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ll ricordo del terremoto del 1908 di Santo Gioffrè

Il ricordo del terremoto del 1908 di Santo Gioffrè

di SANTO GIOFFRÈ – Oggi, 28 dicembre 1908. Il terremoto. “Nonna, nonna perché piangi?” Il pargoletto, seduto ai suoi piedi, stava appeso ad una delle pieghe del lungo saio della donna e guardava, con ansioso patema, l’altra madre che lo stava allevando. Ella, con gli occhi lucidi come solo pianti nascosti ad ogni insulsa curiosità causano, ricambiava donandogli carezze e forzati sorrisi che bastavano a saziare il cuore supplicante del bimbetto.

L’anziana donna stava curva, con la testa poggiata alla pila di mattoni ormai sfarinati per l’esposizione secolare al sole ed alle intemperie e che ancora, a fatica, fornivano supporto ad una marcia porta e aspettava… Non sporgeva tutto il suo volto, oltre la porta che dava accesso alla macelleria di via Roma , ma solo per metà. L’altra metà del suo viso, imprigionato dentro un fazzoletto che le fasciava la testa e finiva serrato da un nodo sotto il mento, lo teneva nascosto, come il suo immenso dolore.

“Nonna, perché piangi?” Insisteva il pargoletto, aggrappato a Lei… La vecchia Signora era come assente, immersa tra mille ricordi dove solo lei poteva starci. Pensieri tristi che lei, per tutta la sua vita, portò custoditi dentro un forziere di lacrime amare. Solo quando vedeva la Statua della Madonna Nera varcare la porta della chiesa si ridestava e scoppiava in un pianto singhiozzante, ma non manifesto, sommesso e sottomesso alla sua mano che le tappava la bocca perché i drammi intimi non vanno, mai, resi pubblici.

Allora, sollevava il nipotino, l’ultimo dei 10 che aveva cresciuto e lo abbracciava, tenendolo stretto al suo seno. Poi, si ritirava in una solitudine abissale, interrotta, solo, dalle carezze che il bambino le dava e che la chiamava, a volte, mamma, mamma… Mia nonna così ricordava( e io mi ricordo) ogni 28 dicembre, i due figli morti tra le sue braccia dopo che era riuscita a trarli dalle macerie della sua casa. (sg)