Fase 2. Amarelli, Confindustria Cosenza: ripartenza a rischio in assenza di aiuti

Sono troppi i rischi di un inevitabile ritardo nella ripartenza per la cosiddetta Fase due: imprenditori, esercenti e commercianti hanno grosse difficoltà di cassa e il bilancio della prima settimana di riapertura delle attività commerciali e produttive non è brillante. Lo sostiene il presidente degli industriali di Cosenza Fortunato Amarelli secondo il quale «Le aziende devono gestire un ritorno non facile. Complicato perché denso di procedure, formazione, approvvigionamenti ed organizzazioni interne nuove. Il tutto con la difficoltà di dover affrontare queste novità dopo due mesi di fermo, con evidenti problemi di flussi di cassa. Con grande dignità gli imprenditori si stanno facendo carico di questa grave situazione in attesa di strumenti concreti che possano permettere di pensare al futuro in maniera positiva. La paura di non reggere quest’onda d’urto – denuncia il presidente di Confindustria Cosenza – rischia di indurre a ridurre costi, investimenti e progettazione. Questo l’Italia non può permetterselo. Le misure messe in campo dal Governo che riguardano la cassa integrazione o l’accordo sulla moratoria sui prestiti, hanno funzionato e sono fondamentali in questa crisi. Il decreto liquidità invece sta presentando non poche criticità nella gestione operativa. È stato chiesto alla banche – ricorda Amarelli – di fungere da intermediarie nell’erogazione per arrivare con rapidità a ristorare gli imprenditori. In realtà il sistema si è inceppato. Le banche, non sentendosi garantite a sufficienza, non hanno voluto cedere sulla loro discrezionalità. Quello che sembrava essere un ottimo strumento sulla carta, nell’attuazione pratica è servito quasi a nulla. La speranza è che attraverso le modifiche apportate possa tornare ad essere utile. In ogni caso, arriverà in forte ritardo».

In un’intervista all’Adnkronos – Amarelli ha detto che «La burocrazia non permette di porre in essere azioni che poi abbiano effetti immediati sul sistema produttivo. Gli strumenti messi in campo sono sufficienti, ma sulla capacità di arrivare presto nell’economia bisogna ancora lavorarci. I ritardi comportano la difficoltà delle aziende di far fronte alle proprie scadenze ed il rischio di fallire per il Covid-19. Non possiamo pensare – sottolinea il presidente di Confindustria Cosenza – che società già in difficoltà che stavano per cessare le attività si risollevino ora, però non dobbiamo far chiudere quelle che funzionavano. Se un’azienda muore, perdiamo la capacità di produrre ricchezza e di erogare stipendi. Il presidente di Confindustria in maniera decisa aveva chiesto ad inizio pandemia  di dare liquidità alle imprese, di poter sottoscrivere dei mutui trentennali garantiti dallo Stato, di saldare i debiti con i privati maturati dalle pubbliche amministrazioni e si sbloccare i 150 miliardi di euro stanziati per le opere pubbliche. Atti che se posti in essere in tempo sarebbero stati sufficienti per superare questo periodo creando anche posti di lavoro. Servono con urgenza strumenti nuovi di sostegno al consumo: imprenditori e cittadini devono essere incentivati ad investire nel futuro altrimenti tenderanno al risparmio. Ai miei colleghi – conclude Amarelli – dico di avere fiducia nel futuro perché gli imprenditori devono mantenere l’ottimismo che è alla base del nostro lavoro. Possiamo essere noi in questa fase a fare la differenza, se continueremo a progettare e a far crescere le imprese, risolleveremo l’occupazione e l’economia del Paese».  (ed)

La fotografia è di Luigi Salsini

Per qualche tavolino in più: Boccia vs Santelli
Non serve a nulla il ricorso al Tar del ministro

di SANTO STRATI – Se il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia avesse tenuto a mente quanto scrisse Romano Prodi contro i tribunali amministrativi, probabilmente avrebbe potuto evitare di crearsi l’immagine del burocrate tutto scartoffie che mal si attaglia a un fine (e apprezzatissimo) professore di economia, con tanto di master alla Bocconi. Com’è noto, dopo la formale diffida (di cui non si trova obbligo nella giustizia amministrativa) ha annunciato il ricorso al Tar contro l’ordinanza della Presidente Santelli sulla riapertura di bar e ristoranti, purché con tavoli all’aperto. Un’ordinanza che – è bene ribadirlo – non impone alcun obbligo di alzare le saracinesche per gli esercenti, ma offre la facoltà a chi voglia di poter “ricominciare” l’attività, servendo ai tavoli, pur nel rispetto delle rigorose norme di distanziamento e di prevenzione sanitaria imposte dai vari decreti del Presidente Conte.

