Il tradizionale appuntamento col premio giornalistico “La matita rossa e blu” in memoria dell’indimentabile sindaco Italo Falcomatà ha visto quest’anno assegnare il riconoscimento a Gaia Tortora (del TG la7) ed Emiliano Fittipaldi, vicedirettore del quotidiano Domani.
Assente la Tortora per motivi di salute, Fittipaldi è stato protagonista indiscusso dell’incontro che ha preceduto la cerimonia. Affiancato dai giornalisti reggini Giuseppe Smorto (già vicedirettore di Repubblica) e Gianfrancesco Turano (inviato de L’Espresso), peraltro già vincitori negli anni passati di questo prestigioso Premio, Fittipaldi ha risposto con dovizia di particolari agli spunti dei due colleghi, soprattutto per quel che riguarda il giornalismo d’inchiesta, settore di cui il vicedirettore di Domani è maestro. La verità è che il giornalismo d’inchiesta si fa sempre di meno, mancano le risorse (costa molto tempo e denaro fare un’inchiesta seria) e gli editori hanno stretto i cordoni della borsa. Così ci sono sempre meno giornalisti che, pur capacissimi, non sono messi in grado di realizzare inchieste di peso. Ma è tutto il mondo del giornalismo che rivela la sua profonda crisi e debolezza: non si tratta di distinguere tra digitale e carta (anche se quest’ultima sarà sempre meno utilizzata), ma di identificare la qualità delle notizie.
È cambiato il modo di fare informazione, ma in peggio: c’è troppa superficialità e poca attenzione, anche nei grandi giornali. La conseguenza è che i lettori sono sempre di meno e sempre meno esigenti: cercano in gran parte notizie rapide, anche se poi si scopre che gli approfondimenti sarebbero richiesti e molto apprezzati.
Nessun editore ha trovato la formula vincente per fare informazione, e oggi, – come è emerso dall’interessantissimo incontro a tre – investire nei media significa perdere sicuramente denaro. Ciononostante, nascono nuove testate (anche cartacee) e questo significa che la domanda c’è: è l’offerta che non è sufficientemente adeguata. È un problema di modello di business vincente che nessun editore ha ancora individuato (con rare eccezioni, tipo il New York Times che ha milioni di abbonati all’edizione digitale/online), ma soprattutto nessun operatore dell’informazione vuol capire che è cambiata la fruizione delle notizie (siamo tempestati da news da parte dei social) e pertanto occorre cambiare modo di fare informazione: occorre tornare al vecchio giornalismo dove la verifica delle notizie era irrinunciabile e l’inchiesta faceva vendere i giornali. Non importa se poi il mezzo di condivisione è la carta stampata o il digitale o l’online: fare informazione significa offrire un servizio fondamentale per la salvaguardia democratica: chi è informato è un passo avanti per contrastare abusi e limitare il potere di chi gestisce i media. Ma, dal dibattito tra i tre giornalisti, non è emerso solo cupo pessimismo per il futuro, ma vengono anche segnali positivo. (s).
LA CERIMONIA A PALAZZO ALVARO
Uno straordinario successo di pubblico ha accolto nella Sala Boccioni di Palazzo Corrado Alvaro la cerimonia di consegna de “La matita rossa e blu”, il Premio giornalistico nazionale promosso dalla Fondazione Italo Falcomatà, con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione. La comunità reggina ha accolto con entusiasmo la scelta della Fondazione di consegnare il Premio ad Emiliano Fittipaldi, saggista e giornalista investigativo, tra le firme più note del panorama italiano del giornalismo d’inchiesta, capace attraverso il suo lavoro di puntare i riflettori su scandali e opacità del potere politico ed ecclesiastico e di realizzare alcune tra le inchieste più interessanti e clamorose degli ultimi anni.
Proprio il lavoro del giornalismo d’inchiesta, il ruolo dei giornalisti e della carta stampata, l’equilibrio tra vecchi e nuovi media, tra l’agenda del cronista ed i social network, il rapporto con il potere e la ricerca della verità come autentica missione del giornalista sono stati gli argomenti al centro dell’intervista al nuovo insignito de “La matita rossa e blu”. Ad accompagnarlo nelle sue riflessioni pubbliche, stimolando la discussione su temi di interesse e curiosità sul suo lavoro, altri due giornalisti d’eccezione, entrambi reggini, già insigniti in passato del prestigioso riconoscimento ed ormai da anni accanto alla Fondazione, Giuseppe Smorto e Gianfrancesco Turano. Premiata anche Camilla D’Ambrosi, studentessa del Liceo Scientifico Severi di Salerno, vincitrice del Premio Giovani realizzato in collaborazione con Repubblica.it Sezione Scuola.
«Un grande orgoglio essere qui – ha affermato Fittipaldi al termine della cerimonia – sono contentissimo di esser stato insignito di questo prestigioso premio e di esser stato invitato qui a Reggio. Purtroppo non ho avuto l’onore di conoscere Italo Falcomatà, ma per noi giornalisti del Sud è sempre stato un esempio da studiare, sia per ciò che riguarda la buona amministrazione, sia per il rapporto che dovrebbe sempre esserci tra i cittadini ed i loro rappresentanti istituzionali. Un rapporto che purtroppo in parte oggi si è perso, forse anche a causa di un mondo giornalistico incapace di raccontare i fatti come avveniva un tempo. Sono contento che la Fondazione abbia puntato su un premio che non considero rivolto a me a titolo personale, ma in generale al giornalismo d’inchiesta».
Emiliano Fittipaldi, premiato di quest’anno insieme alla giornalista Gaia Tortora, assente durante la cerimonia per motivi di salute, è l’ennesimo insignito di un riconoscimento che negli anni ha avuto il merito di invitare sul palcoscenico reggino alcune tra le firme più prestigiose del panorama giornalistico italiano ed internazionale: da Sergio Zavoli a Enrico Mentana, da Riccardo Iacona a Massimo Giannini, da Attilio Bolzoni ad Aldo Cazzullo, da Annalisa Cuzzocrea a Marcelle Padovani, da Lucia Annunziata a Federica De Sanctis, da Gianni Mura a Mario Calabresi.
La matita rossa e blu, così come il lavoro culturale della Fondazione Falcomatà, sono diventati nel tempo un punto di riferimento dello scenario giornalistico italiano.
«Siamo orgogliosi del lavoro fatto – ha dichiarato la Presidente della Fondazione Rosa Neto Falcomatà a margine della cerimonia –. Quest’anno il premio assume un sapore particolare giungendo al culmine delle celebrazioni per il ventennale dalla nascita della Fondazione. Siamo felici di poter celebrare questo anniversario premiando un professionista di grande calibro come Emiliano Fittipaldi, che attraverso il suo lavoro incarna perfettamente uno di quei valori che Italo Falcomatà volle trasferire durante l’intervento in una scuola reggina quando rivolgendosi a degli studenti che avevano realizzato delle interviste li invitò ad essere sempre testimoni di verità. E proprio su questa traccia è andato avanti in questi anni il premio “La matita rossa e blu”, tentando di promuovere sempre il lavoro di giornalisti capaci ed autorevoli che hanno saputo raccontare il nostro tempo con onestà e passione, anche quando questo fa discutere». (rrc)