Enrico Letta a Lamezia incontra il gruppo PD del Consiglio regionale

Un importante incontro si è svolto a Lamezia Terme, tra il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale con il segretario nazionale Enrico Letta, che ha confermato la sua attenzione per la Calabria.

Il proficuo confronto è stato introdotto dal capogruppo del Pd a palazzo Campanella Domenico Bevacqua, che ha ringraziato il segretario nazionale per la sua presenza in Calabria e per la partecipazione all’iniziativa a sostegno della candidatura a sindaco di Catanzaro di Nicola Fiorita.

Bevacqua ha sottolineato la forte sinergia che si è costruita tra il partito regionale guidato dal segretario Nicola Irto e il gruppo consiliare «con l’obiettivo – ha dichiarato il capogruppo – di rafforzare, irrobustire e rendere più capillare la presenza del partito sui vari territori dopo lo svolgimento dei congressi e, al contempo, fare in modo che l’azione del gruppo del Pd in Consiglio regionale possa essere ancora più efficace in sintonia con le altre forze politiche dell’opposizione».

Tanti i temi affrontati durante la riunione che ha registrato   gli interventi di Ernesto Alecci, Raffaele Mammoliti e del segretario regionale Nicola Irto

Si è spaziato dal Pnrr al porto di Gioia Tauro, con approfondimenti sulle  infrastrutture materiali e immateriali,  sulle politiche ambientali, del lavoro e sociali. Si è discusso anche sull’importanza dell’alta formazione per dare l’opportunità ai giovani calabresi di potere spendere sul territorio in cui sono nati le proprie competenze e professionalità.

Particolare attenzione, infine, è stata posta sul tema della sanità e sulle questioni legate all’autonomia differenziata. 

Letta, inoltre, ha apprezzato  lo spirito collaborativo e la voglia di fare squadra per dare forza e vigore al progetto di rigenerazione del partito calabrese messo in campo dal segretario regionale Nicola Irto e ha condiviso i tanti spunti di riflessione venuti fuori nel dibattito di Lamezia. Il segretario Letta ha poi assunto l’impegno di realizzare, a breve, nuovi momenti di riflessione e confronto collettivo con i vari livelli territoriali del Pd calabrese e con il gruppo regionale per rendere stabile e sempre più efficace la filiera che va dai territori al governo nazionale. (rcz)

Enrico Letta: In Calabria voglio ripartire da Amalia Bruni

Il segretario del Partito DemocraticoEnrico Letta, al termine delle elezioni regionali in Calabria, ha dichiarato, durante la trasmissione Di Martedì su La7, che «voglio ripartire da Amalia Bruni, perché è una personalità straordinaria».

Per Letta, infatti, quella della Bruni «era un’ottima candidatura» ma «probabilmente, siamo arrivati tardi a costruire questa candidatura. Ora andrà in Consiglio regionale per fare opposizione».

«Il tema di fondo – ha aggiunto il segretario nazionale dem – è che l’impegno per trovare una classe dirigente con Amalia Bruni c’è». (rrm)

ELEZIONI DEJA-VU: FAMILIARI & PARENTI
PREVALE LA REGOLA «TENGO FAMIGLIA»

di SANTO STRATI – Potevamo stupirvi con effetti speciali, recitava il claim pubblicitario di una fortunata campagna pubblicitaria: non aspettatevi fuochi d’artificio e clamorose esclusioni o presenze nelle liste appena presentate per le prossime elezioni regionali del 3 e 4 ottobre. In maniera gattopardesca, tutto deve cambiare perché nulla cambi: ovvero a scorrere le liste si ha una sensazione di deja-vu, con nomi ricorrenti, con passaggi familiari come se fosse un incarico dinastico quello del politico (regionale e non solo). Non ci sono eclatanti novità, ma se vogliamo essere un po’ cattivo sembra prevalere il vecchio detto popolare che funziona sempre: “tengo famiglia”. E così ci sono mogli, nuore, figlie, nipoti etc a perpetuare la presenza a Palazzo Campanella (o almeno ci sperano), senza il briciolo d’un programma o una visione di futuro che possa far pensare che qualcosa cambierà. 

È un’occasione mancata anche se a difesa dei candidati governatori occorre pensare che la politica è l’arte del compromesso e quindi, malgrado le buone intenzioni, è facile cadere nella tentazione di accontentare la corrente o il “portatore sano” di voti, anche se chiacchierato o se non ha brillato nella passata minimale legislatura. Poco importa, il compromesso sta alla base degli accordi politici, sia a destra come a sinistra, e certi di far incavolare più di un candidato governatore, ripetiamo che i calabresi, giustamente, si aspettano qualcosa di più, di meglio dalle liste.

Intendiamoci, tutte persone perbene, con buone intenzioni, ma la sensazione che sia prevalsa la logica partitica rispetto al merito è fin troppo evidente. 

Resta fuori, per esempio, l’ex “orfano” di Callipo, Francesco Pitaro (subito passato al Gruppo Misto dopo le elezioni) che ha scritto un post di fuoco su facebook. Rinuncia Parente (che non era stato candidato neanche alle passate consultazioni, pur avendo avuto un ruolo di rilievo nella campagna della Santelli) ma a favore della figlia Silvia. Resta fuori Morrone (per evidenti ragioni di inchieste giudiziarie aperte) ma manda avanti la moglie; si ricandida Flora Sculco (ma passando dall’altra parte della barricata, dai democratici e progressisti all’Udc); e riappaiono con Oliverio il suo ex assessore Maria Francesca Corigliano e i fedelissimi Brunello Censore e Francesco D’Agostino, mentre De Magistris punta molto sull’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano a far da traino sulla jonica e sulla doppia candidatura dell’avv. Anna Falcone che ha saputo condurre una convincente campagna elettorale.