Alla fine, bisognerà convenire che lo scontro tiene banco giusto per qualche tavolo di trattoria: Conte aveva autorizzato il servizio di asporto, la Santelli ha aggiunto qualche tavolino all’esterno. In Calabria il clima permette persino di bersi una cioccolata calda all’aperto durante i mesi invernali, figurarsi ora con la bella stagione. E l’involontario suggerimento della presidente Jole è stato subito recepito da diversi presidenti di Regione, a cominciare da Zaia, ma anche e soprattutto da diversi esercenti al di fuori della Calabria. Tanto per fare un esempio, stamattina a Roma, molti bar hanno riaperto mettendo fuori un tavolino dove servire il caffè o il cappuccino “da asporto”. Vietato avvicinarsi al bancone, ma lecito “asportare” dal tavolino davanti al bar l’irrinunciabile espresso…

A cosa è servito l’annuncio della diffida e cosa succederà adesso con il ricorso al Tar? Andiamo per ordine. Romano Prodi, nel 2013 in un articolo sul Messaggero riferiva dell’amara ironia di un investitore che proponeva di abolire Tar e Consiglio di Stato per non legare le gambe all’Italia. «Non posso – scriveva Prodi – non notare che il ricorso a questi tribunali è diventato un fatto normale ogni volta in cui si procede a un appalto o che sia pronunciato l’esito di un concorso pubblico o una qualsivoglia decisione che abbia un significato economico. Il tutto senza sostanziali limiti al ricorso». Ecco, quali sono i vantaggi di un ricorso che mette davanti agli occhi dei cittadini un doloroso confronto tra diverse amministrazioni dello Stato? La risposta è semplice: nessuno. Il Tar dà ragione a uno dei due contendenti e decide se un provvedimento può avere ancora validità di legge o meno.

Nel caso specifico, il ministro Boccia ha dapprima fatto una diffida, affidandola ai giornali (e qui si potrebbe disquisire a lungo come entrambi i contendenti Boccia vs Santelli hanno saputo sfruttare lo scontro in termini di visibilità mediatica) e stamattina – sempre attraverso la stampa – ha fatto sapere che ricorrerà al Tar.

Bene, il cittadino comune che conosce i tribunali amministrativi regionali (Tar) quasi esclusivamente per aver sempre letto della lentezza con cui istruisce le pratiche e quindi deposita poi le sentenze, avrà ghignato pensando a come se le studia tutte il ministro Boccia per apparire in tv e sui giornali. A pensar male si fa peccato – diceva Andreotti – ma spesso ci s’azzecca. Ecco perché tutta la storia, più che un duello per il rispetto della normativa, sembra più una sfida mediatica a chi appare di più.

Secondo la prassi amministrativa, non c’è bisogno di diffida prima di ricorrere contro un provvedimento di un organo dello Stato. Boccia lo ha fatto “per cortesia istituzionale”? mah… Certo si è conquistato le prime pagine, regalando altresì (e gliene siamo grati da calabresi) una grande visibilità alla nostra regione e alla sua Presidente. Poi ha annunciato il ricorso al Tar. Ma di quale città? La competenza è regionale e poiché è un’ordinanza della presidente della Regione Calabria, il ministro Boccia dovrà far presentare il ricorso al Tar di Catanzaro. E, a quanto pare, l’Avvocatura generale dello Stato sta lavorando alacremente sul documento da presentare al tribunale del Capoluogo. Per ottenere, in questo caso, un decreto votato dai componenti del Tar calabrese che si tradurrà presumibilmente in una sospensiva, in attesa del giudizio. Oppure potrebbe contare su un decreto d’urgenza del presidente del Tar che delibera senza bisogno di consultare gli altri membri, varando un provvedimento che – notate bene – non è impugnabile.

