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10 maggio 1994: Berlusconi nomina sottosegretario alla Sanità il prof. Giuseppe Nisticò

Giuseppe Nisticò: «Era un gigante della politica»

di GIUSEPPE NISTICÒ – Non avrei mai voluto scrivere questo mio ricordo sulla scomparsa di Silvio Berlusconi che ha lasciato in me e in tutti coloro che gli hanno voluto bene un vuoto incolmabile. 

Fin dalla sua discesa in politica nel 1994, io ho deciso di seguire Berlusconi accettando di presentarmi alle elezioni politiche come senatore del collegio Tuscolano di Roma. Da allora sono rimasto sempre vicino a lui, legato da una profonda amicizia, devozione e ammirazione.

È stato un percorso lungo, ricco di soddisfazioni politiche e scientifiche ma anche di qualche delusione. Ma lui rimane ancora per me un gigante della politica del nostro Paese e dell’Europa, un uomo coraggioso e combattente che nella vita politica italiana ha creato una vera e propria rivoluzione, una svolta che ha permesso l’inserimento nei circuiti della politica di personalità già affermate nella società civile, dal mondo della scienza, della cultura, dell’industria, dell’economia, etc. Questa è stata la sua carta vincente, come avevano ben capito delegazioni di giornalisti venuti dal lontano Giappone, in quanto aveva dimostrato di essere un elemento dirompente verso la mentalità dei vecchi partiti dalla DC al Pci che avevano mantenuto il potere nelle mani delle stesse persone per oltre 40 anni.

Egli portava nel cuore quei valori e quelli ideali, che tutti noi ex allievi dei salesiani, avevamo assorbito: il rispetto della persona, della sua dignità, la solidarietà verso le persone più deboli e fragili. 

Con le sue idee innovative ha cambiato com’è stato anche rilevato da qualificati osservatori politici la struttura della politica portando il nostro Paese a un sistema di alternanza (bipolarismo), come pure ha rivoluzionato la tv, lo sport, l’economia del nostro Paese e ha sempre avuto una visione strategica internazionale. Per tutti questi motivi egli resterà nella storia del nostro Paese come uno degli uomini più brillanti, equilibrati e innovativi.

Non posso non ricordare alcuni episodi dei rapporti eccezionali che si erano stabiliti subito fra di noi, fin da quando ci siamo conosciuti. In me egli rispettava due cose: il fatto che fossi un professore universitario giovane e sveglio con un’autonomia di pensiero e anche un calabrese verace che in modo chiaro e, a volte, rude gli diceva le cose così come le pensava. Più volte, egli tenendomi sottobraccio mi ha chiesto «ma come si fa a diventare professori all’Università?” E io gli rispondevo con calma serafica: “Silvio, tu non hai bisogno del titolo accademico per essere professore, perché con la tua intelligenza, le tue capacità critiche e la tua visione innovativa e strategica sei nato già professore!

Anche lo stesso mio amico fraterno e collega di carriera universitaria e politica Umberto Scapagnini e la moglie Fiorella lo adoravano per le sue straordinarie doti intellettive e umane. Ricordo che Umberto gli aveva previsto di vivere fino a 130 anni. In questo si è sbagliato, ma solo in parte perché, in realtà, la figura di Berlusconi rimarrà immortale nel tempo. Attraverso me e Umberto Scapagnini, il mondo della scienza internazionale (vari premi Nobel e altri scienziati di elevato prestigio) in cui noi eravamo inseriti si è reso conto di cosa rappresentasse Berlusconi per  la ricerca scientifica e le ragioni perché noi lo avevamo seguito con convinzione fin dall’inizio. Una delle cose che mi aveva impressionato di Berlusconi era il suo enorme rispetto nei confronti di noi parlamentari, della nostra libertà di coscienza. Ricordo infatti che quando ero europarlamentare e si discuteva del sesto programma quadro della Ricerca scientifica, lui mi ha lasciato libero di preparare un emendamento di compromesso sull’uso sperimentale di cellule staminali da embrioni sovranumerari nonostante le pressioni contrarie ricevute dal Vaticano.

A tal proposito, ricordo che il mio amico Sir Salvador Moncada, lo scienziato che è stato anche collaboratore del premio Nobel Sir John Vane e che ha scoperto non solo la prostaciclina ma anche il nitrossido, mi espresse chiaramente la sua profonda delusione perché ero sceso in campo con Berlusconi. Lui, infatti, nato nell’Honduras aveva trascorso l’infanzia e la sua prima giovinezza con Che Guevara ed è stato per tutta la vita amico e consulente scientifico di Fidel Castro. Ciò spiegava il suo pregiudizio politico contro Berlusconi e la sua mentalità comunista del centroAmerica. Tuttavia, a distanza di trent’anni, Sir Salvador Moncada una sera mi confessò: “guarda, Pino, ti devo dire che mi ero sbagliato nei confronti di Berlusconi all’inizio quando tu nel ’94 sei sceso in politica con lui. Infatti, da quello che lui ha fatto indicando il tuo nome nella lista dei ministri del suo primo governo quale ministro della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica, anche se alla fine ti ha nominato sottosegretario alla Sanità, e sostenendo tutti i tuoi progetti scientifici (realizzazione della Facoltà di Farmacia a Roma Tor Vergata, dell’Istituto Rita Levi Montalcini a Roma, della Scuola europea per la valutazione di nuovi farmaci a Villa Mondragone) come pure scegliendoti come presidente della Regione Calabria ha dimostrato di essere un grande uomo e un eccellente politico. 

