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COSENZA – Presentato a Palazzo dei Bruzi il libro di monsignor Checchinato

Un libro nato da una lunga conversazione con il giornalista de “Il Post” Claudio Caprara e poi giustamente attenzionato da Mondadori che ha voluto si pubblicasse. E’ nato così “Omelia per gli invisibili” di Mons.Giovanni Checchinato, Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, e che racconta quella parte di magistero episcopale che Don Gianni – così ama essere chiamato – svolse a San Severo, in Puglia, prima di essere destinato alla Diocesi di Cosenza.

Il libro è stato presentato nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, alla presenza del Sindaco Franz Caruso. Nel corso di una conversazione densa di significato e contenuti, Mons.Checchinato ha risposto alle domande di Enzo Romeo, vaticanista del Tg2, originario di Siderno, inviato speciale ed esperto del mondo della fede e di politica internazionale. Nel corso della sua carriera ha raccontato i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, come, adesso, sta continuando a raccontare il pontificato di Papa Francesco.

La presenza di Romeo ha conferito alla presentazione del libro un valore aggiunto per la puntualità e profondità delle domande alle quali Mons.Checchinato ha risposto approfondendo a sua volta i temi di “Omelia per gli invisibili”, ma spaziando anche in altre direzioni e toccando temi di stringente attualità. Visibilmente soddisfatto per la serata, il Sindaco Franz Caruso ha portato il suo indirizzo di saluto, dopo la breve introduzione della delegata alla Cultura, Antonietta Cozza, ideatrice della rassegna libraria “LibrinComune” e che, in questa circostanza, ha potuto contare sull’impulso organizzativo anche di Francesco Turco, delegato del Sindaco ai rapporti con le comunità religiose ed artefice di un’altra interessante iniziativa come “Dialoghi al Museo”.

«Don Gianni – ha detto il Sindaco Franz Caruso – non è un prete che si chiude nella sacrestia, e il suo è un racconto di una vita vissuta e di un’esperienza che lo ha visto protagonista in un territorio dove si è trovato di fronte alla presenza, assolutamente invadente, pericolosa e inquinante, di quella che viene definita la quarta mafia». Accanto al mondo degli invisibili appartenenti alla mafia, il Sindaco di Cosenza elenca anche quell’altra parte di invisibilità data dal mondo del nuovo bisogno del quale Mons.Checchinato si fa molto carico da quando, dal 4 febbraio di quest’anno è arrivato a Cosenza.

«Don Gianni – ha ribadito Franz Caruso – è un rappresentante della Chiesa che vive in mezzo alla gente e ne raccoglie le impressioni, i sentimenti, gli umori e i loro bisogni. E’ sempre disponibile a dare un aiuto e un sostegno a chi gli si rivolge». Quindi sottolinea il rapporto sinergico tra il mondo laico della Casa comunale e il mondo ecclesiastico che Mons.Checchinato rappresenta e «che – ha aggiunto il Sindaco – darà forza anche a chi, da questa parte, si trova ad affrontare i bisogni di questa città».

Franz Caruso si dice orgoglioso di questa amicizia, reputandola un privilegio che gli è stato concesso dal primo momento, «e la nostra amicizia – afferma ancora – deve essere messa al servizio, come abbiamo fatto, della nostra comunità. C’è bisogno di questi messaggi di vicinanza e di sinergia, per cercare di dare un aiuto a chi è meno fortunato di noi e in questa città ve ne è tanto bisogno». Subito dopo Franz Caruso esprime l’apprezzamento di avere ospite di Palazzo dei Bruzi «Enzo Romeo, una figura di grande prestigio. Siamo orgogliosi quando un calabrese raggiunge determinati traguardi. Da Sindaco di Cosenza lo sono ancora di più per averlo qui, nella casa dei cittadini, ad intervistare il nostro amico, Arcivescovo Don Gianni su quello che è un lavoro letterario particolarmente intenso e da approfondire perché quel mondo non è circoscritto a San Severo o nel foggiano, ma è purtroppo parte di un territorio molto più vasto che devasta anche la nostra regione e purtroppo gran parte del territorio nazionale».

