IN FILA DI MORTE
di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Il 18 di marzo 2021 è un giorno che mette i brividi.
Il 18 di marzo 2020 un’intera generazione italiana, metteva le ali.
L’ultimo viaggio veniva compiuto sopra i camion dell’esercito.
Una nuova guerra aveva chiamato tutti sul fronte.
Al varco, chi salutava i nonni, chi le dolci madri e chi i padri.
Avevano combattuto tutti con onore. Ma il nemico era invisibile. E in tanti sono caduti. Morti tutti in fila.
In un lampo di tempo, la Nazione perdeva la più saggia delle sue generazioni. E non s’era perso tempo per avvolgerla nel Tricolore. In quella pile di bare, erano stati adagiati gli uomini e le donne con cui l’Italia del dopoguerra si era pazientemente costruita.
Un’Italia moriva e l’altra si obbligava a resistere.
Da allora, tante fatiche, rinunce, sacrifici, ancora perdite, canti a squarciagola dai balconi…
Il Covid, da un anno, mette alla prova l’uomo post moderno. Esso è nella fragilità riscopre la paura della morte. Un sentimento intimo che riaffiora in tutto il suo mistero e la sua complessità, e che distrugge miseramente le relazioni sociali. Mentre la vita, fondata principalmente sul materialismo, con una fede minima ridotta ai margini della società, al primo impatto, si schianta e cede.
Si riscoprono precario l’uomo e con lui, la scienza, la medicina, l’economia, la politica. Dei che crollano come colonne di marmo.
Il Covid conferma la teoria certosina che tutto crolla e tutto gira.
Solo una cosa è incrollabile. La Croce di Cristo. Quella di cui i nostri morti ‘italiani’ si sono caricati, alcuni in piena coscienza e altri no. Ma tutti con dignità e coraggio.
Un sacrificio che va ricambiato.
La lotta al Codiv non è finita. Essa richiede tempo e determinazione.
W l’Italia! (gsc)
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Il 18 marzo è la data in cui, ogni anno, sarà celebrata la Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell’epidemia da coronavirus. La Calabria, come tutta l’Italia, ha voluto ricordare tutte le vittime e i suoi figli che, in questa pandemia, hanno perso la vita.
A Reggio, il sindaco Giuseppe Falcomatà ha disposto le bandiere a mezz’asta sui palazzi istituzionali della città e un minuto di silenzio.
«Èstato un anno difficile – ha commentato Falcomatà a margine della sobria cerimonia – un anno lunghissimo e pieno di difficoltà, per questa assurda pandemia che ha causato migliaia di lutti e tanti problemi, un anno di mani solcate dalla fatica nelle corsie degli ospedali, del sudore sotto le maschere di protezione e dalle lotte quotidiane per salvare la vita alle tante vittime di questa tragedia. A loro bisogna portare rispetto, ma anche a chi ancora oggi sta lottando per sconfiggere il virus e suoi effetti devastanti sulla salute della nostra comunità».
«In occasione delle commemorazioni ufficiali promosse dal Governo – ha aggiunto Falcomatà – insieme ad Anci, con il presidente Antonio Decaro ed insieme ai sindaci di tutta Italia, abbiamo voluto ricordare questo giorno osservando un minuto di silenzio, in contemporanea, di fronte ai Palazzi di Comuni e Città Metropolitane, esponendo le bandiere a mezz’asta in segno di lutto. Il nostro impegno deve essere quello di onorare le persone che purtroppo hanno perso la vita per il Covid, anche attraverso i nostri comportamenti quotidiani».
«La battaglia per uscire da questa maledetta crisi pandemica – ha concluso – è ancora lunga e potremo dire di averla vinta soltanto quando sarà completato il piano vaccinale. Per questo è necessario accelerare, bisogna fare presto e fare bene. La comunità ha voglia di lasciarsi alle spalle questa tragedia».
Anche a Palazzo De Nobili, a Catanzaro, le bandiere sono state issate a mezz’asta, in segno di commemorazione. L’assessore con delega ai rapporti con il sistema sanitario, Concetta Carrozza, in rappresentanza del sindaco Sergio Abramo, ha tenuto un simbolico momento di raccoglimento sul balcone di Palazzo De Nobili.