Insomma, nel segno della tradizionale dynasty politico-partitica non ci sono, all’evidenza, particolari candidati che facciano pensare a politiche di rinnovamento e, perché no?, di innovazione, per dirla in chiave tecnologica. Abbiamo davanti una consiliatura complicata che, da un lato, avrà una montagna di soldi da spendere, dall’altro si troverà a combattere con una pandemia che non è ancora del tutto sconfitta. Anzi, da questo punto di vista il futuro governatore avrà il suo bel da fare per studiare e predisporre strategie di contenimento della pandemia, se dovesse apparire una nuova variante non meno pericolosa delle precedenti.

È bene, peraltro, precisare, che la montagna di denaro che l’Europa ci “regala” e ci presta non arriva così come un dono di Babbo Natale: l’Europa chiede progetti e realizzazioni, altrimenti non sgancia il becco d’un quattrino. E l’amministrazione uscente, pur coi limiti della provvisorietà del mandato, non ci risulta abbia – al contrario di Puglia e Sicilia, tanto per fare un esempio, predisposto piani e progetti per il PNRR. Tempo perso che il futuro governatore (uomo o donna che sarà) dovrà recuperare in tempi record.

Per ora di certo c’è che dalle ore 12,01 di ieri siamo entrati in piena campagna elettorale, con grande utilizzo dei social e delle tradizionali paccate di santini da distribuire a simpatizzanti e probabili elettori. La domanda che tutti si fanno non è chi vincerà le elezioni, è fin troppo ovvio che la coalizione di centrodestra guidata da Roberto Occhiuto raccoglierà un successo fin troppo lusinghiero, ma perché la sinistra calabrese (intesa nel suo atipico “insieme”) ha deciso di buttare la palla in tribuna e rinunciare a giocare la partita. Sui social appaiono, di continuo, post avvelenati di elettori delusi e avviliti di una sinistra che non c’è più. Le accuse spaziano dall’attuale segretario dem Enrico Letta (troppo marziano rispetto alle cose di Calabria) ai suoi consiglieri più fidati, Stefano Graziano e Francesco Boccia, ritenuti dai più i veri responsabili di questa  incredibile débacle.

E dire che ancora qualche giorno fa circolava la voce di un possibile riavvicinamento delle tre compagini della sinistra che si sono presentate separate e, quindi, con l’indubbia certezza della sconfitta. Ma chi avrebbe potuto tentare di riavvicinare le tante anime della sinistra calabrese, litigiosa, divisiva e, in alcuni casi, fin troppo tronfia di un successo troppo lontano? Chi avrebbe dovuto essere il deus ex-machina della situazione, se dal Nazareno sono venute solo fin troppo evidenti manifestazioni di inconfessabile fastidio per il caso Calabria? Chi poteva imporre  la pax politica col solo obiettivo di fermare l’inarrestabile corsa del centro destra verso Germaneto? La risposta è facile: Enrico Letta se soltanto anziché dare ascolto ai suoi consiglieri fidati avesse ascoltato i sentimenti della piazza. La sua toccata e fuga in Calabria è stata quanto meno imbarazzante, visto che ha evitato di incontrare la base e il territorio, né tanto meno ha cercato di individuare un comune sentire per fare barriera a una vittoria scontata.

Bastino le dichiarazioni di Francesco Pitaro su FB quando spiega perché non è candidato• «Avrei voluto farlo nella lista del Pd, per mettere a valore il mio  impegno istituzionale e politico… tuttavia la gestione chiusa, settaria, direi per alcuni versi miserabile e culturalmente miope di un partito privo di visione e di intelligenza politica, l’ha impedito… Il Pd calabrese si è rivelato, almeno per quanto mi riguarda,  un contenitore chiuso, stritolato dalle brame  correntizie  e del tutto disinteressato a includere energie nuove, progettualità innovative, competenze, professionalità.  Cosi com’è, non recupererà mai la fiducia della società civile!».

L’amarezza di Pitaro è condivisa da molti, troppi, elettori della sinistra, non solo dem, che con buona probabilità allargheranno le schiere di quanti non si recheranno alle urne.

Il vero vincitore di queste elezioni rischi di essere ancora una volta il partito del non voto: gli astenuti. Il Consiglio regionale, pur avendone la possibilità, si è guardato bene dal correggere una legge elettorale sbagliata (e per fortuna è entrato il voto di genere uomo-donna) dove l’impossibilità del voto disgiunto (il voto per il governatore separato da quella di una lista magari di altro colore politico) provoca guasti che i calabresi continuano a subire. 

Si tratterà di vedere, giusto da qui a un mese, chi arriverà secondo e se, come pare scontato, Fratelli d’Italia sorpasserà la Lega nei consensi. A quel punto il vicepresidente designato potrebbe essere rimesso in discussione. (s)

Mario Oliverio contesta a Enrico Letta le primarie “negate” in Calabria

L’ex presidente della Regione Mario Oliverio non ha aspettato a replicare alle dichiarazioni del segretario dem Enrico Letta che durante la conferenza stampa di avvio della campagna elettorale ha detto che le primarie non sono state fatte perché si «è stabilito che fosse più giusto e utile un percorso di ascolto dei gruppi dirigenti».

