3 settembre – «Non è assolutamente conciliabile la fede in Maria con la criminalità mafiosa. Non è fede genuina quella di chi cova nel suo animo propositi di sangue e di vendetta. Portare con sè l’immagine della Vergine e nutrire odio, rancore, vendetta non sono comportamenti conciliabili con la più genuina fede mariana». Non usa mezzi termini il vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva al Santuario di Polsi, per la festa della Madonna, per condannare l’ipocrisia degli uomini di ‘ndrangheta che si dicono devoti della Santa Madre del Divin Pastore. «Non basta dirsi cattolici – ha aggiunto il vescovo – Non basta partecipare ad atti di culto, accompagnare la statua in processione, ricevere i sacramenti, venire in pellegrinaggio”: occorre – dice il presule – voltare pagina e convertirsi a Dio attraverso un’opera di bonifica del cuore. «Dobbiamo conquistarci la libertà di fare il bene, dobbiamo vincere le nostre schiavitù. Schiavo è il mafioso che mette al centro di tutte le sue preoccupazioni gli affari, l’esercizio del potere, l’idolatria del denaro. Schiavi possiamo essere anche noi se agiamo sempre e solo per il nostro tornaconto, se anteponiamo l’interesse personale al bene comune».
Domenica la tradizionale processione con migliaia di pellegrini giunti da ogni parte della Calabria (e non pochi dall’estero): il vescovo ha presieduto la messa concelebrata col rettore del Santuario di Polsi don Tonino Saraco e altri sacerdoti e durante l’omelia ha voluto ammonire i fedeli. «Polsi è un luogo in cui da secoli – ha detto il vescovo Oliva – si manifesta la pietà e la religiosità di un popolo semplice e devoto. È una tradizione di fede che si rinnova e che troppo spesso è stata mortificata da interferenze esterne. Il venire qui non da pellegrini, ma con intenti malvagi e sacrileghi è stata una grandissima offesa alla fede di tutto il popolo mariano». Un popolo – ha rimarcato il presule »la cui fede è stata gravemente profanata, ma è un popolo fiero e coraggioso che non teme sventura alcuna e a Maria affida la propria storia». (rrc)