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La città unica di Cosenza: Un sogno che diventi realtà

La città unica di Cosenza: Un sogno che diventi realtà

di FRANCO BARTUCCICosenza, Rende e Castrolibero si trovano nuovamente al centro di un dibattito in questi giorni mirato a creare la grande unica città della media valle del Crati. Tutto questo per un nuovo progetto di disegno di legge regionale a cura di alcuni consiglieri regionali appartenenti sia all’area di maggioranza che di minoranza.

Dopo il disegno di legge predisposto nei mesi scorsi dalla già consigliera regionale, on. Simona Loizzo, oggi alla Camera dei Deputati, oggetto di una presentazione ufficiale in un noto albergo della città dei Bruzi, si ritorna a discutere sul come giungere alla meta entro il 2025, passando attraverso un referendum consultivo tra le popolazioni dei tre Comuni che avrebbero insieme una popolazione di oltre 108 mila abitanti.

La bozza del documento dovrà superare tutte le verifiche tecniche e normative prima di essere presentata ufficialmente e potrà subire delle modifiche passando attraverso le diverse commissioni regionali e dallo stesso Consiglio. Sembrerebbe che i Sindaci dei tre Comuni citati abbiano l’interesse a perorare tale progetto regionale chiedendo un coinvolgimento diretto e consultivo; mentre il Sindaco di Cosenza, Franz Caruso, lancia l’idea e chiede di non parlare di città unica, ma di città Metropolitana in quanto si noterebbero meglio i vantaggi economici, sociali e culturali, in termini  soprattutto di erogazione dei servizi urbanistici finanziari. Anche da Rende si chiede la predisposizione di un piano di fattibilità.

Giustamente ha fatto bene nel frattempo l’on. Simona Loizzo a rivendicare la primogenitura politica di questo progetto affermando: «La mia proposta di legge prevedeva ovviamente la possibilità di emendamenti, l’audizione dei sindaci, una forte discussione politica e legislativa. Sono naturalmente contenta che i consiglieri regionali ripresentino una nuova proposta che spero possa essere approvata, anche se ho dubbi sul fatto che i consigli comunali approvino le necessarie delibere. Sono certa che solo la città unica potrà salvare il territorio».  

Fin qui questa nuova situazione di discussioni e confronti che hanno una durata di oltre mezzo secolo in quanto l’idea della nascita della nuova grande e unica città risale all’idea istitutiva dell’Università della Calabria con la scelta fatta dal Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, nel mese di giugno del 1971 che prevedeva il suo insediamento a Nord di Cosenza in quanto foriero di uno sviluppo urbanistico diffuso lungo il percorso autostradale Salerno Reggio Calabria.

Nasceva così l’elaborazione nel 1974, attraverso un concorso internazionale di idee,  un progetto di cittadella universitaria collocata sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo in località Santa Maria di Settimo. Un asse attrezzato lungo sei chilometri, che pur tenendo conto dello sviluppo urbano di Cosenza e Castrolibero, che si snodava dall’incrocio della Statale 106 (Paola/Cosenza/Crotone attraversando la Sila) fino ad incrociare il tracciato ferroviario Cosenza/Paola/Sibari in località Santa Maria di Settimo (Montalto Uffugo), guardava comunque con interesse alla valorizzazione di quella parte collocata a Sud con intenso interesse verso il centro storico di Cosenza, ma guardando anche alle potenzialità scientifiche turistiche degli scavi di Sibari.

Fu finanche nominata una commissione di studio, sollecitata dal sindaco Fausto Lio, da parte del Consiglio di amministrazione dell’Università, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, per studiare come meglio valorizzare tale integrazione e collegamento con il centro storico cosentino.

La collocazione a Nord di Cosenza dell’Università imponeva tra l’altro l’obbligo di creare un’unica area urbana per facilitare un sistema di trasporto pubblico unico e fu ideata la realizzazione di un mezzo di comunicazione veloce come la metropolitana leggera di collegamento  Università, con capolinea l’erigenda stazione ferroviaria di Settimo di Montalto Uffugo, dove aveva termine l’asse attrezzato del progetto Gregotti, con il centro storico di Cosenza. Un progetto predisposto e finanziato dall’Unione Europea e che una certa cecità politica ne ha bloccato l’esecuzione. 

Nessun programma o progetto, mirato alla realizzazione della nuova grande città nell’area della media valle del Crati, può raggiungere la sua validità non tenendo in considerazione il coinvolgimento del Comune di Montalto Uffugo e della stessa Università della Calabria, patrimonio e bene trainante in termini sociali, scientifici e culturali dell’idea progettuale in cantiere, finalizzata alla creazione della città unica in questa parte della Calabria citeriore. 