«Ascoltando Enrico Letta – ha detto Oliverio – nel corso della conferenza stampa di questa mattina a Lamezia Terme sorge spontanea la domanda se il segretario nazionale del Pd fosse correttamente informato sulla situazione calabrese ed in particolare sul percorso seguito per la scelta dei candidati (numerosi) sottoposti a casting per la proposta a Presidente della Regione. Conoscendo la correttezza di Letta devo desumere che non sia così.
Alla domanda sul perché in Calabria, a differenza di Roma, Torino, Bologna, non sia stato consentito lo svolgimento delle primarie per la scelta del candidato Presidente, Letta ha infatti risposto che “le primarie potessero essere uno strumento anche qui in Calabria” ma “qui i gruppi dirigenti locali hanno deciso che fosse più giusto e utile un percorso di ascolto…”
Caro Enrico devi sapere che in Calabria non sono state consentite le primarie e non vi è stato nessun percorso di ascolto.
Ciò nonostante le nostre reiterate richieste, purtroppo, incomprensibilmente rimaste inascoltate. La verità che qui, a differenza di Roma, Bologna, Torino ed il resto del Paese, è stata cancellata ogni forma di partecipazione democratica e le candidature sono state calate di imperio sulla testa della comunità dei democratici calabresi e delle forze del centrosinistra. Un metodo che non solo contraddice la volontà politica da te anche oggi riproposta sul valore delle primarie ma costituisce un grave elemento di rottura con il popolo del centrosinistra e con le istanze di partecipazione e di autogoverno a cui hanno diritto anche i calabresi.
Un metodo che ha generato una profonda sofferenza nel nostro campo e che costituisce un fattore di oggettiva divaricazione, divisione, allontanamento e lacerazione.
Un contesto grave con precise e ben individuate responsabilità politiche a cui, come ben si può comprendere, non è sufficiente il semplice richiamo “al pericolo delle destre” come dimostrato anche nelle ultime elezioni regionali calabresi.
Proprio questa linea, figlia dell’assenza di un progetto politico sostenuto da una larga partecipazione e da una vera coalizione, costituisce anzi il viatico per riconsegnare la Regione al centrodestra di Salvini-Occhiuto-Spirlì. Sarebbe stato auspicabile che la presenza in Calabria di Letta venisse utilizzata per ascoltare tutti a partire dai Sindaci e dagli amministratori locali, dai circoli e dalle diverse espressioni partecipate di cui è ricco il territorio calabrese, al fine di operare le necessarie correzioni e per riconnettere il Pd con il suo popolo e la società calabrese». (rp)

Letta in Calabria: la Bruni unica che garantisce la vittoria e la svolta

Incontro con la stampa e avvio della campagna elettorale per il centro-sinistra in Calabria: con la ricercatrice e scienziata Amalia Bruni, candidata a governatore, ci sono Enrico Letta, segretario dem, venuto appositamente in Calabria, e il commissario regionale Stefano Graziano. Coordina e modera la giornalista di Repubblica Giovanna Vitale. Solita location ormai diventata “storica” per il centrosinistra, ovvero l’Hotel Marechiaro di Gizzeria Lido.

Nessun incontro con la base o il pubblico, una conferenza stampa riservata appunto solo ai giornalisti. Apre Graziano per introdurre la moderatrice, poi la parola passa alla Bruni, che ci tiene subito a specificare di essere candidata di una coalizione di centrosinistra «che ho fortissimamente voluto: perché le difficoltà di questa terra sono tante e dobbiamo metterci tutti nello stesso lato. La mia scelta è però anche nel metodo, la scelta di avere accettato nella mia coalizione i partiti Pd, M5S che sono al momento al governo ci consentirà un legame forte con il centro e questo può aiutare la Calabria a uscire dall’attuale situazione, perché le cose si cambiano da dentro le istituzioni. Bisogna avere metodo, pazienza coraggio e determinazione, guardare alto e lungo, puntare sulla qualità degli interventi e avere persone capaci. C’è da fare un lavoro immenso, però il mio senso di impegno è sempre sociale, per questa collettività che ho sempre curato come medico. Mi sono occupata di 13.500 pazienti affetti, io oggi voglio prendermi cura di 1,9 milioni che soffrono perché hanno una qualità bassissima di vita. Voglio essere una scommessa per il futuro, per i giovani, per il futuro. il mio impegno è servizio, perché la politica è servizio, quindi se lo faccio come candidato civico insieme a persone che hanno scelto di essere in un partito non mi sconvolge anzi mi rafforza perché il senso di stare tutti insieme dalla stessa parte».

Una dichiarazione d’intenti su cui c’è poco da opporre: le intenzioni sono buone, anzi ottime, semmai la perplessità riguarda la cosiddetta compattezza della coalizione che non mostra segni di grande solidità. È Graziano a spiegare, in apertura, che la Bruni è «l’unica opportunità di cambiamento per la Calabria, un cambiamento strutturale e culturale e non semplicisticamente di nomenclatura. Il Pd della Calabria apre oggi insieme al segretario Enrico Letta una campagna elettorale incentrata sui temi e sulle questioni che interessano la vita quotidiana del calabresi. Faremo presto, insieme al segretario nazionale che tornerà, una grande assemblea con i circoli e i militanti per coinvolgere tutti i territori e rilanciare il partito oltre le regionali. Siamo in cammino, per battere le destre e il duo Spirlì-Occhiuto chiediamo a tutti di sostenere la coalizione di centrosinistra con Amalia Bruni presidente».

Enrico Letta è diplomatico e possibilista: «Siamo disponibili a discutere con tutti» (incluso Oliverio che, però,attacca sulle primarie negate) ma non cita alcuno dei candidati della stessa area e rinvia genericamente a dopo il voto il lungamente atteso congresso del partito in Calabria (da tre anni commissariato). «Oggi – dice il segretario dem – il centro della scena è Amalia, un candidato di altissimi profilo che ci aiuterà a fare della vicenda calabrese una questione nazionale». Solo la Bruni – secondo Letta – può portare la vittoria e contribuire alla svolta: «Si può lavorare per questa svolta in tanti modi: essere direttamente candidati o aiutarci a costruire il campo. Il Pd non è un partito che rottama i vecchi (stoccatina per Renzi?), è fatto di generazioni diverse che si tengono per mano. Il percorso non si interromperà, il rinnovamento continua».

