di FRANCO BARTUCCI – Chi ricorda oggi tra gli italiani e calabresi quanto avvenne alla fine degli anni Ottanta ed inizio anni Novanta con quella rivolta popolare di massa diffusa in ogni parte del nostro Paese per protestare contro la corruzione ed il costume di fare politica nella segretezza delle stanze e che mediaticamente venne battezzata “tangentopoli”?
In contrapposizione nacque il movimento “mani pulite”, come vennero approvate in conseguenza di ciò delle leggi mirate a combattere quel sistema di gestione politica e si parlò di diritto d’informazione e di trasparenza che nell’Università della Calabria, per merito del suo primo Rettore Beniamino Andreatta, venne riconosciuto come diritto fondante fondamentale attraverso l’art. 10 del suo primo Statuto 1° dicembre 1971.
Certo le nuove generazioni, quelle che oggi frequentano le Università, di tutto ciò non sanno nulla ed è pesante e grave in quanto il corpo docente ne avrebbe dovuto fare in questi anni memoria, magari attraverso seminari e lezioni, per avere un Paese, una Regione e un ambiente universitario vigile e attento pronto ad essere paladino e tutore della propria ed altrui libertà, come della democrazia per crescere insieme.
Di tutto ciò oggi tra i giovani che frequentano l’UniCal non vediamo ed avvertiamo alcun interesse nel difendere la sana democrazia e la correttezza politica di fronte l’emendamento ad hoc preparato da alcuni parlamentari di Forza Italia per concedere illegalmente all’attuale rettore in scadenza di mandato una proroga di due anni fino al 31 dicembre 2027.
La cosa grave che si apprende in queste ore, attraverso gli organi d’informazione è che l’emendamento del prolungamento del mandato rettorale lo hanno legato alla chiusura del commissariamento della sanità in Calabria, questo sì molto importante ed atteso per ricomporre un sistema sanitario ben amministrato moralmente, eticamente e socialmente al servizio della collettività. Un modo di gestire la cosa all’antica come nel periodo precedente a “tangentopoli”.
In questo caso ricordo l’on. Giacomo Mancini, sindaco di Cosenza, che promuovendo un convegno con la Fondazione Antonio Guarasci per un esame attento sul fenomeno “tangentopoli” ebbe a dire: “Oggi siamo nel pieno di questa vicenda e comprendiamo la reazione della popolazione che ne chiede il superamento con leggi appropriate, ma ricordiamoci che con il tempo tutto si raffredderà e le persone dimenticheranno tutto. Ecco quello sarà il momento che tangentopoli riprenderà a vivere”. Son trascorsi 35 anni e quel sistema, per merito di questo nuovo gruppo politico di centro destra, con l’abolizione della legge sull’abuso di ufficio, i tentativi di limitare la libertà d’informazione e l’emendamento ad hoc per il rettore dell’Università della Calabria, ci sembra che la profezia dell’on. Giacomo Mancini stia ritornando in auge.
Un documento del Sindacato Snal dell’UniCal
Intanto dall’Università della Calabria, dopo il Sindacato Cgil contraria all’emendamento pro Leone, giunge la posizione netta contraria del Sindacato aziendale Snals, peraltro pubblicata nel giornale interno “Il Messaggero” della stessa Università, che pubblichiamo integralmente a seguire, con l’auspicio che sia letta attentamente in quanto c’è tanta verità per comprendere la delicatezza della questione e che anche gli altri due sindacati Cisl e Uil diano segno della loro presenza, come anche le associazioni studentesche che a quanto mi hanno detto ammontano a ben 26 ed è tanto.
«Ci sembra giusto intervenire sul dibattito degli ultimi giorni, sulla questione del prolungamento del mandato del Rettore». Così dice la lettera del Sindacato autonomo Snals dell’Università della Calabria.
«Fino ad ora – prosegue la nota – il silenzio è stato dettato dal rispetto della non ingerenza della nostra Sigla su un aspetto che ci sembra essere meramente politico. Però, a questo punto, ci sembra doveroso denunciare la grave interferenza della politica nella scelta della carica più alta dell’università, in questo caso della nostra università. L’autonomia universitaria (Legge 168/89) sancisce che sia la Comunità a scegliere il proprio Rettore o, ci piace pensare, la prossima Rettrice, ovvero la personalità che rappresenterà legalmente l’UniCal».
«Crediamo fermamente – si legge – che nessun partito politico e nessun governo in carica possa arrogarsi il diritto di mortificare la comunità universitaria, scegliendo in maniera autoritaria di sovvertire la durata del naturale mandato di Rettore. Come già detto precedentemente, riteniamo che il nostro Rettore sia particolarmente sensibile alle lusinghe del potere e, pur di rimanere seduto su quella poltrona, si sia reso complice nello sminuire la nostra autonomia, le nostre decisioni, quelle che saranno le nostre scelte, pur di favorire un suo capriccio (il potere logora chi non ce l’ha?)».
«Ci saremmo aspettati – continua la nota – che il Magnifico si fosse presentato alla nostra Comunità per discutere insieme la nuova prospettiva che si stava manifestando per lui e per noi di conseguenza. Se era tanto importante brindare insieme al nuovo anno, non era forse vitale parlare di un eventuale “rinnovo d’ufficio”? E ancora condividere con noi, la sua comunità accademica, il desiderio di accettare questa proroga o volerci rinunciare. Per l’ennesima volta il re Sole è chiuso nei suoi palazzi.
Forse abbiamo sempre tutti male interpretato il senso della Terza Missione: caro rettore, ci sentiamo di chiederle: ma quindi, la destinataria è l’UniCal? O il territorio?».
«Proprio ieri – dice la nota – è stato pubblicato l’ennesimo articolo che evidenzia lo straordinario lavoro del Rettore, ci viene da pensare che i tempi siano sospetti: che si tratti dell’ennesima incensatura al già Magnifico (che vuole essere ancora più magnifico) Nicola Leone? Non a caso, l’articolo viene pubblicato nel momento in cui la figura del Rettore esce un po’ abbacchiata dalle ultime notizie del dibattito politico, di cui conoscete tutti la situazione e anche, all’indomani della poco lodevole richiesta di un aumento di indennizzo; sì, poco lodevole, considerando che, nella nostra università, sono anni che noi del Personale Tecnico Amministrativo lottiamo, addirittura, per i Buoni Pasto da utilizzare per l’acquisto di generi alimentari!»
«Ruolo del sindacato – conclude la nota – è anche quello di vigilare sulla legalità e noi vogliamo garantire a tutte le colleghe e a tutti i colleghi che in queste ore terremo gli occhi ben aperti». (fb)