Di tutto ciò ne parliamo con il prof. Francesco Aiello, Ordinario di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia Statistica e Finanza “Giovanni Anania” dell’Università della Calabria. In base alla sua esperienza e conoscenza può essere definito un Economista applicato con interessi di ricerca sulla formulazione di politiche pubbliche e di sviluppo locale legate a questioni ambientali, di finanza e di diffusione delle conoscenze tecnologiche. E’ inoltre autore di numerose pubblicazioni e interventi scientifici in materia.

Cosa ne pensa della creazione della Città Unica Cosenza-Rende?

Il livello di conurbazione che contraddistingue l’area compresa tra Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto Uffugo è tanto elevato da richiedere un nuovo modello di amministrazione dei servizi a capo di un comune. Non è un processo facile, perché occorre creare comunità, condivisione dal basso, studiare in dettaglio i vantaggi/svantaggi economici del progetto. Urge anche pensare sia ad una nuova politica sia a buone pratiche ammnistrative per evitare di creare dissesti finanziari degli enti locali. Non so se i tempi sono maturi per la sua istituzione, ma sono certo che la Città Unica sarebbe l’occasione giusta per amplificare il ruolo che questo territorio già svolge nel riscatto della Calabria.    

Mi dia una spiegazione del perché è importante promuovere la fusione tra comuni?

Da un punto di vista economico è indubbio che la motivazione principale è legata alla necessità di recuperare efficienza nell’offerta di servizi pubblici. In questo paese, è ormai largamente condiviso che la presenza di una pletora di comuni è fonte di sprechi e di inefficienze nell’amministrazione dei territori. Se l’indicatore di efficienza è la spesa per abitante, è chiaro che la razionalizzazione della finanza pubblica impone di affrontare il problema che la spesa pro-capite sostenuta in alcuni comuni per offrire la stessa varietà di servizi non può essere significativamente diversa di quella che si osserva in altri comuni. 

Ma queste differenze di costo sono verificate in tutti i comuni?

La spesa per abitante è altissima nei comuni con meno di 2-3mila abitanti e tende a diminuire all’aumentare della popolazione fino ad una certa dimensione “ottimale”, che oscilla attorno a 13-18mila residenti. Considerando tutti i servizi, quindi i costi totali dei comuni, l’andamento della spesa pro capite ha un andamento ad U, il che significa che nei grandi comuni aumenta l’inefficienza “aggregata” nella gestione dei servizi per la collettività.

In base a questa logica economica, le fusioni sono vantaggiose solo per i comuni piccoli?

È certo che le fusioni sono vantaggiose per i piccoli comuni. Per questi non sono solo vantaggiose, ma anche necessarie, poiché oggi i servizi offerti ai cittadini di queste micro comunità sono risibili (e costano anche molto in termini pro capite!!).

Tuttavia, l’analisi economica mostra che la spesa pro-capite di molti servizi ha un andamento irregolare, nel senso che ad un certo punto si appiattisce e cresce molto, ma solo per i comuni di grandissima dimensione. È questo il caso dei servizi generali di amministrazione, dei costi della viabilità, dell’anagrafe e del trasporto locale.

Se il disegno di legge diverrà a tutti gli effetti legge regionale dove si collocherebbe la Citta Unica Cosenza-Rende?

Con Cosenza e Rende avremmo una città di 100mila residenti, che diventerebbero circa 110mila con Castrolibero e 130mila con Montalto Uffugo. Il grosso vantaggio di questo progetto è che potrebbe far leva sulla prossimità geografica dei comuni pre-esistenti al fine di minimizzare i costi di coordinamento e di controllo delle attività amministrative.

La popolazione oscillerebbe tra 100 e 130mila residenti, ossia questa nuova città ricadrebbe nella fascia dimensionale in cui i costi di alcune funzioni ad elevata intensità di capitale sono bassi. Si tratta della viabilità, dei trasporti pubblici e gestione del territorio, ossia tre aree di intervento su cui si potrebbe fare molto meglio rispetto alla varietà e alla qualità dei servizi che oggi godono i cittadini dell’area urbana di Cosenza.

Come spiega il fatto che si parli soltanto di Cosenza, Rende e Castrolibero non prevedendo con chiarezza il coinvolgimento di Montalto Uffugo ed in particolare dell’UniCal?

Credo che in qualsiasi ipotesi di riforma degli assetti istituzionali di questa area, non si possa prescindere dal ruolo svolto dall’Università della Calabria. Crea capitale umano altamente qualificato. Diffonde conoscenza. Propone soluzioni. Con riferimento alla terza missione – seppure ancora in modo embrionale –  la ricerca inizia a essere a sostegno delle imprese e delle istituzioni.

È anche vero che l’Unical dovrebbe rafforzare la sua missione di trasferire buone politiche e non acquisire quelle cattive provenienti da un territorio e da una regione che stenta a modernizzarsi. L’Unical deve ritornare ad essere un riferimento istituzionale e, in quanto tale, in grado di supportare la creazione della Città Unica. (fb)