Chiarito che «conosco bene la regione, l’ho frequentata nelle mie precedenti incarnazioni», Letta specifica il suoi obiettivo: «l’impegno che io metto è a far sì che la regione esca dalla straordinarietà, che si superi il commissariamento della sanità anche con una nostra proposta per gestire la situazione che tenga conto delle differenti responsabilità regionali e nazionali. Ci deve essere corresponsabilità tra Stato e Calabria. È l’impegno che prendo insieme ad Amalia, difficile trovare una persona migliore per affrontare questo tema». Per Letta la vicenda calabrese non è «una vicenda marginale, come una campagna elettorale qualunque. Ho accettato la richiesta dei democratici di Siena e Arezzo e sarò anch’io candidato in una sfida tutt’altro che scontata: sarò impegnato moltissimo in tutti e 35 i Comuni di quel collegio, ma mi vedrete spesso in Calabria perché considero questa regione importante. Vogliamo dare un senso nazionale a questa candidatura. Aiuteremo questa regione anche nel dopo elezioni, vogliamo dare un messaggio a tutto il Mezzogiorno».

Sul tema delle primarie, Letta scivola in una gaffe che offre il destro a Mario Oliverio per un attacco frontale: «Le primarie sono andate tutte molto bene a Roma, Bologna e Torino. Ho considerato che potessero essere uno strumento anche qui ma si è stabilito che, come in altre parti, fosse più giusto e utile un percorso di ascolto dei gruppi dirigenti, che ha portato un’ottima soluzione. Sono contento del metodo e guardo avanti». Il problema è il percorso di ascolto  che, come sanno tutti i dem calabresi, non c’è stato proprio. Qualcuno dovrebbe farlo presente al segretario dem che glissa sull’argomento chiudendo su argomentazioni “di sistema”: «Trovo che ci sia una generale disattenzione dell’opinione pubblica nazionale rispetto a questa importantissima sfida calabrese. Aver scelto Amalia vuol dire profondere un impegno fortissimo per rendere la vicenda calabrese una questione nazionale. Mi colpisce vedere che la vicenda calabrese sia finita nelle pagine interne dei media nazionali. Per noi sarà una questione di riscatto nazionale. Da questa fase di ricostruzione noi ne usciremo con il rilancio del Mezzogiorno e della Calabria».

La chiusura è scontata: «Siamo disponibili discutere con chiunque, se vogliono evitare la continuità dell’amministrazione Spirlì. Non si può dare continuità al salvinismo in Calabria, è il momento di una svolta». (rp)

ALLARME COVID, AL VOTO IL 26 SETTEMBRE
NON SI PUÒ RISCHIARE RINVIO A PRIMAVERA

di SANTO STRATI – L’arco temporale fissato a suo tempo tra il 15 settembre e il 15 ottobre per l’election-day che dovrebbe riguardare anche il voto regionale calabrese si sta drasticamente assottigliando con l’avanzare del pericolo di nuove varianti e l’incremento costante di contagi. Al Ministero dell’Interno stanno, difatti, vagliando l’ipotesi di anticipare al 26 settembre rispetto alla data ottimale prevista per il 10 ottobre: sono due settimane che possono risultare significative in caso di una nuova ondata post-vacanziera di covid-19. Anzi, una prima ipotesi ventilava la data del 19 settembre, ma giacché a Roma i rientri dalla vacanze tradizionalmente si concludono non prima del 10 settembre, è sembrato un azzardo convocare i comizi elettorali a così poca distanza dal “ritorno al quotidiano”. Se così sarà, dovrà prenderne atto il presidente facente funzioni Nino Spirlì che entro il 25 agosto dovrà indire i comizi elettorali e fissare la data del 26 settembre. È fin troppo evidente che la Calabria non è in grado di sopportare alcun altro rinvio, tipo se ne riparla in primavera: la Regione dev’essere governata nella pienezza delle funzioni (da destra o da sinistra, lo decideranno gli elettori) e non si pensi di prolungare una situazione ormai al collasso.

Un anticipo, anche in questo caso, di quindici giorni, che non sono da sottovalutare a fronte di una campagna elettorale che ogni giorno riserva nuovi colpi di scena. In due settimane si fanno e si disfano accordi che sembravano inossidabili, si cementano nuove intese, si rompono rapporti. E quest’ultimo sembra sarà lo sport più voga quest’estate, visto che la composizione delle liste, in tutti gli schieramenti, ad esclusione di quello civico di Luigi De Magistris, sta compromettendo amicizie di lunga data e favorendo vicinanze insospettabili. Non avviene in casa De Magistris perché, per la maggior parte si tratta di neofiti del voto (ad esclusione dell’ex pd Giudiceandrea) che hanno poco da litigarsi: l’entusiasmo della partecipazione è una sufficiente prebenda per l’impegno di mettersi in lista. Al contrario, a destra e sinistra con i rispettivi centri c’è aria di bufera tra gli uscenti che “pretendono” di essere riconfermati (se convinceranno gli elettori, naturalmente), quelli rimasti fuori nella passata tornata elettorale del 26 gennaio 2020, e il cosiddetto nuovo che avanza, ovvero la truppa dei nuovi arruolati che, inspiegabilmente, è convinta di avere migliaia di voti dalla loro parte.