Detto in parole povere si sta sollevando un polverone inutile che si poteva tranquillamente evitare, dato che – al massimo – il Tar potrà decidere di sospendere la validità dell’ordinanza n. 37 della Santelli e cioè impedire agli esercenti dei locali pubblici di avvalersi della facoltà di mettere qualche tavolino fuori del bar, senza alcun’altra conseguenza né di natura penale né civile per la Presidente.

Fin qui il ministro ha fatto la sua parte, quale strenuo difensore del rispetto delle normative, ma ha ricevuto una fiera e decisa risposta da parte del presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini che gli ha rinfacciato l’inesistenza di una cosiddetta “clausola di supremazia” che consente al potere centrale di sospendere l’autonomia delle Regioni.

Ci è piaciuta meno – nella sua enfasi mediatica – l’accusa alla Santelli sull’utilizzo dei tamponi. A mezzo stampa Boccia ha detto: «Mi sarei aspettato un impegno forte e radicale come quello messo nell’ordinanza. Ne abbiamo spediti 84mila ma ne hanno fatti solo 37mila per 2 milioni di abitanti». Gli ha replicato, giustamente piccata, la Santelli rivendicando «una media di un test ogni 55 abitanti. Un risultato tra i più alti tra le regioni del centro-sud che registrano una media di 1 test ogni 60 abitanti». E questo «nonostante le difficoltà dovute non alla disponibilità dei tamponi ma al reperimento dei reagenti e soprattutto delle attrezzature per effettuare i test nei cinque laboratori regionali».  La schermaglia per l’ordinanza offre il pretesto per versare (senza ragione) un po’ di fiele per alimentare la polemica politica dell’opposizione. Ma Tallini è stato chiaro anche nei confronti di chi (il commissario pd Graziano e il capogruppo Bevacqua)  lo accusava di parzialità:  «Difendere le prerogative costituzionali della Regione in materia sanitaria e in riferimento alla ‘fase 2’ nella polemica col Governo, a proposito delle ordinanze della presidente Santelli, tutto mi pare tranne che un atto di parte. Il dibattito sulla potestà legislativa concorrente come disciplinata dalla riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 e che nell’emergenza pandemica ha generato molteplici e vistose incomprensioni,  è d’altronde di stringente attualità non solo fra costituzionalisti ma anche tra le forze politiche». E a Boccia il giorno prima aveva chiaramente detto – perché riferisse al Governo – «non ci faremo piegare e risponderemo con altrettanta fermezza» all’«esibizione muscolare” dell’esecutivo con il ricorso al Tar.

Quindi, un’altra storia di ordinaria burocrazia, con la differenza che se il ricorso fosse presentato da un privato, non avrebbe la tempistica velocissima prevista in casi come questo. Scusate, ma a parte la bella visibilità per la Calabria – che ne guadagna in reputazione lanciando l’idea di essere una meta ideale per il turismo “interno” come regione covid-free, agli italiani il ministro Boccia, in nome e per conto dell’ “aspirante sovrano” Conte  (che graziosamente “concede” ai sudditi), questa sceneggiata la poteva risparmiare. Del resto, un po’ di pepe nella patria del peperoncino, alla fine, non toglie il giusto sapore del “diavolicchio” calabrese. E il messaggio rimane uno solo: venite in Calabria non solo perché è unica,bellissima e inimitabile, ma persino virtuosa e lungimirante nella gestione dell’emergenza covid. (s)

Il marketing territoriale dell’ordinanza sui bar: nessun obbligo, è solo “possibile” riaprire

L’ordinanza di ieri sera della Santelli sta provocando un vespaio di polemiche, ma la stragrande maggioranza di chi s’indigna non l’ha letta. Non c’è nessun obbligo, bensì è data la facoltà a ristoratori e proprietari di locali pubblici – ove sussistano le condizioni di distanziamento e di sicurezza previste – di poter riaprire se dispongono di tavolini e spazi all’aperto.

