IL 16 SETTEMBRE RIPARTE IL NUOVO ANNO SCOLASTICO, TRA ATAVICHE CRITICITÀ E NUOVI PROBLEMI;
DISPERSIONE SCOLASTICA, ALTO IL RISCHIO IN CALABRIA PER GLI STUDENTI PIÙ GIOVANI

DISPERSIONE SCOLASTICA, ALTO IL RISCHIO
IN CALABRIA PER GLI STUDENTI PIÙ GIOVANI

90di GUIDO LEONEAncora qualche settimana di vacanze e poi per gli studenti calabresi delle scuole di ogni ordine e grado, così come per altri loro colleghi di buona parte delle regioni italiane, si riapriranno le porte delle aule per l’inizio delle lezioni fissato a lunedì 16 settembre.

Nelle scuole superiori ,poi, negli ultimi  giorni si stanno svolgendo gli esami valutativi delle carenze riscontrate a giugno da espletare entro la fine dell’anno scolastico e quindi entro il 31 agosto per decidere l’ammissione o la non ammissione di centinaia di studenti  alla classe successiva. Si tratta di quelle prove che una volta erano chiamati esami di riparazione. Interessano mediamente  centinaia di studenti che nello scrutinio di giugno hanno avuto il  cosiddetto giudizio sospeso

Intanto, lunedì 2 settembre per il mondo della scuola è l’inizio del nuovo anno scolastico. Anche quest’anno ci sarà una nuova ripartenza,  la quinta dall’inizio della pandemia da Covid-19, nel quale, ancora una volta, bisognerà confrontarsi con nuove abitudini e stili di vita che hanno impresso, nel corso degli ultimi anni,  una svolta epocale  nel modo di essere e fare  scuola, grazie anche al massiccio ricorso alle nuove tecnologie che ha colmato l’isolamento imposto dalle restrizioni per arginare il fenomeno Covid. 

Sarà una ripartenza che coinvolge milioni di persone tra alunni, personale docente e amministrativo e le stesse famiglie. Si riparte, anche, con l’incertezza e la preoccupazione che la pandemia possa tornare a condizionare la vita in un contesto sociale difficile, con una complessa situazione economica, con gli stipendi degli italiani divorati dalle tasse e senza una prospettiva di adeguamento economico dignitoso.

Sullo sfondo, poi, uno scenario europeo e internazionale infuocato dalla guerra Ucraina – Russia e dalle scottanti tensioni nel Medio oriente dalle conseguenze devastanti per l’economia dei singoli e dello Stato.

Ma che anno sarà per la scuola italiana e calabrese in particolare, per i nostri studenti, per tutti coloro che vi lavorano: docenti, personale Ata, dirigenti.

Se la scuola, così come la sanità e la giustizia, misura lo stato di salute sociale e democratico di uno stato, di un territorio, non c’è da stare allegri. Tutto è rimasto come prima, gli stessi disagi, gli stessi problemi di prima.

I numeri della scuola reggina 

Lo scenario scolastico 2024- 2025 inizia per  dirigenti, docenti e  personale amministrativo, come al solito, con tutta una serie di operazioni di natura collegiale, dal   piano annuale delle attività alla rivisitazione del piano dell’offerta formativa e la preparazione delle attività di accoglienza per le matricole reggine dei vari ordini di scuola statale. 

In tutto gli studenti della nostra provincia nell’anno scolastico 2024-2025 saranno 72.542, così distribuiti fra i vari ordini di scuola: 8.530 infanzia, 21.440 primaria,14.527 media, 28.045 superiore. Cui vanno ad aggiungersi gli allievi delle scuole paritarie.

Resta, purtroppo, la tendenza, che si registra da tempo ad una diminuzione della popolazione scolastica anche nella nostra provincia, più di settecento in meno rispetto all’anno scorso.

Nel Reggino ad affrontare i prossimi esami di maturità, che avranno inizio mercoledì  18 giugno 2025, nelle scuole superiori statali saranno più di 5.000 allievi, mentre nella scuola media inferiore altrettanti per gli esami finali del triennio.

