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L'AUTONOMIA È LEGGE, "L'IRA" DI OCCHIUTO È UN GRAVE ERRORE DEL CENTRODESTRA

Furriolo: Calabria straordinaria o più semplicemente “ordinaria”?

di  MARCELLO FURRIOLO Diventa sempre più difficile coniugare l’immagine che si tende a diffondere fuori dai confini della regione, a volte anche attraverso slogan o suggestioni sicuramente ispirate dalla indiscussa bellezza dei territori e dei paesaggi, dalle atmosfere incantate dei piccoli borghi appollaiati sui monti, dalla ricchezza e varietà della natura spesso selvaggia, dalla generosità dei suoi prodotti enogastronomici, dalla tipicità dei caratteri e dalla bellezza delle sue donne e della sua gioventù, con la dura realtà della vita quotidiana. Specie nei suoi aspetti sociali, istituzionali e politici che sembrano appartenere ad un altro mondo, quasi virtuale, chiuso in se stesso, nei suoi protocolli e nelle sue convenzioni. Nei suoi riti di appartenenza e di affiliazione. In cui si entra spesso per cooptazione e da cui si esce spesso per intervento della Magistratura. Questa è un’altra Calabria. O meglio quella che governa sui sempre meno di due milioni di calabresi residenti sulla punta estrema dell’Italia.

Su tutto incombe un velo inestricabile, difficile da squarciare, come una fittissima tela di ragno che soffoca ogni sussulto, ogni gemito di ribellione e di cambiamento.

Sono i numeri implacabili che inchiodano questo territorio al suo destino ineluttabilmente. Senza scampo, in un percorso di sofferenza scandito come le parole del Libro di Giobbe.

In Calabria su sei degli ultimi Presidenti della Giunta Regionale, 5 hanno avuto condizionata la propria attività di governo da pesanti vicende giudiziarie. La sesta purtroppo ha concluso dolorosamente e immaturamente il suo apprezzato impegno di governo e la sua giovane vita terrena.

La Calabria ha il ragguardevole primato dei Comuni e degli Enti sciolti e commissariati per indebite ingerenze della Ndrangheta nelle istituzioni locali. Ma la Calabria registra anche un numero da primato di interdittive antimafia. II Comune di San Luca per la terza volta è stato sciolto per infiltrazioni mafiose e quando si era aperta la finestra per il rinnovo del Consiglio Comunale non è stata presentata alcuna lista elettorale e nessun candidato a Sindaco.

San Luca, che ha dato i natali al più importante scrittore calabrese, Corrado Alvaro, ha anche l’inquietante record di avere avuto commissariata, neanche a dirlo, per presunti condizionamenti ndranghetisti, la Fondazione Corrado Alvaro, rimasto l’unico presidio culturale in un territorio in cui “ lo Stato c’è, ma forse No ”.        .

Ovviamente ormai non fanno notizia i numeri e i parametri economici, sul reddito, sul PIL che non cresce, sulla disoccupazione soprattutto giovanile e femminile, sul tasso di alfabetizzazione, sull’acquisto e la lettura di almeno un libro, addirittura sulle capacità di apprendimento nelle materie scientifiche degli scolari calabresi, soprattutto per la matematica. Il tasso di invecchiamento, l’aspettativa di vita, la denatalità che nel prossimo ventennio dovrebbe falcidiare la popolazione meridionale. I livelli essenziali di assistenza, che finalmente sembrano poter raggiungere la sufficienza, in un sistema sanitario che da oltre 15 anni è condannato ad un Commissariamento che, fino a poco  tempo fa,  aveva aggravato la situazione, per espressa volontà e responsabilità dei vari Governi, in tutte le loro espressioni partitiche di destra, di sinistra e di centro.

La Calabria ha, poi, il doloroso primato delle richieste di risarcimento per ingiusta detenzione.

Su questo scenario nei giorni scorsi ha fatto irruzione la notifica della richiesta di proroga delle indagini preliminari da parte dell’Ufficio del GIP del Tribunale di Catanzaro nei confronti del Presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto. Con tutto il suo carico di interrogativi e di incertezze, che riguardano non solo il futuro dell’attuale Governatore, ma il percorso di cambiamento e di sviluppo di questa regione, riconoscendo che in questi anni c’è stato un significativo “cambio di passo”.

È chiaro che non siamo difronte ad alcun colpo di stato o a un complotto eversivo.

Il dott. Salvatore Curcio, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, è un Magistrato esperto, che ha attraversato con riconosciuta capacità anche le turbolenze di Tangentopoli in Calabria e oggi dirige, con indiscusso equilibrio e sicuro “garbo istituzionale”, il delicato Ufficio già di Nicola Gratteri.

È evidente che si è aperto un nuovo capitolo della narrazione di questa amara terra, che lotta per conquistarsi un posto nella normalità dei suoi processi democratici e una immagine capace di sconfiggere vecchi e nuovi stereotipi e pregiudizi.

È da poco tornato nelle librerie uno dei capolavori del grande scrittore Philip Roth, “Portnoy”, in una nuova traduzione di Matteo Codignola e già conosciuto come Il lamento di Portnoy nel 1969. Rileggendolo ho avuto la sorpresa di ritrovare, nella magnifica edizione di Adelphi, un pensiero del giovane protagonista, l’inquietante ebreo newyorkese Alex Portnoy, a pag. 94:

“Forse però andrebbero inquadrate un pò meglio, le donne ebree che ci hanno tirato su. In Calabria le loro simili siedono impietrite in chiesa, ingoiandosi quintalate di idiozie cattoliche;

A Calcutta chiedono l’elemosina per strada, o se proprio gli dice bene, se ne vanno nei campi attaccate a un aratro…”

Per fortuna è solo una trovata letteraria del 1969.

Ma oggi è ancora più difficile pensare a una “Calabria straordinaria”. Perché la percezione è  che continui ad essere, comunque, una Calabria fuori dall’ordinario. λ