La visita-lampo di Enrico Letta che, di fatto, inaugura la campagna elettorale del centrosinistra calabrese (quale?) non riteniamo porterà segnali di pace né tantomeno sarà d’aiuto alla neo-candidata Amalia Bruni che raccoglie, in maniera quasi paritaria, sorrisi e malumori in una sinistra che continua a non riconoscersi nell’attuale commissariamento di Stefano Graziano, ultimamente supportato dal neocommissario di Cosenza Francesco Boccia. Un’accoppiata che continua a suscitare maldipancia in lungo e in largo e non lascia intravvedere grandi spazi di manovra per una coralità d’intenti «contro le destre». Quest’ultimo leit-motiv avrebbe senso se, per pura combinazione, il segretario dem riuscisse in una doppia missione impossibile: prima di tutto sbarazzarsi della intoccabile coppia Boccia-Graziano (con le ovvie conseguenze a via del Nazareno, in direzione) e quindi trovare l’intesa con De Magistris per presentare una coalizione apparentemente unitaria, alla quale Mario Oliverio non potrebbe fare più l’annunciata guerra. Oliverio ha provato in tutti i modi di avere un abbocco con il segretario dem, ma ogni tentativo è risultato vano, tanto che l’ex presidente ha lanciato provocatoriamente le sue liste e la sua candidatura che equivale a un drenaggio sicuro di voti a sinistra. Con il pretesto del libro di Drosi, Mario Oliverio ha lanciato una campagna elettorale sui generis, dove appare come il padre della patria, ovvero il padre nobile di una sinistra abbandonata, trascurata e vilipesa da Roma, e quindi l’unico in grado di convogliare gli smarriti compagni verso una meta comune. Nell’ipotetico quanto pressoché improbabile (ma non impossibile) accordo Letta-De Magistris, la posizione di Oliverio, indubbiamente, non potrà restare ingessata, in cambio di qualche generosa disponibilità. Allo stato attuale, Oliverio ha la forza di mandare in Consiglio regionale almeno due suoi rappresentanti che, in caso di corsa solitaria, andrebbero a costituire elementi di spicco della minoranza, ma il problema è che Oliverio dovrebbe “accontentare” più dei due papabili consiglieri che le sue liste potrebbero ottenere e le scelte obbligate (con relative esclusioni) alimenteranno nuovi dissapori e nuove lacerazioni a sinistra. Dall’altra parte, De Magistris potrebbe accettare di “sacrificarsi” in nome di una “legittima battaglia unitaria contro le destre”, ma dovrebbe uscirne da quasi vincitore: un incarico istituzionale di peso (ci sono circa 600 nomine di organismi pubblici da rinnovare), ma soprattutto un’opzione di peso in regione: difficilmente accetterà il sindaco di Napoli di mettersi da parte a favore della Bruni, chiederà, forte della valenza dei consensi che apparentemente porta in dote, una figura “nuova” che superi la logica del “nominato/a” ma risponda a un consenso espresso dal territorio (primarie?). E qui ritorna in primo piano Anna Falcone, la battagliera avvocata cosentina che sta conducendo un’indovinata campagna elettorale a favore di De Magistris con la sua Primavera della Calabria. Potrebbe essere la figura nuova su cui puntare o, in subordine, una vicepresidente espressione del territorio. In tale situazione – molto fantascientifica, sia chiaro – Germaneto si tingerebbe di rosa, in caso dell’insperata vittoria della sinistra: la Calabria sarebbe la prima Regione italiana guidata interamente al femminile.

Intanto, si preparano i probabili futuri “reggenti” dei dem calabresi: il deputato Nicola Carè (eletto nella circoscrizione Africa, Asia, Oceania, Antartide) con toccata e fuga dai dem a Italia Viva e ritorno e Luca Lotti (dem, fintamente ex sodale di Matteo Renzi). Qualunque soluzione, allo stato attuale, potrebbe offrire qualche seria opportunità di rifondare il partito in Calabria. È particolarmente rilevante che Carè voglia tornare in Calabria a occuparsi del territorio e “ricostruire” il partito. È il momento del ritorno alla “terra dei padri” e il deputato calabro-australiano, originario di Guardavalle (CZ), potrebbe rappresentare un’interessante novità per rivitalizzare una sinistra avvilita, stanca e demotivata. Apprezzato a Roma, avrebbe qualche possibilità di successo nel lavoro di coesione e ricucitura dei tanti strappi della sinistra.

Se Atene piange, Sparta non ride. Così, il sale grosso sparso a piene mani da Giorgia Meloni, dopo la delusione del CdA Rai, nei confronti della “vittoriosa” coalizione di centro-destra in Calabria, rimettendo in discussione la scelta di Roberto Occhiuto a candidato Governatore, non fa salire la pressione alla Lega che, in Calabria, nonostante gli sforzi e le transumanze in vista, vede decrescere ogni giorno i consensi. Wanda Ferro, clamorosamente battuta da Oliverio nel 2015, pensa sempre alla rivincita e si tiene pronta a qualsiasi evenienza, o almeno lo lascia intendere, perché a destra tutti sanno che, in realtà, le minacce della Meloni hanno un solo obiettivo: ridimensionare ulteriormente il peso della Lega in Calabria e conquistare ampi spazi di territorio fino a insidiare agli azzurri il ruolo di partito più votato. Per la verità, c’è anche un altro fine nella speciosa dichiarazione di “guerra” alla coalizione, ovvero un avviso di sfratto “mascherato” al vicepresidente Spirlì che ha ricevuto il mandato direttamente da Salvini (e sono due!). Spirlì non piace a gran parte della coalizione ed è malsopportato dai fans di Occhiuto, i quali hanno dovuto, al pari del candidato presidente, accettare l’imposizione del bis di Spirlì alla vicepresidenza. Spirlì, naturalmente, ha declinato qualsiasi invito a candidarsi e sondare di persona il consenso a suo favore (chi glielo fa fare?  Il rischio di flop è molto ampio…) e conta di tornare “regnare” in quel di Germaneto per grazia e volontà di Salvini.

L’avviso di sfratto ha naturalmente un concreto aspirante: l’attuale assessore al Lavoro e al Turismo Fausto Orsomarso. Sarebbe lui la merce di scambio per il ritiro delle minacce della candidatura disfattista di Wanda Ferro. Orsomarso è più che convinto delle ottime chances di successo di tale opzione e sta ipotecando la poltrona di vice all’ottavo piano di Germaneto. Al facente funzioni – al quale toccherà indire le elezioni che sanciranno la fine del suo interregno – probabilmente andrebbe un assessorato minore, sempre in base ai voti raccolti dalla Lega in Calabria e sempre che non ci siano sorprese sulla pressoché sicura vittoria di Occhiuto. Si accettano comunque scommesse. (s)

Sabato arriva Enrico Letta in Calabria: Al via la campagna elettorale del PD

È con l’arrivo di Enrico Letta in Calabria, prevista per sabato 24 luglio, che prende il via la campagna elettorale del Partito Democratico, al fianco della candidata del centrosinistra, Amalia Bruni, con una conferenza stampa all’Hotel Marechiaro di Gizzeria.