Non potrò mai dimenticare che nelle visite che mi è venuto a fare in Calabria quand’ero Presidente della Regione, io rimanevo affascinato dalla sua personalità, dalla sua umiltà come pure lo erano migliaia di calabresi, folle straripanti di persone di tutti i ceti, di tutte le età, fra cui mogli di politici di sinistra che, a volte, con bimbi in braccio che allattavano, lo aspettavano per ore per avere il piacere di dirgli qualche parola, di toccare le sue mani e di rivolgergli qualche preghiera quasi fosse un Santo.

Il mio rammarico rimane ancora vivo per non averlo avuto mio ospite personale in Calabria più di recente, quando l’ho invitato a venire in elicottero a Torello, mia residenza estiva (dove avevo preparato nel giardino di fronte casa una bella pista) quando la mia amica Elisabetta Gregoraci aveva pensato di sposarsi nel Santuario della Madonna delle Grazie di Torre Ruggiero, proprio a due passi da Torello.

Voglio ricordare ancora il rapporto umano e fraterno che ha mantenuto con mia sorella Antonella, la quale stravedeva per lui e periodicamente gli mandava le sue specialità dolciarie (torrone con nocciole di Cardinale, i cantuccini e i dolcetti alle mandorle) come pure il suo Limoncello “verace” fatto in casa, ottenuto non dalle bucce di limone, ma da limoni selvatici (un incrocio con il bergamotto) che lui beveva e condivideva con piacere con gli amici del cuore come Gianni Letta, Adriano Galliani e Fedele Confalonieri, ma anche con amici politici stranieri come il Presidente George Bush jr e il presidente Vladimir Putin.

Il nostro rapporto schietto è risultato evidente quando un giorno lui, molto triste e preoccupato per la crisi con la moglie Veronica, mi ha chiesto commosso quale fosse il mio consiglio su cosa avrebbe dovuto fare. Allora, spontaneamente, senza mezzi termini gli dissi: “Presidente, tu sai di aver commesso molti errori,. Com’è possibile che il mio amico prof Aihua Pan, presidente della Sinobioway di Pechino, mi chiede insistentemente di poterti conoscere per partecipare con te ad una seduta di “bunga-bunga”? Questo non è positivo per la tua immagine nel mondo. Allora, se vuoi ascoltare un mio consiglio, vai al più presto dal Papa e, in ginocchio, chiedigli perdono e pregalo fortemente di risposarti con Veronica”. Lui, naturalmente, mi diede ragione, ma poi non diede seguito a questo prezioso consiglio.

In questo momento di grande dolore per me, per la scomparsa di un amico fraterno e di un maestro, con la mente un po’ obnubilata, desidero però ricordare una delle ultime telefonate che ci siamo scambiati. In una tiepida giornata primaverile del 2019, mentre facevo la solita siesta intorno alle 15, ho ricevuto una telefonata sorprendente e piacevole da un numero sconosciuto. Era  Berlusconi che mi chiamava senza il tramite delle sue segretarie. Ricorderò per sempre ciò che mi ha detto: “Ho voluto chiamarti direttamente, professore, per dirti che l’altro ieri Gianni Letta (che ne ha fatto la prefazione e lui ha sempre stimato e amato definendolo un “dono di Dio” per gli italiani) mi ha regalato una copia del tuo nuovo libro Da un piccolo villaggio della Calabria alla scoperta del mondo. Sapevo che tu hai scritto tanti libri scientifici, molti dei quali in lingua inglese, ma non immaginavo le tue doti di scrivere un libro di cui ho letto solo qualche capitolo finora, che mi ha particolarmente colpito e che metterò sul mio comodino vicino al letto per leggere ogni tanto qualche capitolo. Per questo devi ringraziare – egli aggiunse – i tuoi genitori (e io gli dissi di dover ringraziare particolarmente mio papà Salvatore) che ti hanno trasmesso il dono di saper intessere e mantenere rapporti di amicizia con tanti personaggi famosi in tutto il mondo”.

Quanto lui avesse apprezzato questo libro delle mie memorie, l’ho capito a posteriori, quando alcuni anni dopo il nuovo presidente della Regione, il mio pupillo Roberto Occhiuto – come lui ben sapeva – è andato a trovarlo e Berlusconi con un certo orgoglio gli fece vedere il mio libro con dedica. Questo denota la sua estrema sensibilità; era un vero e proprio gentleman, un uomoche rimarrà nella mente e nel cuore di tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e amare.

Infine, non posso dimenticare che il giorno dell’elezione di Ignazio La Russa a Presidente del Senato, egli fu fotografato in aula mentre sfogliava il mio ultimo libro Riccardo Misasi, un tributo. 

Con Berlusconi finisce un’era, l’era dei sogni, del benessere, della felicità, e noi rimarremo con lo sguardo offuscato da un velo di mestizia guardare al nostro futuro, prigionieri delle nostre inquietudini, delle nostre paure di fronte alle sfide che ci attendono, dei cambiamenti climatici, dei rischi di nuove pandemie e di potenziali disastri nucleari. ν