Parliamoci chiaro: è una magnifica operazione di marketing territoriale e il genio che l’ha suggerita alla presidente Santelli merita il dovuto apprezzamento. Spiazzando tutti (com’è ormai sua abitudine) la Santelli ha firmato ieri sera l’ordinanza che non è un “liberi tutti” ma un’apertura di fiducia nei confronti dei calabresi, e soprattutto è un messaggio che arriva diretto nelle case degli italiani: la Calabria aspira ad essere una regione Covid-free e visto che quest’anno si dovranno fare vacanze “interne” quale destinazione migliore per chi vuole mettersi alle spalle gli “arresti domiciliari” e le (pur giuste) privazioni? La Santelli è riuscita a far parlare della Calabria, con una notizia che è diventata l’apertura dei principali tg. Non è un gesto di scellerata coscienza, ma un’accorta mossa di propaganda territoriale che va ascritta a suo merito. Un’operazione di recupero di reputazione che farà molto bene alla nostra terra.

Se si scorrono i tweet di sdegno che sono stati inviati alla Santelli, s’intuisce come l’indignazione non faccia altro che confermare che l’operazione di marketing è perfettamente riuscita. Del resto, che si debba pensare a riaperture differenziati, pur parziali, è l’unica strada percorribile. Non vengono meno le condizioni di sicurezza e di prevenzione con la “possibilità” di apertura (volontaria) al pubblico di locali, bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie. Certo, la cerchia di chi potrà aprire è necessariamente ristretta: non tutti hanno la possibilità di mettere tavolini all’aperto, c’è chi ha un bar microscopico, un tempo allegramente affollato anche solo per il rito del caffè del mattino, o chi ha una gelateria dentro un chiosco. Evitare gli assembramenti è, in tutta evidenza, un imperativo categorico al quale non si sottrae l’ultima ordinanza della Santelli.

È un’opportunità e un gesto di fiducia verso i calabresi che hanno disciplinatamente rispettato i vari divieti: ricordiamoci che la Calabria è stata una delle prime regioni a chiudere i “confini”, limitando al massimo i rischi di contagio. Le polemiche (che possono essere utili in chiave politica – Callipo l’ha subito definita “un’ordinanza imprudente”) devono confrontarsi col senso di responsabilità che i calabresi hanno dimostrato fino ad oggi di avere. Intanto, si parla della Calabria e s’insinua l’idea della regione-covid-free. Brava, Jole, i calabresi intelligenti apprezzeranno (anche senza andare a farsi la granita sui lungomare o il caffè sul corso principale). Il premier Conte già lancia fulmini e saette e preannuncia la bocciatura dell’ordinanza. E, come per la smentita sui giornali (“è una notizia data due volte”), il messaggio positivo sulla Calabria da mettere nell’ideale promemoria delle vacanze è già passato e ripasserà di nuovo… (s)

(nella foto di copertina una suggestiva immagine dell’estate scorsa all’Hotel Rocca della Sena di Tropea (da Tripadvisor)

L’ORDINANZA

Ecco la nuova ordinanza che autorizza in Calabria la riapertura di bar e ristoranti che abbiano tavoli all’aperto e siano in grado di rispettare le misure minime anticontagio già indicate nelle precedenti ordinanze. «Misure nuove – ha detto la Santelli –, al pari di altre regioni e alcune uniche sul territorio nazionale; tutte parlano il linguaggio della Fiducia. Poiché in queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che oggi la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del Governo».

A partire da giovedì 30 aprile:

1. Sono consentiti gli spostamenti all’interno del proprio Comune o verso altro Comune per lo svolgimento di sport individuali;

2. Sono consentiti gli spostamenti per raggiungere le imbarcazioni di proprietà da sottoporre a manutenzione e riparazione, per una sola volta al giorno;

3. È confermato il disposto dell’Ordinanza n. 32/2020 in materia di attività agricole e di conduzione di piccoli allevamenti di animali svolte in forma amatoriale, di stabilimenti balneari, di attività di trasformazione dei prodotti industriali;

4. È confermato il disposto dell’Ordinanza n. 36/2020 per come integrato da quanto previsto dall’art. 1 lettera a) del DPCM 26 aprile 2020;

