di FILIPPO VELTRI – Una storia da riscoprire e recuperare insieme quella delle raccoglitrici di olive ed è questo il progetto della Fondazione Girolamo Tripodi, con un appello ad Istituzioni, Associazioni e Cittadinanza.
Volgere lo sguardo alla nostra storia non può che consistere in un cammino condiviso perché, per divenire seme, è la memoria stessa a dover essere un percorso collettivo. Quando poi la storia alla quale si guarda è ancora da raccontare, rimasta avvolta nelle pieghe del tempo, allora questo recupero diventa un’urgenza perché tanto c’è da riscoprire e tradurre in identità e ispirazione.
Nel solco di questa consapevolezza la Fondazione Girolamo Tripodi, che della necessità di memoria per la costruzione del futuro ha fatto un caposaldo della sua mission, ha deciso di offrire un proprio contributo alla costruzione di questo percorso avviando il progetto di realizzazione di un documentario dedicato alle Raccoglitrici di Olive della Piana di Gioia Tauro.
«Un tributo doveroso alle donne calabresi, protagoniste di un’epoca che merita di essere approfondita e conosciuta ancora di più. Tra i primi passi mossi in questa direzione, questo appello ad Istituzioni, Associazioni e Cittadinanza, a tutte le Comunità della Piana e oltre, affinché ricordino con noi e con noi condividano testimonianze, aneddoti, suggerimenti, materiale video, fotografie, giornali, manifesti, volantini e ogni altro documento utile a ricostruire quell’epoca. Il documentario potrà così vedere la luce, ricco di tracce e contenuti provenienti anche da archivi privati che così diverranno patrimonio collettivo», spiega il presidente della Fondazione, Michelangelo Tripodi.
La Fondazione Girolamo Tripodi propone, così, di contribuire ad un’opera di riscoperta e di conoscenza di un frangente particolarmente emblematico della nostra Storia che dagli anni Cinquanta si è spinta fino agli anni Settanta. La fatica e i sacrifici di tante donne chine negli uliveti reggini sono immagine viva di quei tempi segnati dalla loro straordinaria produttività e dal loro insostituibile contributo all’economia della zona e oltre; tempi gravidi anche di promesse di sviluppo tradite dai tempi che sarebbero seguiti, di sfruttamento, di lotte bracciantili e sindacali di cui protagonista appassionato fu anche l’uomo del popolo Girolamo Tripodi, che tutti ricordano come Mommo.
«Tante storie nella storia che vorremmo recuperare e tessere insieme con l’aiuto di coloro che vorranno e potranno partecipare con quanto da loro conservato e custodito, accrescendo così il valore del documentario. Speriamo che questo nostro intento sia percepito come corale e collettivo, perché la memoria per avere radici profonde e chioma rigogliosa deve essere appunto condivisa», ha concluso il presidente Michelangelo Tripodi.
Chiunque intenda dare un contributo per portare avanti questo progetto e per fornire eventuale documentazione e materiale utile alla migliore riuscita del documentario potrà farlo scrivendo alla mail della Fondazione: fondazionegirolamotripodi@gmail.com . (fv)
In copertina, foto dell’Antica Biblioteca Corigliano Rossano