di ANNA COMI – Venticinque novembre, ed è ancora violenza. Sono 97 le vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno ad oggi. Nel nostro paese, ogni 3 giorni una donna viene uccisa dall’uomo con cui ha una relazione o da un ex partner. La violenza maschile contro le donne non fa distinzione di classe sociale o provenienza geografica. È un fenomeno trasversale, radicato e che riguarda tutte.
Quella che stiamo vivendo è una ecatombe silenziosa e quotidiana che mette in evidenza un sistema incapace di proteggere e educare. Gli strumenti normativi esistono ma è evidente che non bastano. Le donne continuano a morire di femminicidio, e non solo. È notizia di qualche giorno fa l’arresto di un uomo, in provincia di Reggio Calabria, colto in flagranza del reato di violenza sessuale ai danni di una ragazza di 16 anni: la Calabria si trova ad affrontare una situazione preoccupante riguardo alla violenza di genere, con dati che riflettono un’incidenza elevata rispetto alla media nazionale.
È vero che nell’anno in corso non si è verificato alcun femminicidio nella nostra regione ma, se guardiamo i dati degli ultimi anni, possiamo affermare senza ombra di dubbio che i femminicidi in Calabria si mantengono costanti. Sono 16 casi registrati nei cinque anni precedenti. Secondo l’Istat la provincia di Cosenza è quella con la maggiore incidenza (7 casi), seguita da Catanzaro (4) e Reggio Calabria (3). Questo tasso, superiore alla media nazionale, evidenzia una problematica diffusa su tutto il nostro territorio regionale.
Secondo i dati nazionali, il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nella propria vita. Non ci stancheremo mai di sottolineare che la violenza è, nella maggior parte dei casi, perpetrata da partner o ex-partner. In Calabria, come altrove, oltre alla violenza fisica, sono comuni violenze psicologiche, economiche e atti persecutori, spesso protratti nel tempo.
I dati del servizio nazionale 1522 mostrano che molte vittime segnalano violenza psicologica (37,9%-42,9% nei trimestri del 2024), seguita da quella fisica e da minacce persistenti. La violenza psicologica, legata alla violenza economica, purtroppo è abbastanza radicata nei nostri territori e si manifesta attraverso il controllo delle risorse economiche della donna, limitandone l’indipendenza e la capacità di prendere decisioni autonome. Il non avere una indipendenza economica è un ostacolo all’emancipazione delle donne, impedendo loro di uscire da relazioni abusive e maltrattanti per la mancanza di risorse economiche.
La violenza economica e la disoccupazione femminile in Calabria sono due temi strettamente interconnessi e rappresentano una parte significativa del divario di genere e delle difficoltà socio-economiche che caratterizzano la regione.
Non dimentichiamoci che la Calabria registra tassi di disoccupazione femminile tra i più alti d’Italia e d’Europa.
La disoccupazione femminile alimenta la violenza economica perché la mancanza di indipendenza finanziaria rende difficile alle donne rompere il ciclo della violenza. In molti casi, le donne calabresi che subiscono violenza economica non possono permettersi di lasciare il partner perché hanno difficoltà a trovare un’alternativa abitativa per loro e per i propri figli. E questo accade anche per tutte quelle donne che lavorano con contratti part-time, o a tempo determinato, o con contratti atipici senza alcuna forma di assistenza.
È necessario pertanto che la politica calabrese si adoperi affinché anche le donne calabresi possano avere libero accesso al mercato del lavoro tentando così di diminuire quel tasso di disoccupazione femminile e giovanile, vera piaga della nostra terra.
Sul piano della violenza, nonostante gli sforzi, la nostra regione evidenzia criticità nei servizi di prevenzione e supporto. Le forze dell’ordine, delle quali è necessario evidenziare il costante impegno, risultano sottodimensionate, e vi è un bisogno urgente di potenziare i centri antiviolenza e le case rifugio nonché iniziare delle campagne di sensibilizzazione rivolte a tutti i cittadini, in particolar modo ai giovani. L’educazione al rispetto e all’affettività nelle scuole e nelle università è ritenuta fondamentale per un cambiamento culturale a lungo termine.
È da tempo che ribadiamo l’importanza dei consultori familiari. I consultori sono dei presidi importanti sul territorio che, se messi nelle condizioni, sono in grado di intercettare casi di violenza domestica e giovanile.
Tutto ciò necessita di impegni finanziari importanti da parte della politica calabrese che deve adoperarsi per trovare le risorse necessarie al buon esito degli intenti.
Parliamo di cambiamento culturale perché, in passato, il ruolo delle donne è stato spesso definito da norme patriarcali, con una forte enfasi sull’onore della famiglia, un concetto che storicamente ha reso le donne custodi di un ideale di purezza e obbedienza nonché di sottomissione. In questo contesto, atti di controllo, gelosia e persino violenza sono stati talvolta giustificati come strumenti per “proteggere” o “preservare” questo onore. È necessario decostruire gli stereotipi di genere e superare certi retaggi culturali. Bisogna far capire quindi, alle giovani generazioni che gesti di gelosia, di controllo ossessivo, anche del cellulare, la denigrazione, la limitazione della libertà, nulla hanno o devono avere a che fare con una relazione affettiva che piuttosto deve porre le basi sulla fiducia e il rispetto reciproco.
In questo contesto di numeri e statistiche, è “confortante” il dato Istat che ha registrato un incremento dell’83% di richieste di aiuto. “Confortante” perché indica che le donne stanno acquisendo una maggiore consapevolezza sulla questione e sempre una maggiore fiducia nei confronti delle istituzioni ma sopratutto fiducia in tutta quella rete di solidarietà che nasce dalle donne per le donne.
Non dobbiamo infatti dimenticare di citare e ringraziare tutte quelle associazioni, fatte da volontarie, che operano sul territorio e sono il cuore pulsante di una intera comunità, animate da una passione instancabile che trasforma solidarietà e impegno in gesti concreti di aiuto e speranza. Per le donne. Per tutte noi. (ac)
[Anna Comi è Coordinatrice Cpo Uil Calabria]