Nella stessa giornata, è prevista la visita alla ‘Fattoria della Piana’, cooperativa di allevatori e di trasformatori che operano tra tradizione e innovazione, un esempio unico nel Mezzogiorno d’Italia, ed un incontro con don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, con il giornalista Michele Albanese e con l’imprenditore Nino De Masi, da anni sotto scorta per non essersi piegati alla ‘Ndrangheta.

Subito dopo, il segretario Letta, accompagnato dal consigliere regionale Nicola Irto, visiterà il Noel di Reggio Calabria, laboratorio naturale di ingegneria marittima diretto dal prof. Felice Arena, per poi trasferirsi al ‘Pepy’s beach’ dove alle 18.30 presenterà il suo libro Anima e Cacciavite insieme alle Associazioni studentesche ‘Themis’ e ‘Ares’ dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, e alla presenza del gruppo dirigente del Partito democratico calabrese. In serata, Enrico Letta farà visita al meraviglioso borgo marino di Scilla, al fianco del sindaco democratico Pasqualino Ciccone(rrm)

Mimmo Nunnari / Caro Letta, alla Calabria serve un Draghi: può trovarlo qui

Il giornalista e scrittore Mimmo Nunnari ha pubblicato sul Corriere della Calabria una garbata quanto puntuale lettera al segretario dem Enrico Letta. Richiamando il suo maestro Beniamino Andreatta (che volle l’Unical e fu il primo Rettore) e Romano Prodi, gli unici riusciti ad arginare il “berlusconismo”, Nunnari spiega che in Calabria ci sono le risorse umane, i cervelli e le capacità per aiutare la sinistra a uscire dalla sua irrefrenabile crisi.

Mimmo Nunnari
Lo scrittore Mimmo Nunnari

di MIMMO NUNNARI – Caro Letta, ho grande simpatia per lei, se non altro per i maestri che ha avuto: Andreatta e Prodi, due “menti” che hanno avuto il merito di arginare il berlusconismo, fino a quando la sinistra postcomunista non ha squarciato le pareti della diga provocando l’alluvione della destra; perché solo questo sa fare, ha saputo fare la sinistra post Pci, tradendo anche quel grande partito comunista – il più grande dell’Occidente – che è finito con Berlinguer, insieme a Moro, tra i più grandi leader del dopoguerra e post cortina di ferro. Le scrivo – con questo breve preambolo – perché lei la prossima settimana verrà in Calabria dove il suo partito è finito nelle secche pericolose come neanche davanti a Pantelleria o davanti a La Maddalena si trovano. Ma non è che i piddini calabresi hanno fatto tutto da soli. Una mano ad andar fuori rotta gliel’hanno data i vari commissari e poi quel suo plenipotenziario Boccia che già col solo cognome è tutto un programma.

Poi avete trovato una soluzione per la presidenza condivisa con Conte (che adesso non si sa più chi è e cosa rappresenti) che francamente nessuno in Calabria ha capito ma temo non solo in Calabria. Volevate una donna ma questo metodo offende le donne. Non è con una scelta di genere (per carità non tocchiamo questo argomento adesso) che si risolvono i problemi: competenza, carisma, onestà, passione politica, disponibilità al servizio del bene comune non sono né maschio ne femmina. Sono e basta. Tutto questo è detto con grande rispetto per la candidata Ventura che semmai in questo vostro machiavellico progetto (di serie B) è vittima più che “incoronata”. Ed avrà molto da perdere più che da guadagnare com’è già accaduto con Callipo. Caro Letta se scende in Calabria scenda con l’animo predisposto a cambiare le cose senza preclusioni senza pregiudizi rendendosi semmai disponibile a promuovere col Pd in testa un movimento aperto con l’obiettivo di giungere ad un “Governo di salvezza regionale”.

Noi non abbiamo gli strumenti giuridico costituzionali per arrivare a un Draghi. Ma di un Draghi la Calabria ha bisogno. Lo cerchi in Calabria. Può trovarlo. Glielo assicuro. E i Pd calabresi non li punisca con un’idea coloniale partorita chissà da chi e come nelle stanze del Nazareno. Si rivolga all’elettorato potenziale del centro sinistra lasci stare i sudditi portatori di voti. Rinunci ad un pugno di farina per avere una piantagione. La Calabria ha bisogno di visioni di futuro non di offese e calci nel sedere. Sa come la chiamava Prodi? La “figlia prediletta” la chiamava. Noi gli abbiamo creduto. Anche Andreatta aveva grande rispetto per la Calabria. Glielo posso dire per averlo ascoltato dire cose sulla Calabria regione dove è stato il primo rettore dell’Unical. Ecco rifletta pensi ai suoi maestri e non lasci nulla per scontato. (mn)

[courtesy Corriere della Calabria]

Domenico Nunanri, più familiarmente “Mimmo” è giornalista (è stato vicedirettore centrale alla TGR Rai) e scrittore. Tra i suoi libri di grande successo, Elogio della Bassitalia (2020), Destino Mediterraneo (2018) e La Calabria spiegata agli Italiani (2017), tutti editi da Rubbettino.