Cosa prevede il nuovo calendario scolastico:una lunga maratona di 202 giorni

 Questo è il ventitreesimo anno della devolution  nel quale le Regioni autonomamente  fissano la data d’ inizio e  il termine delle lezioni.

In Calabria il termine è stato decretato per sabato 7 giugno 2025. Le attività educative nella scuola dell’infanzia, invece, termineranno in quasi tutte le regioni sabato 30 giugno 2025. Per tutti, giorno più giorno meno, una lunga maratona di nove mesi di lezione, fatto salvo il minimo dei 202 giorni di lezione. I giorni di festa (escluse le domeniche) previsti dal calendario ministeriale sono al momento 11, vincolanti su tutto il territorio nazionale.

E cioè l’1 novembre, festa di tutti i Santi; l’8 dicembre, Immacolata Concezione; il 25 dicembre, Natale; il 26 dicembre; il 1° gennaio, Capodanno; il 6 gennaio, Epifania; il giorno di lunedì dopo Pasqua; il 25 aprile, Anniversario Liberazione; l’1 maggio, Festa del Lavoro; il 2 Giugno, Festa nazionale della Repubblica; la festa del Santo Patrono. 

Il decreto del Presidente della Regione Calabria stabilisce, poi, che non si effettueranno lezioni  il 2 novembre 2024; da lunedì 23 Dicembre 2024 al lunedì 6 Gennaio 2025  vacanze natalizie; da giovedì 17 a martedì 22 aprile 2025 vacanze pasquali; sabato 26 aprile interfestivo e da venerdì 2 a sabato 3 maggio 2025 interfestivi.

Il nuovo calendario, così come prevede l’autonomia scolastica , è , comunque, flessibile e dà la possibilità alle scuole di proporre gli adattamenti che possono riguardare anche la data di inizio delle lezioni , nonché la sospensione, in corso di anno scolastico, delle attività educative e delle lezioni prevedendo, ai fini della compensazione delle attività non effettuate, modalità e tempi di recupero in altri periodi dell’anno. Sicché anche le scuole della nostra provincia potrebbero  iniziare le lezioni ancor prima del 14 settembre.

Anche quest’anno si ripresenta ma in misura strettamente ridotta rispetto all’anno scorso l’atavico problema delle reggenze. Le reggenze previste in tutta la Calabria saranno 19, di cui sette nella provincia reggina

Continua a permanere la tendenza al colore rosa nei numeri della dirigenza scolastica calabrese e reggina in particolare e l’abbassamento dell’età media dei responsabili degli istituti. 

Le sfide ricorrenti del sistema educativo. Quali le novità?

Come si sa è stata approvata in via definitiva dalla Camera, la riforma del modello 4+2, il nuovo schema per la formazione tecnica e professionale. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: modernizzare un sistema educativo spesso accusato di essere distante dalle esigenze del mercato del lavoro, rendendolo più flessibile e al passo con i tempi. Tuttavia, senza una legge organica che definisca con chiarezza i contorni della riforma, molte innovazioni cruciali rimangono in stand-by. Tra queste, l’aumento delle ore dedicate alle attività laboratoriali, il coinvolgimento di esperti provenienti dal mondo del lavoro e la creazione di percorsi formativi più personalizzati

Altre misure importanti riguardano i docenti di sostegno. In particolare una norma prevede che su richiesta della famiglia dell’alunno con disabilità, il docente precario in servizio nel precedente anno scolastico, possa essere confermato. Inoltre, per far fronte alla cronica carenza di docenti specializzati sul sostegno, viene introdotta, in aggiunta all’offerta delle università, una offerta formativa di specializzazione sul sostegno erogata da Indire, rivolta ai circa 85 mila docenti “precari” che da anni già svolgono questo ruolo, per quanto privi di specializzazione.