5. È consentita la ripresa delle attività di ristoranti, pizzerie, rosticcerie per la preparazione dei relativi prodotti da effettuarsi a mezzo asporto;

6. È consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto;

7. Le attività di cui ai punti 5 e 6 possono essere riattivate presso gli esercizi che rispettano  le misure minime “anti-contagio” di cui all’allegato 1 parte integrante alla presente Ordinanza e ferma restando la normativa di settore;

8. Sono consentiti gli spostamenti per l’assistenza a persone non autonome, ivi comprese quelle per le quali occorre prestare assistenza ai sensi della L. n. 104/92 e s.m.i., in quanto rientranti nei motivi di salute, nonché il contenuto dell’Ordinanza n. 29/2020 nei punti dal 4 al 9 e nell’allegato 1, ove non in contrasto con la presente Ordinanza;

9. È consentita l’attività di commercio di generi alimentari presso i mercati all’aperto, inclusa la vendita ambulante anche fuori dal proprio Comune, fermo restando il rispetto delle distanze interpersonali e l’uso delle mascherine e guanti;

10. È consentita l’attività di commercio al dettaglio, anche in forma ambulante di fiori, piante, semi e fertilizzanti. (rp)

 

Conte ‘autorizza’ il nuovo esodo verso il Sud
La Santelli: ne dovrà rispondere il Governo

Il via libera del Governo al ritorno a casa dei meridionali bloccati al Nord, preoccupa la presidente Santelli: «Le misure di contenimento attuate dalle Regioni del Sud possono essere gravemente compromesse da questa decisione di autorizzare ritorni in massa da zone ancora con altissimi numeri di contagio. Conte ed il suo governo si assumano la responsabilità piena delle loro scelte». Ma sono gli annunci del Presidente Conte che inquietano gli italiani e non solo i calabresi. 

di MARIO NANNI

«Siete sull’orlo dell’abisso, ma con me farete un passo avanti»: così un generale che cercava di rincuorare i suoi soldati ottenne l’effetto opposto incappando, per un uso malaccorto delle parole, in un corto circuito non solo semantico ma psicologico. In un corto analogo è incappato, per una apparente disinvolta sicumera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa pomposamente annunciata per illustrare la cosiddetta fase due dell’emergenza coronavirus. In realtà una edizione riveduta e (s)corretta della fase uno, con qualche aggiunta. E molti punti interrogativi senza risposta, finora.

Conte ci ha messo tutta la buona volontà dello studente che si impegna per fare bella figura, quasi del primo della classe che dice che altri compagni ( leggi: altri governi europei) aspettano il suo compito per copiarlo. Ma, di là da questa botta di vanità che voleva forse rassicurare ma si presta ad amabili sfottò, il presidente del Consiglio è apparso a tratti incerto e non persuasivo mentre snocciolava la casistica delle situazioni: questo sì questo no. Come un attore che non crede fino in fondo neanche lui nel copione che recita, un copione scritto da altri, sotto la dettatura dell’esercito dei suoi consiglieri, consulenti, esperti, task force, Conte è caduto su alcune spie linguistiche che la dicono lunga su come questo governo stia affrontando la situazione. E soprattutto su come intende disegnare e gestire le fasi successive.

Speriamo solo che il numero di queste fasi non superi quello delle fasi lunari. Sciorinando le decisioni che andranno in vigore dal 4 maggio, il presidente del Consiglio ha usato questa formula: «consentiremo l’accesso a ville, a parchi pubblici ecc. Consentiremo di allungare le passeggiate. Consentiremo questo, consentiremo quello. Un momento! Consentiremo!!! Cioè una concessione? Ma il presidente del Consiglio si rende conto di parlare come il sovrano che “concedeva” i diritti, cioè la Costituzione? Dal giurista Conte non ci si aspetta che parli un simile linguaggio da ‘’Costituzione octroyée’’. Qui sono in ballo diritti fondamentali, cominciando da quello di circolazione, per poi passare al diritto di riunione, ai diritti religiosi, umani, culturali. Diritti a cui gli italiani da tante settimane pazientemente e disciplinatamente stanno rinunciando.