La conversazione tra Enzo Romeo e Mons.Checchinato ha suscitato l’interesse dell’attento uditorio. Alla domanda del giornalista tesa a comprendere se l’Arcivescovo avesse avuto anche a Cosenza dei segnali della presenza della criminalità, Checchinato risponde di aver avuto fino a questo momento solo la possibilità di incontrare tanti poveri grazie all’unità di strada “Casa nostra” che è una costola della Caritas diocesana. «In quella occasione – ha affermato Checchinato – ho constatato che l’espressione che solitamente viene adoperata per definire lo stato nel quale versano i senza tetto, e cioè che vivono sotto i ponti, è un dato oggettivo perché così vivono questi invisibili, sotto i ponti o nelle stazioni, non solo quella di Cosenza, ma anche quella di Castiglione cosentino».

Poi Romeo gli ricorda la strage di San Marco in Lamis, nel foggiano, dell’agosto del 2017, domandandogli quanto l’avesse scosso. «Scosse tutta la gente di quel territorio – la risposta di Checchinato -. Una strage che fu preceduta da due fatti particolari: lo sgombero forzoso degli abitanti del ghetto e l’attacco ad un’auto della Polizia. Furono questi episodi che cominciarono a far annaspare la popolazione che iniziò ad aver paura». Altra domanda, altro giro. Il vaticanista del Tg2 ricorda l’episcopato di Monsignor Ciliberti nella locride, il primo vescovo italiano ad essere messo sotto scorta.

Era il periodo dei sequestri di persona in Aspromonte e Romeo ricorda il rapimento di Cesare Casella ad opera della ‘ndrangheta. Monsignor Ciliberti non solo accolse in casa la madre del ragazzo rapito, nota come madre coraggio, per come sfidò i sequestratori, ma si offrì di portare i soldi del pagamento del riscatto agli stessi sequestratori.

Il giornalista chiede a Don Gianni se ha immaginato qualche volta di trovarsi in un simile pasticcio. Mons.Checchinato prima dice di no, poi riflette e aggiusta il tiro. «Non si sceglie la Diocesi dove si viene inviati. San Severo e la Capitanata non le conoscevo prima, c’ero passato una sola volta. Sono andato lì con l’unico scopo di annunciare il Vangelo che si può annunciare dal Polo Nord al Polo Sud». L’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano respinge ogni forma di etichetta, che pure qualche volta gli è stata attribuita, come vescovo antimafia o per la legalità.

«Sono Giovanni Checchinato e basta. Mi trovo bene a Cosenza e sono contento di stare qui». E se gli si chiede un antidoto alle tante piaghe del nostro tempo, senza esitare assegna alla promozione della cultura e della conoscenza il compito di tracciare la strada. “Minimale, ma necessaria per costruire successivamente qualcosa di buono. Il prete non è un detective, semmai è un investigatore di anime. Per fare del bene bisogna sporcarsi le mani, non si può aspettare che si faccia. E cita una massima di Don Pino Puglisi: «se uno può fare qualcosa, allora può fare molto». C’è ancora tempo per qualche altra domanda. In tempi di guerra servirebbe più coraggio? Dobbiamo andare a Kiev o a Gaza? «Ci sarebbe bisogno di un coraggio che pacifichi il nostro cuore dice Mons.Checchinato – e di imparare una logica di pace e negoziare sempre e comunque».

Che cura immagina per salvarsi dal cancro della mafia? «Non c’è una risposta precisa, ma bisogna pensare che le cellule sane possano essere rafforzate con anticorpi significativi, come la cultura, la cura dell’ambiente e del territorio». Checchinato tita in ballo nuovamente la cultura e prima di lasciare Palazzo dei Bruzi firma l’adesione alla candidatura di Cosenza a capitale italiana della Cultura per il 2026. L’ultima simpatica appendice l’aveva stimolata ancora Enzo Romeo. Nell’agorà digitale, Don Gianni si trova a suo agio, tant’è che ha un profilo twitter e quando gli si chiede se ama la musica non ha esitazioni a rispondere «tutta» e indica ne “La cura” di Franco Battiato la canzone da dedicare alla chiesa cosentina che è anche la canzone preferita di Enzo Romeo. (rcs)