da non augurarsela, per il bene non solo ( e non tanto) suo ma di questa povera Italia. (mn)

[courtesy Prima Pagina News]