Ma quousque tandem? Per poi sentir parlare, quasi con stupefacente degnazione di questi diritti in termini di concessioni. Con toni e approccio quasi burocratico da dandy disarmato. Forse Conte ha deciso di dismettere i panni di ‘’avvocato difensore’’ del popolo italiano, quale si presentò dopo il primo incarico di fare il governo nel 2018, per indossare quelli del ‘’tutore’’ degli italiani? Da un presidente del Consiglio, per giunta giurista, si esige che si dimostri una esatta percezione della corrispondenza tra le parole e le cose.

Quel ‘’vi consentiremo” detto una volta può passare, ma ripetuto più volte proprio non può essere accettato. Le parole sono conseguenza delle cose, e non vorremmo che il presidente Conte si specchi come Narciso nei sondaggi e nel consenso che gli sono favorevoli e che si è forse anche guadagnato, e ritenga di potersi permettere certe sortite o espressioni da marchese del Grillo. In un periodo in cui per l’emergenza il ventaglio dei poteri del governo si è allargato a dismisura, nella tolleranza di un Parlamento piuttosto afono. E nell’assenza dalla scena e nel silenzio del Partito democratico, e del Movimento 5 Stelle, tormentato da convulsioni interne e troppo occupato dal mettere mano su nomine negli enti e leve di potere. Mentre Conte, come dicono a Roma si va ‘’allargando’’.

E legittimamente dal suo punto di vista si compiace dei sondaggi a lui favorevoli. Ma a Conte, pur apprendista della politica che ha tuttavia imparato in fretta a gustare l’ebbrezza del potere, non è sconosciuta questa verità o costante storica: nei momenti di grande difficoltà come questo che gli italiani stanno vivendo, la gente cerca sicurezza, riparo, rassicurazione e si stringe attorno al proprio governo e a chi lo guida. Poi passata la tempesta, si vedrà. Il presidente del Consiglio tenga conto di questo dato. Ciò non toglie che al governo non si possano muovere critiche, senza essere sospettati di portare acqua al mulino di Salvini. Questo è un ricatto intellettuale inammissibile. Escludiamo che Conte voglia abusare della pazienza degli italiani, però almeno non dia l’idea di sottovalutare la loro intelligenza. Ma le spie linguistiche nella conferenza stampa di domenica sera non finiscono qui.

«Nella fase due – (ma non è neanche una fase una e mezzo, NdR), ha detto –  dovremo convivere con il virus». Ma perché, nella ‘’fase uno’’ gli italiani con chi e con che cosa hanno convissuto?! Qui non si tratta di fare una puntigliosa e pregiudiziale esegesi, quasi alla moviola, delle parole di Conte, al quale va comunque il rispetto e l’apprezzamento per l’impegno che ci sta mettendo. Le sue ammiratrici ci tengono ad aggiungere che ci sta mettendo anche l’anima . E che!?, non si vede? Ma Conte non sembra rendersi conto che può dare anche fastidio questo approccio da contabile alla limitazione dei diritti, al di là di rituali e fugaci ammissioni su come si sia pasticciato su certi provvedimenti. Un esempio su tutti: le autocertificazioni. E se non si rende conto, non è una attenuante, è preoccupante. Vorrebbe dire che certi atteggiamenti ‘’sovranisti’’ gli vengono naturali.

“Se vuoi bene all’Italia stai a distanza”, è lo slogan del governo per convincere gli italiani a rispettare i limiti di distanziamento, ed è stato proclamato domenica sera da Conte. Se vuoi bene all’Italia!.? Il presidente del Consiglio ha forse voluto rendere omaggio ai sovranisti con questo slogan patriottico? Non sarebbe più efficace e persuasivo lo slogan “se vuoi salvare la salute, se vuoi salvare la pelle?” Perché di questo si tratta, prima la salute, il resto, come si diceva dell’intendenza, seguirà.

Per andare infine al merito di certe misure annunciate, a macchia di leopardo, con una dettagliata casistica da far invidia alla scuola dei gesuiti, ci sono molte cose che lasciano perplessi.. Saranno consentite per le cerimonie funebri non più di 15 persone. Chi vigilerà che siano 15 e non 16? Dopo l’elenco degli invitati ai matrimoni avremo la lista degli invitati ai funerali? I sentimenti, anche quelli più sacri, sono finiti nell’ingranaggio di una occhiuta burocrazia. Sarà una delle cose più tristemente e penosamente memorabili di questi tempi, questa restrizione o negazione della vicinanza alle persone care che ci hanno lasciato.

