FINE D'ANNO DA REGGIO IN DIRETTA RAI PER TUTTO IL MONDO: UNA VETRINA CHE MOSTRA IL BELLO DEL SUD;
Addio 2024, benvenuto 2025

IL 2025 CHE VERRÀ: FORMAZIONE, CULTURA
MA ANCHE MOBILITÀ, IL LAVORO E LA SANITÀ

di SANTO STRATI – È inevitabile, non si scappa: l’ultimo dell’anno è l’occasione per fare il bilancio dell’anno che si chiude e tentare di immaginare cosa aspettarsi dal futuro. Ci proviamo.

Quante cose buone nel 2024 e quante meno buone? Difficile fare  una distinzione se non si ha voglia di ottimismo: la Calabria ha mostrato la sua capacità di reagire al torpore cui generazioni di politici l’hanno costretta negli ultimi 50 anni. I calabresi hanno capito che è il momento di mostrare i denti e rispondere adeguatamente a chi insiste a considerare questa terra una fastidiosa incombenza per l’Italia, quando il realtà essa rappresenta un volano straordinario di sviluppo. «Se cresce il Sud – è stato detto da tanti (a cominciare dall’ ex presidente del Consiglio Conte al presidente della Confindustria Berti) – cresce l’Italia. Orbene, quest’idea di sviluppo è però rimasta soltanto nelle intenzioni e ci piacerebbe che tutti i parlamentari del Mezzogiorno, ma soprattutto della Calabria, costituissero una sorta di rete trasversale con un comune obiettivo: crescita, occupazione, futuro.

Un modello ce l’abbiamo – il deputato Francesco Cannizzaro di Forza Italia – il quale a ogni finanziaria riesce a “mollare” un po’ di emendamenti che portano ricchezza e nuove opportunità di sviluppo per la “sua” Calabria.

Ci piacerebbe vedere tanti cloni di Cannizzaro, nelle varie appartenenze politiche che si spendessero per il Mezzogiorno. Ci sono le occasioni e le premesse per delineare una visione di sviluppo che non si fermi a domani, ma guardi a dopodomani e a dopo-dopodomani. Ossia che metta le basi per restituire il futuro rubato ai nostri giovani.

A rischio di ripetermi, insisto a dire che la chiave dello sviluppo si chiama formazione: la scuola, l’università, i dottorati sono l’elemento chiave per costruire un’idea di futuro. Questo Paese sottopaga gli insegnanti e allo studio e alla formazione riserva sempre percentuali microscopiche delle risorse destinate allo sviluppo. Un Paese che, però, come nel caso della Calabria, sforna eccellenze che il mondo ci ammira (e ci sottrae), grazie all’impegno di straordinari docenti e insegnanti che non guardano l’orario e vogliono formare in modo serio e costruttive le generazioni di domani.

Cultura e formazione, dunque, senza trascurare e dimenticare le infrastrutture di cui il 2025 dovrebbe vedere l’avvio dei lavori. Il Ponte, certo, se a gennaio il Cipess dirà se va fatto o meno, ma tutto il sistema dei trasporti e della mobilità che in Calabria (e in quasi tutto il Sud) è pressoché fermo ai borboni. Se non si farà l’Alta Velocità, si rifà la SS 106, si adeguano strade e autostrade, il Ponte non serve e proprio per questo la sua realizzazione farebbe da traino a tutto ciò.

Un discorso a parte merita la Sanità: il Presidente Occhiuto ha lavorato bene da commissario, ma dovrà lottare perché il Commissariamento finisca: va congelato il debito e vanno autorizzati investimenti nelle strutture pubbliche della sanità. È un memo importante per la Regione, speriamo che il Presidente ci creda.