di PASQUALE AMATO, FRANCESCO ALÌ E EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – L’iniziativa delle copie dei Bronzi di Riace gettate in mare e recuperate dopo un anno per studiarne gli effetti è innanzitutto un’idea ridicola. Bisognerebbe tenere in mare le copie per circa 2.000 anni, ricreare le stesse condizioni climatiche, di salinità del mare, di fauna e flora che si sono avvicendate nello stesso periodo per provare a riprodurre gli effetti prodotti sugli originali.
Ci dispiace che gli organizzatori debbano sprecare risorse economiche e tempo per provare a scoprire risultati già acquisiti dal Ministero che, da quando i Bronzi sono stati ritrovati, ha già effettuato tre restauri (di cui il secondo e il terzo a Reggio) con i quali si è altresì cercato di porre rimedio ai danni procurati dagli agenti corrosivi e dalle ossidazioni provocate da tanti anni in fondo al mare. Se gli organizzatori di questa iniziativa inutile si fossero informati avrebbero evitato di fare una pessima figura.
Questa operazione, esclusivamente commerciale sebbene contrabbandata come pseudo-scientifica, è non solo ridicola ma anche offensiva verso l’impegno degli studiosi che si sono spesi in 50 anni di restauri e ricerche. È altresì ingannevole e lesiva dell’immagine dei due capolavori assoluti del V sec. aC nel mondo. Danneggia infine il primato dell’Italia come sede del più rilevante patrimonio artistico e culturale nel mondo.