Conte e Letta in Calabria la prossima settimana: viaggio della speranza?

di SANTO STRATI – A qualcosa, alla fine, il gesto di ritiro della candidatura di Nicola Irto, è servito: il viaggio (della speranza?) dell’ex premier Giuseppe Conte e del segretario dem Enrico Letta della prossima settimana in Calabria è certamente frutto della necessità di fare chiarezza in una sinistra calabrese in piena caos. L’annuncio – che dovrebbe trovare la conferma ufficiale domani sabato – del candidato unitario del centro destra (Roberto Occhiuto, attuale capogruppo di Forza Italia alla Camera) spariglia ancor di più i giochi della sinistra: litigiosa, divisiva e a forte vocazione suicida. Ci sono stati, con la massima discrezione, contatti con De Magistris e l’attuale sindaco di Napoli, che domani apre a Cosenza la sua segreteria elettorale, dopo la rottura insanabile con Tansi deve valutare le opzioni che la prossima tornata elettorale gli offre.

Da solo Luigi De Magistris, che pur sta raccogliendo un consenso superiore alle previsioni, non va da nessuna parte, al massimo farà il consigliere regionale (d’opposizione) e nulla più. Di fronte alla coalizione coesa (?) di centrodestra i dem devono schierare una forza straordinaria fatta di consensi, anche trasversali, per portare numeri importanti. La soluzione ideale sarebbe semplice: dimenticarsi di conflitti, contrasti, risentimenti e insulti e fare un’ammucchiata (di tipo governativo) che metta insieme dem, 5 stelle, sinistra radicale, riformisti, De Magistris, Tansi, liste civiche e chiunque possa essere utile alla causa. Questo significherebbe fare una scelta politica, pagando qualche inevitabile (e gravoso) obolo ai “rinunciatari”. Se a De Magistris viene offerta la vicepresidenza della Giunta regionale (in caso di vittoria) in cambio del ritiro della candidatura a presidnete (mantenendo comunque una più liste di sostegno), come farà a rispondere no? Se a Tansi viene offerto un assessorato (Protezione Civile) in cambio del ritiro della candidatura a presidente (col mantenimento delle liste, che fanno sostegno), come farà il geologo cosentino a dire no? Soprattutto se il leit-motiv sarà quello di “uniti contro la destra”. È un bel problema, diciamo la verità. Ma la politica, ricordiamolo, è l’arte del possibile – come ci hanno insegnato Machiavelli e Guicciardini – basta sapersi fermare in tempo, alla bisogna. In una situazione di questo genere non ci sono vie d’uscita. È fin troppo evidente che 5 stelle, tansi e De Magistris, a loro volta, possano imporre la necessità di un nome nuovo, al di sopra delle parti, rappresentativo e in grado di attuare una spinta unitaria a sinistra. Ma all’orizzonte, escluso il buon Nicola Irto, non si vedono leader o aspiranti tali (il nome dello storico saggista antimafia Ciconte è suggestivo, ma non trova larghi consensi: c’è il rischio concreto di ripetere l’esperienza Callipo) e l’unico nome spendibile rimane quello di Antonio Viscomi, oggi deputato dem e già vicepresidente della Regione con Mario Oliverio, oppure, in alternativa, Franco Iacucci, attuale presidente della Provincia di Cosenza, che ha il vantaggio di conoscere a menadito tutti gli anfratti della Regione (è stato il segretario operativo di Oliverio, e questo non l’aiuta certo), ma conta pochi fans in Calabria. Irto, dunque rimane, l’unica carta spendibile (non dimentichiamo che è stato il più votato il 26 gennaio dell’anno scorso: 12.568 preferenze), ma su di lui pesano le perplessità dei 5 stelle, che in Calabria non contano nulla, però bisogna salvare l’impresa impossibile di Giuseppe Conte di dar vita a un nuovo Movimento 5Stelle 2.0. Quindi?

Tansi con un comunicato si è rivolto ai suoi followers: «Ai candidati delle liste di Tesoro Calabria – ha detto – che, dopo l’addio definitivo a de Magistris, mi chiedono di fare un passo indietro per assecondare “un’ampia costruenda coalizione con lo scopo di vincere le prossime elezioni regionali”, io rispondo di “sì”, ma a due condizioni fondamentali e improcrastinabili: 1) il candidato a presidente della regione dovrà essere una figura credibile che rappresenti il reale cambiamento; 2) il candidato a presidente non dovrà essere soltanto una bella copertina utilizzata per coprire candidati – di qualsiasi lista in appoggio al presidente – che rappresentano il vecchio sistema responsabile del fallimento della Calabria e che cercano, direttamente o indirettamente (tramite loro portaborse o prestanomi), una candidatura in vista delle prossime elezioni regionali. I candidati dovranno essere persone “nuove” e competenti. Se tali condizioni saranno accettate sarò disposto a fare non uno ma cento passi indietro, per amore di una Calabria che per cambiare deve decisamente voltare pagina con una proposta politica che deve mostrare ai suoi elettori una cosa sola: la credibilità. In caso contrario, continuerò a rappresentare un polo civico concretamente alternativo al PUT (Partico Unico della Torta)». È un segnale di apertura a Letta e Conte?

De Magistris non dice nulla a proposito di un’intesa a modello del Governo Draghi (ma solo a sinistra), ma non si sbaglia a dire che ci sta pensando. La sottosegretaria al Sud Dalila Nesci, non paga della delusione della passata tornata elettorale, con la sua candidatura bocciata crudelmente dal Movimento, insiste a proporsi, dichiarando a destra e manca la sua totale disponibilità. L’arrivo di Letta e Conte in Calabria forse farà un po’ d’ordine, a sinistra. (s)

Regionali / Fulmini di Mario Oliverio in una lettera a Enrico Letta

L’ex presidnete della Regione Mario Oliverio ha scritto una pesante lettera al segretario del Partito Democratico Enrico Letta sulla vicenda delle elezioni regionali. Oliverio contesta che si debbano discutere a Rom ale quetsioni che interessano i calabresi, ignorando il territorio e la base.