Nello stesso decreto legge è contenuta un’altra significativa misura, che entrerà in vigore nel 2025, per le classi dove gli studenti stranieri, con importanti carenze linguistiche, arriverà un docente apposito.

A partire da settembre l’Educazione Civica avrà un posto paritario con le altre discipline. Sono state individuate le nuove linee guida  che abbracciano una vasta gamma di argomenti, con l’obiettivo di preparare gli studenti a diventare cittadini consapevoli e responsabili. L’Educazione civica rappresenterà una occasione preziosa per affrontare tempi complessi spesso trascurati in famiglia.

Sulla base di riferimenti internazionali e su studi relativi alla non opportunità dell’impiego dello smartphone in classe, con casi estremi di rischi della salute, il ministro Giuseppe Valditara ha disposto il divieto tassativo dello smartphone in classe per tutti gli alunni, dai più piccoli ai più grandi, anche per fini educativi e didattici.

Conseguentemente ha posto a carico delle istituzioni scolastiche l’obbligo di aggiornare il regolamento d’istituto, prevedendo anche la possibilità di sanzioni disciplinari per gli alunni della secondaria di I grado che non rispettino il divieto. Su questo terreno non mancheranno certo le polemiche.

Tra le altre novità sono la conferma dei docenti tutor e orientatori per supportare gli studenti nella scelta del percorso di studio e nella personalizzazione dell’apprendimento, l’introduzione di sanzioni pecuniarie per chi aggredisce il personale scolastico, con il pagamento di una somma da 500 a 10mila euro all’istituzione. Tra le riforme in corso il ritorno dei voti in condotta alle medie e la valutazione riferita all’intero anno scolastico e in casi gravi la bocciatura nonché previste anche attività di cittadinanza solidale per gli alunni sospesi per più di due giorni in collaborazione con enti esterni alla scuola 

Il nostro sistema scolastico affronta il nuovo anno con le solite emergenze.

Solo per citarne alcuni: dall’annosa penuria di docenti alla qualità della formazione e dell’offerta formativa, dalle modeste condizioni retributive e lavorative, alla mancata riforma della carriera degli insegnanti, alla assenza di interventi per migliorare l’efficienza ed efficientamento energetico in strutture ad elevatissimo consumo e dispendio energetico, alla accessibilità degli istituti per gli studenti disabili. Ad evidenziare quest’ultimo aspetto è il Rapporto Annuale Istat che calcola come una scuola su tre non risulta essere accessibile agli alunni con disabilità motoria.

Comunque, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: riforme incomplete, cambiamenti continui, spesso improvvisati, sperimentazioni, progetti, innovazioni metodologiche e pedagogiche digitalizzazione a tappe forzate in quanto considerata la panacea di ogni problema, fanno poi puntualmente registrare un tracollo delle conoscenze e capacità cognitive essenziali dei giovani: le prove Invalsi, le indagini Pisa, le statistiche varie ci consegnano da anni il desolante quadro di una sorta di giovanile semianalfabetismo dilagante, a cui si aggiunge un analfabetismo emotivo e sentimentale, aggravatosi dopo il lockdown, alla base dei numerosi episodi di teppismo, bullismo e criminalità nei confronti dei docenti, nemmeno più supportati dalle famiglie, come accadeva un tempo. A proposito a quando la figura dello psicologo in pianta stabile almeno nelle scuole maggiormente a rischio. 

Le risorse destinate al sistema scolastico diminuiscono nell’indifferenza di tutti. La scuola, invece, deve essere la priorità perché ne va del nostro futuro.

Dicevamo delle prove Invalsi che anche per l’anno in corso evidenziano un peggioramento nelle competenze di base in italiano e matematica con la Calabria particolarmente colpita. Già a partire dal ciclo primaria dove si evidenzia una considerevole differenza di opportunità di apprendimento che si riverbera anche sui gradi successivi interamente a svantaggio della Calabria e anche di alcune regioni meridionali. La quota di chi non raggiunge il prescritto livello A1 è circa doppia rispetto al dato nazionale e più che doppia rispetto all’Italia settentrionale.

