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Bianca Laura Granato

Granato (Alt. c’è) chiede chiarezza sui corsi di medicina a Cosenza

La senatrice di Alternativa c’èBianca Laura Granato, in merito ai corsi di medicina a Cosenza, chiede chiarezza al sindaco « su come si è arrivati all’accordo interateneo e quali atti ha prodotto  a sostegno della nostra Università».

«Quel pasticciaccio brutto – ha dichiarato – dell’attivazione del corso di laurea in Medicina e Tecnologie digitali all’Università di Cosenza nel silenzio assoluto dei consiglieri regionali e comunali di Catanzaro, soprattutto degli esponenti del centrodestra. Come sempre è facile piangere sul latte versato, correre ai ripari con dichiarazioni d’intenti come quelle del sindaco Abramo che ci assicura un equo scambio con attualissimi corsi di arabo e cinese che saranno attivati a dicembre. Quello che manca è la chiarezza: come siamo arrivati a questo punto? Perché gli amministratori di ogni livello istituzionale e politico non sono in grado di difendere gli interessi di Catanzaro, mentre sono pronti a chiamare in causa i parlamentari anche laddove non hanno competenze dirette. Lo scaricabarile produce sempre risultati nefasti per i catanzaresi».

«Mi risulta – ha proseguito – che i consiglieri regionali avrebbero dovuto esprimersi sull’intenzione dell’Università della Calabria di attivare i corsi di Medicina, secondo le tappe di un un percorso avviato ai tempi della Giunta Santelli, e passato in eredità al f.f. Nino Spirlì. Ma l’operazione è passata sotto silenzio e nell’inerzia degli amministratori catanzaresi. Anzi. Sembra che il sindaco Abramo abbia avuto un’interlocuzione diretta con il rettore dell’Università di Rende e non sarebbe estraneo alla “trattativa” che ha portato l’istituzione di un corso di laurea in medicina a Cosenza. Perché a quanto pare, attivare tali Corsi nella città Bruzia sarebbe stato il male minore: l’Unical avrebbe avviato trattative per accordi interateneo con Bari, Roma, o Napoli pur di ottenere il risultato».

«Tanto valeva sacrificarsi – ha detto ancora – iniziando a smontare un pezzo dell’Ateneo catanzarese, e a deciderlo sono stati proprio il rettore Giovambattista De Sarro – che continua a tacere – e il Consiglio di facoltà, nell’immobilismo della classe dirigente del Capoluogo di regione, sempre più svuotato di funzioni e autorevolezza. Perché De Sarro, magari spalleggiato da Abramo, non ha chiesto l’attivazione di corsi di interesse formativo attrattivo, come quelli relativi alla specializzazione sul sostegno che sono molto richieste? Non parleremmo di scambio, come in maniera un po’ grossolana lascia intendere il sindaco quando parla dell’attivazione dei corsi di arabo e cinese, ma almeno del frutto di politiche di confronto e programmazione grazie a cui l’Ateneo “Magna Grecia” non sarebbe risultato la parte più penalizzata».

«Quello che chiediamo – ha concluso – invocando chiarezza, è: esiste un atto formale, una deliberazione, che il sindaco ci può illustrare per giustificare la convinzione che a dicembre partiranno i corsi di arabo e cinese? Invece, ci troviamo ancora una volta a navigare a vista verso lo scoglio di rivendicazioni a posteriori, dopo che il danno è stato fatto e Catanzaro ne esce sempre più debole e povera. Vittima di una classe politica e amministrativa inconsistente. Per il futuro non sappiamo davvero più cosa sperare». (rp)