Innocenza Giannuzzi, vicepresidente di Confartigianato Imprese Catanzaro, ha dichiarato che «la chiusura degli impianti da sci rischia di essere il preambolo di un nuovo lockdown».
«La prassi istituzionale – ha detto – da un lato e i tempi tecnici sull’altro versante. Una via stretta, quella che Roberto Speranza si è trovato a percorrere per decidere il nuovo rinvio dell’apertura degli impianti sciistici. Ministro della Salute dimissionario fino a venerdì sera, il reincarico è stato ufficializzato poi sabato con il giuramento poco prima di mezzogiorno».
«Quindi – ha aggiunto – la verifica con il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi della proposta avanzata dal Comitato tecnico-scientifico (che il 3 febbraio aveva dato l’ok sulla base di rigidi protocolli) in virtù del report sulla variante inglese dell’Istituto Superiore di Sanità, reso noto venerdì pomeriggio».
«Così si è arrivati alle 18.53 di domenica – ha proseguito – quando le piste da sci e tutto il mondo economico-produttivo che ruota intorno ad esse erano pronti alla ripartenza, pronti ad accogliere i turisti, a quasi un anno dallo stop dettato dallo scoppio della pandemia. E, invece, tutt’un tratto ogni progetto, ogni investimento e ogni idea sono stati vanificati. Rabbia e frustrazione sono i sentimenti che inevitabilmente aleggiano tra gli operatori montani e chi può azzardarsi a dar loro torto?».
«Anzi – ha detto ancora – a questo punto penso non si possa più nemmeno parlare di ristori che servono, ma di veri e propri risarcimenti. La stagione è sostanzialmente compromessa e gli operatori del settore avvisano che il “fallimento” di molte imprese è dietro l’angolo. Ma la cosa ancora peggiore, se possibile, è che la chiusura degli impianti da sci rischia di essere il preambolo di un nuovo lockdown totale, esattamente come quello vissuto a marzo del 2020».
«Se da una parte – ha detto ancora Giannuzzi – si chiedono ancora sacrifici alle imprese turistiche e produttive, a causa dalle varianti del Sars-Covid 19, dall’altra occorre mettere in campo misure certe e nei tempi giusti, in modo da poter supportare (ma davvero, non più solo a parole!) l’Italia intera in questa crisi che la sta investendo nella sua interezza, toccando in particolar modo regioni come la Calabria, già in ginocchio da prima, e a cui questa pandemia sembra aver dato il colpo di grazia».
«L’emergenza che stiamo attraversando in questi lunghi mesi – ha concluso – potrebbe tramutarsi in un’implosione sociale ed economica, impoverendo ancor di più la nostra terra e allontanandola drasticamente dall’economia nazionale. Ciò non farebbe altro che favorire nuovamente l’emigrazione e lo spopolmento dei borghi, costringendo i nostri figli, i nostri nipoti e tutti i giovani a correre altrove per crearsi un futuro degno. È questo ciò che vogliamo?». (rcz)