È un invito a venire a Crotone in veste di madre e non di Premier, quello che il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, ha rivolto al presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.
Una lettera pesante, quella del primo cittadino, in cui “accusa” il Governo di non essere stato presente a Crotone, al PalaMilone, trasformato in camera ardente per quei migranti morti nel tragico naufragio del 26 febbraio.
Una lettera affidata all’Adnkronos e che riportiamo interamente
Gentile presidente Meloni, abbiamo aspettato una settimana, la comunità crotonese colpita da un dolore enorme, ha aspettato un suo messaggio, una sua telefonata, un suo cenno, che non sono arrivati. In questa settimana i crotonesi si sono stretti nel dolore per le vittime di una tragedia immane ed in ogni modo, anche con una semplice preghiera, portando un fiore o un biglietto hanno voluto manifestare la loro vicinanza e solidarietà.
L’umanità probabilmente non farà risalire le classifiche della qualità della vita ma sicuramente rende orgogliosi di appartenere ad una comunità che ha saputo dimostrare come la solidarietà e l’apertura verso l’altro siano valori inalienabili ed irrinunciabili. Questo popolo aspettava una testimonianza della presenza dello Stato, che è arrivata altissima dal Capo dello Stato.
Ma è mancato il Governo, è mancata lei presidente. Allora le chiedo, se non ha ritenuto portare la sua vicinanza come presidente del Consiglio, venga a Crotone a portarla da mamma. Venga a conoscere cosa si è vissuto in un palazzetto dello Sport destinato alla vita e che è si è trasformato in un luogo di dolore e lacrime. Venga a condividere, da mamma, il dolore di altre mamme, dei figli senza più genitori, di donne, uomini, bambini che avevano una speranza ed ora non hanno neppure più quella.
Non le faccio colpa di non essere venuta da presidente del Consiglio, sicuramente avrà avuto altri importanti impegni. Allora venga in forma privata, se ritiene, da cittadina di questo paese. Venga in questa città che ha espresso fortissimo il sentimento di restare umani. Di guardare alle persone come tali e non come numeri. Perché quelle bare che non hanno ancora nome non sono numeri. L’aspettiamo. (rkr)