di FRANCESCO CANGEMI – Oggi il mondo celebra la Giornata della Salute mentale. Ma la Calabria come si prepara a celebrare questa giornata? Con i soliti e immancabili problemi legati non tanto ai professionisti del settore ma, bensì, a quello delle strutture pubbliche. In un momento storico come quello attuale, in cui la cura della salute mentale è diventata fondamentale, la poca attenzione da parte delle Istituzioni sul tema è allarmante.
D’altronde, se in Italia si parla di un incremento consistente a ricorrere all’aiuto di uno psicologo o di uno psichiatra per affrontare le fragilità che emergono nel corso di una vita che ci fa sentire sempre più sottopressione, nella nostra regione, invece, sembra esserci indifferenza.
E questo deve far riflettere, perché dopo il Covid, il numero dei giovani che decidono di ricorrere alle cure psicologiche o psichiatriche sta aumentando vertiginosamente.
La pressione sui giovani, dal mondo esterno e dal mondo interno, sta diventando sempre più schiacciante e loro sperano di trovare una soluzione nella terapia. Più in quella di parola che in quella dei farmaci. Ma, molte volte, la parola psicologica non è sufficiente ed ecco aumentare il consumo di farmaci che aiutano a contenere stati ansiosi.
C’è una consapevolezza maggiore nelle nuove generazioni, non esiste praticamente più la “sciocca” vergogna di affrontare una psicoterapia per affrontare i blocchi che la vita ci pone e questo è un bene perché, tendenzialmente, dovrebbe portare ad avere donne e uomini di una sensibilità più spiccata.
Torniamo a fotografare la situazione della nostra regione.
A Cosenza, ad esempio, esiste un solo Centro di salute mentale pubblico ed è oberato da un numero di pazienti molto, molto importante. Le istituzioni hanno praticamente lasciato “soli” i medici dell’Asp che operano nella struttura (che “gestisce” anche il reparto di psichiatria dell’ospedale Annunziata), e che combattono quotidianamente una battaglia in favore dei pazienti ma che, troppe volte, schiaccia gli operatori. Per non parlare della totale solitudine che affrontano dal punto di vista dell’assistenza sociale. Non riescono, infatti, a trovare interlocutori istituzionali che li ascoltino veramente e questo, per i medici della struttura, è a dir poco frustrante vista la mole di lavoro a cui, ogni giorno, vanno incontro.
Non si può pensare di risolvere il problema della salute mentale, a Cosenza, effettuando soltanto trattamenti sanitari obbligatori meglio noti come Tso.
Ma se la Calabria Citra non se la passa bene, nel reggino non ride di certo. Giusto pochi giorni fa, sulle nostre pagine, abbiamo ospitato l’accorato appello scritto da Giuseppe Foti, Vincenzo Barbaro e Filippo Lucisano operatori della Coolap di Reggio Calabria che, senza mezzi termini, scrivevano di come «La cura della salute mentale dev’essere “strumento maturo” e sufficientemente attendibile, ma al momento risulta ostaggio di criticità e di carenze di risorse economiche e strutturali di cui la politica, e non solo, si deve fare assolutamente carico, come facciamo noi da sempre e con spirito di sacrificio».
«Vi ricordiamo, a tal proposito, – scrivevano in un appello i tre operatori alle istituzioni reggine – che da oltre otto anni i ricoveri sono bloccati e questo ha comportato il venir meno del diritto alla cura per tanti pazienti, che avrebbero come unica alternativa la strada. Molti vengono, passateci il termine poco ortodosso, “deportati” in altre strutture fuori regione, rendendole più che mai traboccanti e assumendo sembianze manicomiali: tutto il contrario di quanto compiuto dall’Italia con la legge Basaglia, tesa proprio ad eliminare questo tipo di strutture. Abbiamo constatato con la pubblicazione della rete territoriale, che i numeri dei posti letto (170 circa) non sono assolutamente corrispondenti alla richiesta di un territorio vasto come quello di Reggio Calabria e provincia».
A Catanzaro non si sta bene nemmeno. Con la scusa che la consulenza psichiatrica è divisa fra l’Asp e il Policlinico universitario, il reparto di psichiatria di via Campanella scoppia, anch’esso, di pazienti da visitare. Accanto ai medici di lungo corso, ci sono tutta una serie di giovani promesse del settore che si formano curando già i pazienti con grande professionalità nonostante tutto.
Ad attenuare un po’ la situazione, ma veramente di poco, ci pensano gli psicologi privati che non tutti si possono permettere anche se molti, per fortuna, applicano tariffe calmierate a chi non può permettersi di spendere determinate cifre per difendere il proprio stato di salute mentale.
E poi c’è il mondo dell’associazionismo.
Un esempio su tutti viene da Cosenza, anzi da un paese vicino che è Carolei.
«Il 10 ottobre si celebra la Giornata mondiale della Salute mentale – scrivono dall’associazione presentando l’iniziativa di un safari alternativo – un’occasione importante e, per certi versi, unica per riflettere sulle iniziative che riguardano tante donne uomini del nostro tempo. In un’epoca in cui siamo concentrati nella ricerca di modelli e azioni che consentano la sostenibilità economica e ambientale delle nostre iniziative, l’attenzione agli aspetti sociali è talvolta limitata rispetto al complesso delle necessità che si manifestano».
Aggiungono da Carolei: «In tale contesto, la fattoria sociale e didattica Arcadinoé ha organizzato un evento che consentirà di scoprire i suoi percorsi laboratoriali rivolti alle persone con diversa abilità. L’idea del “safari” è dunque quella di affacciarsi e di immergersi, con la curiosità dell’esploratore, nei percorsi inclusivi progettati e realizzati dall’Arcadinoé.
Con il sostegno di Coldiretti Calabria e di Campagna amica, dalle ore 10 ci si ritroverà per scoprire i percorsi di agricoltura, musica, teatro e artigianato, in cui ciascuno de “i ragazzi dell’Arca” ha il suo compito specifico, necessario per la riuscita complessiva delle attività. Il tutto è reso possibile grazie al supporto dei volontari che sposano i valori e la missione della fattoria sociale».
«Al termine del safari – conclude la nota – è previsto un momento di ristoro e di riflessione sull’esperienza vissuta, per dipingere un quadro concreto di collaborazione e sensibilità, con i diversi ospiti del mondo della politica, degli enti assistenziali, dell’università, del mondo del volontariato e i cittadini che hanno già espresso la loro adesione alla manifestazione. L’Arcadinoé, con “salute in campo”, vuole offrire il suo contributo di testimonianza e impegno per celebrare, con la semplicità che la caratterizza, una giornata così importante per i propri ospiti, le persone più sensibili al tema della sanità mentale e, certamente, per l’intera comunità degli uomini». (fc)
IN CITTADELLA OGGI IL CONVEGNO
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