La segreteria Fp di Cgil Area Vasta si è detta «sconcertata» dalle esternazioni del vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro. «Il vescovo, infatti – ha riportato Fp Cgil – nel corso della messa della Madonna del Rosario , ha invitato i fedeli a firmare al banchetto allestito davanti alla chiesa da un’associazione autorizzata dallo stesso vescovo, a sostegno della proposta parlamentare di rendere obbligatoria, per i medici dei consultori, la pratica di fare ascoltare il battito cardiaco del feto alle donne in procinto di abortire (grave il luogo scelto per propagandare questo invito, un luogo di tutti anche delle donne e uomini che ritengono che il diritto all’aborto sia una conquista sociale irrinunciabile, per non ricadere in una grave ingiustizia di classe che nel corso del tempo, prima dell’emanazione della legge, costringeva le donne delle classi povere a rivolgersi alle “mammane” e quelle ricche alle cliniche svizzere con aborti sicuri e garantiti)».
«Probabilmente – continua la nota – il vescovo è rafforzato dalle scelte politiche del governo che non perde occasione non solo per indebolire la legge 194, ma renderla fuorilegge con un ritorno al codice Rocco quando abortire era considerato reato, e non riusciamo a leggerla diversamente la proposta di modifica avanzata dall’onorevole Gasparri della ’art 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito” che si acquista fin dal momento del concepimento e non come recita l’attuale art 1 del codice civile in cui la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita.” I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita».
«Sarebbe, se passasse, un fatto gravissimo – si legge – dal momento che tale riconoscimento giuridico porterebbe di fatto all’impossibilità di un aborto volontario e al rischio penale per il medico che lo eseguisse e la donna che vi ricorresse «significa accusare di omicidio chi decide di ricorrere ad una interruzione volontaria di gravidanza» come ha riportato Marco Grimaldi dell’Alleanza verdi-sinistra. La legge 194 subordina questo diritto a determinate condizioni».
«La donna può abortire solo se “accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito – continua Area Vasta –. Una legge dunque di civiltà e di uguaglianza e non “un liberi tutti” o abortite come volete, è una legge che attraverso un sistema di servizi, tutela la donna in un momento delicato, sofferto e difficile e noi della Fp Cgil Area Vasta la difenderemo e combatteremo per modificare l’’anomalia in questi anni che vede un aumento non tollerabile dell’obiezione di coscienza che rende difficile il ricorso alle pratiche abortive, come non tollerabile è lo svuotamento dei consultori familiari (istituiti dalla legge 405 del 1975), in mezzi, personale, e strumenti che hanno un ruolo fondamentale nell’assistenza alle donne che decidono di ricorrere all’interruzione di gravidanza».
«Paradossalmente in una società come la nostra apparentemente moderna e liberalizzata – conclude la nota – persiste uno zoccolo duro di matrice patriarcale violento che non perde occasione per colpevolizzare le donne ucciderle violentarle e renderle colpevoli con una violenza sociale e istituzionalizzata». (rvv)