«Caro Letta – scrive Oliverio –, è da oltre un anno e mezzo che non vengo coinvolto, invitato, consultato dal PD né su temi politici generali né sulle vicende che interessano la Calabria.  

Precisamente da quando (dicembre 2019), con una lettera all’allora segretario Zingaretti, ho deciso di ritirare la mia candidatura alla Presidenza della Regione Calabria.

Fu quella la conseguenza della presa d’atto di una scelta della Segreteria Nazionale di non riconfermare il Presidente uscente per candidare Callipo. Una scelta determinata dalle correnti, sollecitata e sostenuta dai rispettivi rappresentanti locali. 

Ti informo altresì che sono componente della Direzione Nazionale del PD eletta all’ultimo Congresso, ma non sono più stato convocato alle riunioni che si sono svolte sia pure in remoto.

Stante questa incredibile, ingiustificata e quanto mai inspiegata condotta nei miei confronti, non nego che ho anche esitato a scriverti. 

Ma ho deciso di farlo confidando nella tua coerenza rispetto ai propositi enunciati nel tuo primo intervento all’Assemblea nazionale che ti ha eletto Segretario. 

In questo lungo periodo ho osservato in silenzio malgrado ci fosse tanto da dire a partire dalle scelte compiute alle ultime elezioni regionali, il cui esito disastroso (con annesse dimissioni di Callipo) evito di commentare perché è a tutti ben chiaro.

Per non dire delle elezioni Amministrative dello scorso settembre in una città come Crotone, storico riferimento della Sinistra, dove non si è riusciti a presentare neanche la lista del PD. 

E ancora della scomparsa di una benché minima iniziativa sulle gravi difficoltà che attanagliano la Calabria e la società calabrese. 

Si coglie un preoccupante vuoto di una seria ed efficace opposizione alla Giunta Regionale di Centro Destra, che non a caso assume provvedimenti ed opera scelte al di fuori di ogni regola e controllo, rimettendo l’orologio indietro di alcuni anni. Ciò malgrado si trovi in regime di ordinaria amministrazione in considerazione della legislatura scaduta da mesi. 

È stata restaurata una situazione di degrado, di ritorno all’uso discrezionale delle risorse e degli enti sub regionali, con l’assenza di programmazione delle risorse UE, con gravi implicazioni sulle delicate problematiche della ripresa dalla pandemia, che in Calabria ha dato il colpo di grazia alla già gracile economia e fragile condizione sociale.

Un quadro a dir poco desolante, con il PD commissariato da circa tre anni a livello regionale ed in tre provincie su cinque, con un Centro Sinistra diviso e frammentato, privo di una guida, di una proposta politica, di un progetto per la Calabria sul quale coinvolgere ed attrarre il corpo largo della società calabrese nelle più variegate articolazioni ed espressioni. 

La scadenza elettorale annunciata da oltre sette mesi avrebbe ragionevolmente richiesto in primo luogo al PD l’attivazione di un processo inclusivo, teso a sanare lacerazioni e divisioni prodotte nelle scorse elezioni regionali e perpetrate anche dopo quella grave sconfitta; la riorganizzazione del campo delle forze progressiste, di sinistra, civiche, ambientaliste ripartendo dai territori, con il coinvolgimento attivo degli amministratori locali, per rilanciare un progetto di crescita della regione, forte della necessaria cultura riformista e di governo. 

Niente di tutto ciò. 

Anzi, al contrario, in questi mesi è andata avanti una accentuazione del distacco dalla realtà e dalle comprensibili ansie che pervadono le nostre comunità messe a dura prova.

La stessa candidatura di Nicola Irto, o di chiunque altro al suo posto, avrebbe dovuto essere la sintesi e l’approdo di un coinvolgimento ampio di forze e soggetti chiamati a sostenerla. 

Invece si è preferito il chiuso di una riunione ristretta di undici persone, prevalentemente di eletti, preoccupati (comprensibilmente !)  della loro rielezione.

Si è aperto così il campo a “Masanielli” che, come puoi ben comprendere, hanno buon gioco nell’agire, utilizzando armi populistiche, già viste e sperimentate, del ricorso alla facile demagogia e all’antipolitica, a parole abusate quali “rinnovamento” e “cambiamento”. 

Firma di cambiali in bianco che sanno già di non poter onorare.

La Calabria non merita nuovi inganni.

La Calabria merita un governo di forze sane realmente impegnate alla costruzione di un futuro di crescita e di riscatto, di creazione di opportunità di lavoro, di valorizzazione ambientale e paesaggistica, di servizi qualificati a partire dalla Sanità, commissariata da oltre dieci anni e mantenuta in una condizione gravissima per responsabilità di tutti i Governi nazionali che si sono succeduti dal 2009 in poi. 

La Calabria ha bisogno di essere rispettata e trattata alla pari delle altre regioni. 

Ha bisogno di liberarsi dal marchio di “regione canaglia” spesso utilizzato per giustificare commissariamenti e mortificare le sue energie capaci ed oneste che rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione e della sua gioventù. 

Al PD ed al campo delle forze progressiste e di sinistra è richiesto un impegno coerente in questa direzione se davvero si vuole assolvere al compito che è proprio di una grande forza innovativa e di progresso.

La decisione di spostare a Roma la scelta per la candidatura alla presidenza della Regione, seppure costituisce di fatto la presa d’atto del fallimento della gestione commissariale, non è la risposta giusta.  

La scelta del candidato a Presidente della Regione deve essere in primo luogo condivisa e sentita propria dai calabresi.                          

Si è ancora nelle condizioni di evitare che le prossime elezioni regionali si trasformino nel secondo tempo di una rovinosa (quanto colpevole) sconfitta delle forze democratiche e progressiste e con essa di quel progetto di reale cambiamento di cui la Calabria e i calabresi avvertono la necessità. 

Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico». (rp)