Pare che riapriranno le biblioteche. Non lo si poteva fare prima, visto che in molte biblioteche ci sono sale vaste e numerose e organizzando turni e limitazione di accessi si potevano bene rispettare le norme di prudenza e di distanza, consentendo così la ricerca e gli studi? Ma la cultura sembra essere non in cima ai pensieri di questo governo.

Basti pensare a come da subito e senza aspettare l’evolversi della situazione, si è deciso che la scuola riapra a settembre! Su questo ha menato scandalo in un recente articolo Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, per il messaggio devastante che si trasmette ai giovani e agli studenti. E ora che migliaia di lavoratori tornano in fabbrica, i loro bambini chi li terrà? Conte è apparso preoccupato che queste parziali liberalizzazioni, se non supportate da comportamenti responsabili, possano far tornare il contagio vanificando i risultati fin qui raggiunti, preoccupazione peraltro non infondata,. Si è spinto a dire: se questo dovesse accadere, i danni per l’economia sarebbero irreversibili. E ha parlato delle mascherine, che saranno ormai l’oggetto da indossare tutti i giorni, già terreno di speculazioni dei soliti affaristi che puntualmente prosperano durante i tempi di guerra e le calamità.

Conte ha chiesto all’alto commissario Arcuri di adoperarsi per calmierare il prezzo delle mascherine. Presidente Conte, faccia esercitare la vigilanza anche sui prezzi delle merci, dei supermercati e degli altri prodotti di consumo, ora che si tornerà anche alla vendita al dettaglio. C’è un allarme prezzi che va tenuto presente.

Non si ripetano errori del passato quando, con il passaggio dalla lira all’euro, non si mantenne per un tempo più lungo il regime e l’esposizione dei doppi prezzi. Tutto ciò creò uno spostamento di ricchezza da un ceto all’altro e i ceti medi ne pagano ancora le conseguenze. Di andare al mare per ora non si parla, anche se gli operatori turistici chiedono di sapere almeno delle date per poter programmare la stagione. Gli italiani sommersi da circolari, dpcm, autocertificazioni (che resteranno), cercano lumi sul sito di Palazzo Chigi nella rubrica: domande frequenti. Pescando nelle risposte, pare che chi chi abita vicino al mare possa già fare il bagno. Commenta sarcastico il costituzionalista Giovanni Guzzetta: ora abbiamo una nuova fonte del diritto, il sito di Palazzo Chigi. Dopo il caso delle biblioteche, le chiese ancora chiuse alle cerimonie.

Escluse le chiese di piccole dimensioni, nelle cattedrali, non solo delle grandi città ma anche di tante città di provincia del Bel Paese, tenendosi a distanza e con la mascherina i fedeli non possono pregare ? Le autorità ecclesiastiche cominciano a dar segni di nervosismo. Conte rassicura, somigliando sempre più al conte zio manzoniano: troncare, sopire, smussare, rinviare, diluire, annunciare approfondimenti (bisogna pur dare tempo ai vari sinedri di partorire idee e proposte), spostare più in là, come la linea dell’orizzonte.

I Promessi sposi, che parlano di peste e di sofferenze e di morte per la pestilenza, è un testo che andrebbe riletto in questi tempi. Ci sono aspetti dell’Italia del ‘600 che sembrano rivivere nel costume di una Italia eterna e soprattutto in chi ci governa (le gride delle autorità che cercavano di fronteggiare il contagio, la rottura del legame sociale, la paura dei contatti).

È una lettura, anzi una rilettura , oltre alla Peste di Camus, che umilmente ci permettiamo di suggerire al presidente del Consiglio. Anche perché nei Promessi sposi oltre al Conte zio c’è anche la figura dell’Azzeccagarbugli.

Quest’ultima figura, per l’avvocato Conte, sarebbe una ben deludente mutazione. Da non augurarsela, per il bene non solo ( e non tanto) suo ma di questa povera Italia. (mn)

[courtesy Prima Pagina News]