;
Giorgia Meloni e Roberto Occhiuto

Dalla Calabria la vittoria di Occhiuto è un segnale per il Paese

di SANTO STRATI –La vittoria formidabile, anche se pressoché scontatissima, di Roberto Occhiuto dà un segnale chiaro al Paese, che solo chi non vuole non riesce a captare.

Gli italiani hanno voglia di “centro”, non si fidano più dei Cinque Stelle e di questa sinistra “sparsa” che dovrebbe ripensare a quello che ha presentato, come campo “larghissimo”, nel candidare il prof. Tridico.

E allo stesso tempo i Fratelli di Giorgia dovrebbero capire che la destra “esagerata” non ha futuro e occorre, necessariamente, studiare e avviare un percorso dove il centro abbia un ruolo ben definito.

Un ruolo di tutto rispetto che, volere o volare, solo Forza Italia con i suoi alleati “moderati” è riuscita a comprendere. Non ci voleva una laurea in psicologia per interpretare le aspirazioni del Paese: stanco di una conflittualità perenne destra-sinistra (che in realtà non esistono più come entità politiche) e, a volte, persino trovato a rimpiangere i tempi della “balena bianca”, quando i partiti erano “partiti” e per la politica si usava la maiuscola. Altri tempi e nessun ricambio della classe dirigente che ha costruito il Paese, lo ha fatto crescere, nel confronto (ma anche scontro) dialettico che indicava priorità e percorsi ben delineati per lo sviluppo.

Il campo largo non funziona e solo il PD di Elly Schlein continua a fingere di non capire che le “nozze” con Giuseppe Conte contengono qualcosa che gli italiani fanno fatica a digerire. Quegli italiani che sono stati illusi dal guitto incantatore Beppe Grillo e dal gran regista Casaleggio, ma che ben presto hanno scoperto che le formule, alla fine, sono uguali per tutti i partiti e le chiacchiere pentastellate non facevano certamente rimpiangere i programmi (solo a parole) della prima Repubblica.

Certo, la scadenza elettorale di oggi nella rossissima Toscana ridarà fiato a questa coalizione più raccogliticcia che coesa, ma, tra qualche mese, quando si andrà a votare in Campania, non sono da escludere clamorosi colpi di scena.

Per le elezioni calabresi, la sensazione è che questa coalizione ha giocato con l’idea di perdere, rassegnata a trovare un agnello sacrificale (Pasquale Tridico) che sì è trovato fuori ruolo e disperatamente “abbandonato” in pasto alle volpi del voto (ogni riferimento a Francesco Cannizzaro è espressamente voluto).

Da fine apprezzatissimo docente, qualificato e ascoltato economista, Tridico si è smarrito, probabilmente anche per la mancanza di buoni consiglieri, nel marasma della politica regionale e le sue genuine e sincere intenzioni sono diventate oggetto di meme e di sberleffi (che si dovevano sicuramente evitare) da parte di diversi rappresentanti del centrodestra.

Anche a Napoli il Pd ha abdicato: non ha saputo esprimere un proprio candidato in grado di rappresentare quella sinistra erede di grandi idee (e finte rivoluzioni) che si riconosce nei padri nobili dell’Ulivo (e forse con qualche rimpianto del vecchio Pci).

Fico è un altro pentastellato che non ha mai amministrato e porta in dote una opaca presidenza della Camera, di cui si ricordano più le gaffes che i discorsi, e che non ha lasciato tracce sensibili persino tra i suoi sodali.

Un perfetto “inadatto” per la poltrona di Governatore della Regione Campania la quale sta guidando, con orgoglio un rinascimento partenopeo di respiro mediterraneo e internazionale di cui il Paese dovrebbe essere orgoglioso.

La sinistra, con un nuovo improbabile campo largo, è convinta di raccogliere messe di voti, a prescindere, ma nessuno è in grado di sapere cosa farà De Luca, il Presidente spodestato da una legge “infame”, che avrebbe voluto governare a vita. Appoggerà incodizionatamente Fico, facendo prevalere il senso di appartenenza a un partito che non gli è congeniale, o metterà in atto qualche diabolico scherzetto di cui solo i politici d’alto lignaggio sono capaci?

Il segnale che viene dalla vittoria di Occhiuto dovrebbe aprire gli occhi a Giorgia Meloni. Conquistare la Campania non è una missione impossibile, anche se bisogna tener presente la legge dei numeri e a Napoli, soprattutto, la sinistra ha sempre fatto risultato, ma questo potrebbe avvenire  se la destra di governo capta questa voglia centrista e ne fa un progetto vincente.

Il candidato prescelto, il viceministro Edmondo Cirielli, già generale dei Carabinieri, non è proprio quello che ha una concreta idea di centro, però potrebbe raccogliere il consenso dei moderati che guardano con sospetto all’attuale governo, ma sono completamente delusi da una sinistra che ha smarrito il cammino.

L’eventuale perdita della Campania (ammettiamolo, non è difficile per il campo largo) significherebbe per gli elettori di sinistra l’ammissione che il re è nudo e nessuno fino a oggi ha avuto il coraggio di dirlo. Servirebbe il bambinetto della favola di Andersen a far capire all’attuale dirigenza pd e compagnia varia che non si può continuare a raccontare fandonie.

I calabresi lo hanno capito e, di conseguenza, castigato il campo largo in cui non credevano. Gli italiani, tranne quelli che guardano a Landini come futuro “imperatore” della sinistra (in disarmo), forse non ci metteranno molto a farlo capire – a volte con le lacrime agli occhi da ex compagni fortemente delusi – all’intera sinistra. Che continua a ignorare il bisogno di riformismo che il Paese esprime e la necessità di recuperare un’intesa bipartisan con il vecchio depauperato centrismo d’antan. (s)