di VINCENZO VITALE – Nonostante il consenso che in modo quasi unanime sta per accogliere l’inaugurazione, prevista per il 1° dicembre, della tanto attesa Gallico-Gambarie, ci sono alcune motivate perplessità che pongono alcuni spunti di riflessione.
Premesso che la Gallico-Gambarie, GAGA, sarebbe stato meglio chiamarla Gallico-Podargoni, GAPO, perché connette in modo veloce e sicuro la statale 18 e l’autostrada A2 con il bivio che dalla statale 184 porta a Podargoni, oltre che a Cerasi e Schindilifà; dal quale ci vogliono ancora ben 12 chilometri per arrivare a Gambarie.
Premesso ancora che in questi 12 chimolemetri si rischia di rimanere imbottigliati nello stretto, e lungo oltre un chilometro, imbuto stradale costituito dall’attraversamento di Santo Stefano in Aspromonte, o addirittura bloccati per qualche parcheggio incauto su una carreggiata stradale di larghezza ampiamente inferiore ai minimi ottimali e non allargabile
Ciò premesso, se per un verso si deve convenire essere indubbio che tale strada abbia una sua utilità sociale nell’avvicinare i citati centri abitati alla città e così contribuire a limitare il loro spopolamento; per un altro verso, qualche perplessità la si deve concedere a chi constata che, con la realizzazione di questa nuova strada, si crea un danno a molte piccole località abitate, come Laganadi, che verranno “sepolte” nel dimenticatoio, come avvenuto per Sambatello dopo l’apertura del primo tratto da Gallico al bivio per Calanna.
Comunque sia, sembrerebbe non esserci un reale e concreto vantaggio per Gambarie e il suo turismo derivante dall’aver facilitato il suo accesso.
Consolidati studi, infatti, in casi analoghi hanno messo in evidenza: aumento del turismo “mordi e fuggi”, quello che tendenzialmente sporca e lascia poco o nulla nelle tasche degli operatori turistici; nessun incremento sul totale delle giornate di soggiorno alberghiero, perchè le presenze in più riscontrate sono bilanciate da una minore durata del soggiorno; caduta verticale delle piccole attività legate al turismo nei piccoli centri abitati attraversati dalle vecchie strade di accesso (Bagnara S. Eufemia, Scilla Melia, Villa Campo Calabo, Catona San Roberto, Gallico Laganadi, Archi Ortì, Reggio Terreti, Modena Cardeto, Gallina S. Venere, Valanidi Trunca, Motta Fossato, Melito Bagaladi); saldo complessivo in pareggio o in perdita per il comprensorio turistico aspromontano esaminato nella sua interezza.
Oscar Wilde amava dire che per ogni problema esiste sempre una soluzione facile e veloce e sicura: quella sbagliata. Sembra essere il nostro caso: non è affatto detto che facilitare l’accesso a Gambarie corrisponda al vero maggiore interesse del suo comprensorio turistico. Ne traggono beneficio i residenti dei paesi vicini e certamente i reggini proprietari di seconde case, come anche gli amanti degli sport invernali, che possono più facilmente accedere agli impianti, ma contestualmente rientrare in giornata anche in Sicilia senza soggiornare a Gambarie, quindi senza usare alberghi e ristorazione, se si eccettua un panino al volo.
Come dimostrato dall’analisi di situazioni simili, il saldo finale per il comprensorio turistico di Gambarie e aspromontano alla lunga potrebbe anche non essere positivo. (ev)
[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]