Alle superiori la musica non cambia: Calabria ultimo posto tra le regioni italiane, i nostri allievi non raggiungono gli obiettivi previsti al termine del secondo ciclo. Secondo il rapporto Invalsi, per quanto riguarda il rischio dispersione scolastica implicita al termine del primo ciclo d’istruzione, la Calabria rientra nel I gruppo delle regioni in cui oltre il 20% di studenti e studentesse (non meno di 1 studente su 5) è a rischio dispersione. Anche se si nota un miglioramento tra il 2023 e il 2024 con un -3,3 punti percentuali.

Così al termine del II ciclo dove oltre il 10% degli studenti (almeno 1 su 10) è a rischio. La Calabria è al 9,3% a fronte della media italiana che è del 6,6%. Anche qui un miglioramento rispetto all’anno scorso  del -4,7 punti percentuali.

Le disuguaglianze territoriali sono, dunque, marcate, con una Calabria e anche l’intero sud Italia che soffre di una maggiore povertà educativa e una minore dotazione di risorse scolastiche e ambientali rispetto al Nord. Anche se si resta in attesa degli  effetti delle politiche adottate dal governo tra cui il tutoraggio, le nuove linee guida sulla matematica, il rafforzamento dei laboratori, l’Agenda Sud e il potenziamento della lingua inglese.

Senza un intervento nazionale deciso queste disuguaglianze potrebbero aumentare, ancor più se dovesse entrare in vigore l’autonomia differenziata che toglierà risorse alle regioni meno dotate.

Quali, dunque, gli obiettivi da perseguire?

Il gap può essere spiegato dal divario economico tra Nord e Sud? Certamente, partire da condizioni socio-economiche disagiate non aiuta nella scuola, come nella vita. Ma non è solo questo. Sembra piuttosto un mal funzionamento delle scuole.

Le politiche degli ultimi anni hanno indebolito il sistema d’istruzione nel nostro Paese. I nostri governanti hanno dimenticato che la scuola non è solo governo (autonomia, ministero, organi collegiali), ma anche struttura (ordinamenti) e cultura (programmi) e se non si interviene sinergicamente su questi tre elementi si possono provocare più guasti di quelli che si vogliono riparare. Alla scuola servono, idee, strumenti e risorse per ridefinirne la mission.

Ci aspettiamo da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale una seria riflessione sulla scuola calabrese e sulle sue emergenze, dandole un senso, un significato, un orizzonte, unitamente alla Regione Calabria. I nostri territori sono segnati, peraltro, da profonde differenze in termini di  opportunità ,spazi, servizi, attività integrative, di condizioni culturali, sociali e quant’altro, tutti aspetti ineludibili che condizionano fortemente gli stessi risultati. Ecco, ci aspettiamo finalmente una diagnosi puntuale per capire quale può essere la terapia da affrontare per le nostre permanenti emergenze.

Fermo restando che le singole scuole devono riflettere sul loro lavoro, sui propri punti di forza e di debolezza per migliorarsi, in prospettiva è fondamentale precisare meglio i traguardi essenziali da raggiungere alla fine della scuola primaria e delle secondaria di primo grado. Puntare sulla formazione iniziale e in servizio dei docenti e ripensare alla proposta della scuola secondaria di primo grado che rimane sicuramente uno dei punti più problematici del sistema, il ventre molle. È pur vero che anche la classe docente tutta deve fare autocritica e fornire ai nostri giovani modelli didattici diversi. Dobbiamo capire che la scuola deve ritornare ad essere un luogo di formazione e di istruzione, meno progetti, più lezione, meno uscite inutili sul territorio, più attività di recupero.

Comunque, come ripeto da tempo, necessita aprire una profonda riflessione sulla scuola meridionale, e, per quanto ci riguarda, sulla scuola calabrese. (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico Usr Calabria]