Domani, al Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna di Crotone, alle 11, s’inaugura la mostra Nostoi, rientri condivisi, organizzata dai Parchi archeologici di Crotone e Sibari per rendere conto dell’imponente patrimonio sottratto nel territorio calabrese a mercanti d’arte e tombaroli negli ultimi anni grazie al prezioso lavoro dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone.
L’organizzazione della mostra è stata curata in prima persona dal direttore Filippo Demma, mentre il progetto scientifico è di Gregorio Aversa, responsabile dei siti crotonesi afferenti al nuovo Istituto, con la collaborazione dei dottori Marianna De Matteis ed Ernesto Salerno, mentre Ramona Marrella ha curato i restauri. La mostra rimarrà aperta al pubblico con ingresso libero sino al prossimo 31 ottobre tutti i giorni (escluso lunedì) dalle 9 alle 19.
L’esposizione illustra, in sintesi, le principali operazioni d’indagine tra le quali spiccano in particolar modo quelle denominate “Tempio di Hera” e “Achei”. La prima ha visto coinvolto il sacro promontorio di Hera Lacinia, la seconda ha permesso di recuperare importantissimi documenti della cultura krotoniate.
Alla presentazione, insieme al direttore dei Parchi archeologici di Crotone e Sibari, dott. Filippo Demma, interverranno il Prefetto di Crotone dott.ssa Franca Ferraro, il Capitano Giacomo Geloso, comandante del Nucleo Tpc dei Carabinieri di Cosenza, il Sindaco di Crotone, Vincenzo Voce.
Tra i pezzi più significativi uno specchio in bronzo con impugnatura a forma di fanciulla panneggiata databile alla prima metà del V secolo a.C. prodotta da officine di metallurghi di Crotone ed una grande lekythos – brocca per oli e balsami – decorata a figure nere, prodotta in Attica, la regione di Atene, intorno al 500 a.C., e attribuibile al Pittore di Edimburgo.
«Non meno raffinati – ha spiegato il direttore Demma – appaiono altri oggetti di cui non è sicuro individuare la provenienza, ma che verosimilmente possono attribuirsi a contesti locali. Tra questi una splendida hydria – vaso per contenere e versare acqua – a figure rosse di produzione italiota con raffigurazione di una quadriga guidata dal dio Eros, alcune eleganti epychiseis (contenitori per oli e balsami profumati) apule e in stile Gnathia, una lekane – bacino per cibi cotti – a figure rosse con profili femminili e palmette sul coperchio. Tutti oggetti che dipingono un interessante scorcio delle principali produzioni ceramiche in territorio magnogreco e nel contempo dimostrano il grave danno che le attività criminali di scavatori clandestini arrecano sottraendo alla collettività elementi fondamentali per ricostruire la sua storia, informazioni che purtroppo non potranno più essere recuperate, come è invece stato possibile con i reperti». (rkr)