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Pasquale Lanzillotti

Il libraio di Praia a Mare che non vuole chiudere: la gente vuole leggere

Ieri mattina un libraio di Praia a Mare, Pasquale Lanzillotti, non ha alzato la serranda ma si è seduto davanti alla sua libreria ed è rimasto per tutto il giorno, per spiegare a clienti e concittadini il perché della chiusura.

Quella di Pasquale è la prima libreria aperta a Praia, quasi 20 anni fa. E fu una vera sfida, perché Praia è un paese da cui i giovani fuggono e nessuno sapeva chi e quanti fossero i praiesi che leggono. Ma fu un successo. Per una serie di traversie personali – tra cui la morte di entrambi i genitori – Pasquale qualche anno fa diede in gestione l’attività, tornandone al timone da qualche settimana. E scoprendo che i suoi affezionati clienti, paesani e turisti, non lo avevano dimenticato.
Ma poi arriva la polizia municipale, che gli intima la chiusura e, di fronte al no di Pasquale, gli commina un verbale da 5mila euro.
Perché Pasquale dovrebbe chiudere? Per un vecchio debito che la sua famiglia ha accumulato nei riguardi del Comune, derivante da una serie di utenze e tasse comunali applicate al notevole patrimonio immobiliare che i genitori hanno lasciato in eredità a Pasquale. Pasquale non si è mai rifiutato di pagare, ma ha sempre chiesto al Comune di indicargli in dettaglio a quanto ammontasse l’esborso per ogni singolo bene. Perché a non versare quelle tasse sono stati anche gli inquilini che si sono succeduti in appartamenti e magazzini.
Pasquale aveva persino raggiunto un’intesa per un piano di rientro con lo storico sindaco Antonio Praticò. Ma l’arresto di quest’ultimo nei mesi scorsi ha stravolto il quadro. Confidando in quell’accordo Pasquale ha riaperto la libreria, ma di quell’accordo la vice sindaca che ora svolge funzioni da prima cittadina non sa nulla e i vigili hanno agito: verbale e intimazione a chiudere.
Attraverso il suo legale, Pasquale ha passato l’ultima settimana a cercare un’intesa, a far capire che lui non è un evasore fiscale e a proporre soluzioni chiare e affidabili per pagare e scongiurare la chiusura, arrivando persino a offrire in garanzia gli stessi immobili su cui gravano le tasse accumulate. Dall’avvocato del Comune nessuna risposta, fino a ieri. Forse era andato al mare.
La cosa triste è che la libreria è un centro culturale, un’oasi di speranza, un simbolo: qualcosa di migliore può vivere anche in un paese da sempre pieno solo di bar, ristoranti e hotel. I ragazzi trovano i manga e la gente che legge lì se ne fotte di Amazon. Ma il Comune ha ciecamente ignorato anche questo, dimostrando solo cecità e servilismo e andando fino in fondo, come manco la burocrazia della vecchia Urss. Sotto gli occhi dei turisti e della stessa Ubik (con cui lavora Pasquale), che si è detta esterrefatta. (rcs)