L’allarme lanciato dagli infermieri co.co.co dell’Asp di Catanzaro è rimasto inascoltato. Due settimane fa, infatti, si sono rivolti prima al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, poi a tutte le istituzioni, alla classe politica, ai vertici sanitari dell’Asp di Catanzaro e al nostro sindacato, rimanendo completamente inascoltati.
«Ringraziamo – si legge in una nota – le testate giornalistiche che hanno dato voce alla nostra protesta fatta di striscioni fuori dagli hub vaccinali in cui abbiamo dato tutto noi stessi durante quest’emergenza pandemica, ma ci continuiamo a chiedere come mai nessuno spenda una parola per noi».
«La massima autorità sanitaria di un Comune è il proprio sindaco – viene evidenziato –. In questa vicenda dovrebbero essere interessati sia Nicola Fiorita, neo primo cittadino di Catanzaro, che Paolo Mascaro per quanto concerne la città di Lamezia Terme. Sindaci, sapete che stiamo per essere mandati a casa? Sapete che dopo due anni di contratto Co.Co.Co., senza tutela alcuna, dopo aver dimezzato le nostre ore lavorative da 35, a 18 e ora a 12, al 31 di ottobre con ogni probabilità i nostri contratti non verranno più rinnovati?».
«Cosa state facendo per tutelarci? – si sono chiesti gli infermieri –. Si parla della sanità calabrese in ginocchio e voi siete davvero disposti a rimanere inermi mentre 81 sanitari che si sono spesi così duramente durante quest’emergenza pandemica vengono mandati a casa? E poi ci rivolgiamo ai nostri parlamentari calabresi, l’onorevole Domenico Furgiuele e l’onorevole Giuseppe D’Ippolito: cosa state facendo per noi, voi che avete voce anche fuori regione?».
«E lei, presidente Occhiuto? – conclude la nota –. Perché non ha speso neanche una parola su questa situazione? Non meritiamo neanche quella? In effetti, siamo stati usati quando servivamo… ora siamo tornati a essere inutili? Qui si parla tanto di progetti, ma sappiamo bene che sono solo parole: dopo il 31 ottobre per noi non ci sarà alcun rinnovo, almeno smettetela di prenderci in giro e prendetevi le vostre responsabilità. Dopo questi due anni, probabilmente non meritiamo un posto di lavoro, ma pretendiamo di non essere più oggetto delle dichiarazioni di facciata al momento della necessità e delle solite fasi di rito proprie del “politichese”». (rcz)