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La memoria di don Domenico Farias vive nella sua casa lasciata per i migranti

La memoria di don Domenico Farias vive nella sua casa lasciata per i migranti

In occasione del ventesimo anniversario dalla morte di don Domenico Farias, il sacerdote reggino che ha dedicato la sua attenzione e vicinanza verso le comunità straniere presenti a Reggio Calabria, è stata scoperta una targa dedicata al sacerdote e al Vescovo Giovanni Battista Scalabrini a 25 anni dalla Beatificazione.

A scoprire la targa, il Vicario generale monsignor Pasqualino Catanese che, accompagnato da padre Gabriele Bentoglio, parroco di Sant’Agostino e direttore del Centro diocesano Migrantes – ha potuto visitare la Casa di don Farias che, da qualche anno, è diventata parte integrante dei progetti di accoglienza e di sostegno dei migranti, finanziati dalla Conferenza episcopale italiana e promossi dalle Cooperative Demetra e Res Omnia, con il Centro diocesano Migrantes ed i padri scalabriniani della Parrocchia di Sant’Agostino.

Quando morì, il 7 luglio del 2002, lasciò in eredità all’Arcidiocesi la sua casa di famiglia per la cura pastorale dei migranti. Fino alla loro permanenza in città, ci vissero le suore scalabriniane, animatrici del Centro di ascolto nella Chiesa di Sant’Agostino. Un luogo, la casa del sacerdote, che è diventata un porto sicuro per giovani immigrati, che qui ritrovano serenità e determinazione per realizzare i propri sogni.

Quindi, il Vicario, ha potuto conoscere  gli attuali ospiti, ascoltare le loro storie ed apprendere dagli operatori delle Cooperative come viene strutturato il lavoro di presa in carico e accompagnamento dei migranti che vengono accolti per vivere nella struttura, giusto il tempo necessario per frequentare dei tirocini formativi, trovare un lavoro o rendersi pronti per vivere in maniera autonoma.

Insomma, una sistemazione temporanea ma fondamentale per tanti ragazzi che sbarcano sulle nostre coste col sogno di studiare o imparare una professione. Ibrahim, al compimento del diciottesimo anno d’età, ha concluso il suo percorso di accoglienza presso la comunità per minori in cui viveva.

Sarebbe rimasto solo e spaurito se non fosse stato accolto nella Casa e messo nelle condizioni di imparare un lavoro e camminare con le proprie gambe. Anche Amir ha potuto completare il suo brillante apprendistato in una catena di elettrodomestici, dopo il quale è stato assunto ed è riuscito ad affittare un piccolo appartamento e adesso è un giovane uomo realizzato che aspetta un bimbo con la sua compagna reggina.

Per Dam Ndongo e Bolong Jawara, entrambi arrivati su dei barconi, le porte di Casa Farias si sono aperte in questi ultimi mesi, a compimento del percorso di ascolto, valutazione e progettazione imbastito su di loro dall’equipe della Res Omnia. I ragazzi devono dimostrare volontà nel perseguire l’obiettivo individuato e sottoscrivere un patto con le cooperative. È importante evidenziare che durante i colloqui conoscitivi non tutti scelgono di scommettere su se stessi e, quindi, di impegnarsi a intraprendere un percorso ad autonomia crescente e, pertanto, non vengono accolti a Casa Farias ma, comunque, vengono accompagnati alla soddisfazione dei loro bisogni.

Dam sogna di diventare uno stilista, evolversi nella professione di sarto che ha imparato dai genitori in Gambia. Qui ha già frequentato le scuole medie e svolto un tirocinio presso le cooperative del gruppo Goel che producono i tessuti ed i capi del marchio di moda etica Cangiari.

Adesso, col progetto “Libero di essere me stesso”, ha scelto di svolgere un tirocinio formativo presso un ristorante, che ha dato disponibilità per assunzione, ma non abbandona il suo sogno di studiare Fashion design. Gli è stata messa a disposizione una macchina per cucire, che non abbandona mai, ed appena ha saputo della cerimonia che si sarebbe svolta a Casa Farias ha trovato delle stoffe ed ha cucito due tuniche da donare al Vescovo ed a Padre Gabriele, così come si fa nel suo Paese quando si accolgono persone care ed importanti. Insieme a lui si stanno cercando altre opportunità che possano avvicinarlo alla realizzazione del suo sogno.

Anche Bolong arriva dal Gambia ed ha affrontato il lungo viaggio nel Mediterraneo con due sogni: fare il calciatore e diventare un ingegnere informatico. È sbarcato sulla costa jonica e lì è rimasto qualche anno, si è diplomato ed ha militato in varie squadre locali passando dalla Prima Categoria, alla Promozione e all’Eccellenza. Quando è riuscito ad iscriversi in Ingegneria Informatica all’Unical sono subentrate delle difficoltà, si è dovuto fermare, ma adesso è entrato sotto l’ala protettiva del progetto della Cei e non vede l’ora di riprendere gli studi nell’Università reggina.

Non finisce di dire grazie per la serenità riconquistata, si sente sul binario giusto per realizzare le proprie aspirazioni. In riva allo Stretto, ha trovato un gruppo d’intervento forte ed ormai rodato che rappresenta il volto moderno ed efficiente della Chiesa, in grado di andare oltre la semplice accoglienza ed il soddisfacimento dei bisogni materiali di chi arriva da lontano (peraltro brillantemente attuati, negli anni passati, con il Coordinamento ecclesiale emergenza sbarchi).

In piena sintonia con i padri scalabriniani, operano i giovani professionisti delle Cooperative Demetra e Res Omnia: educatori, psicologi, mediatori culturali, progettisti e formatori. Sono soprattutto donne e le loro carte vincenti sono competenza, professionalità ed attitudine a lavorare in rete con altre cooperative ed associazioni col fine di costruire un percorso formativo per chi

chiede aiuto al Centro d’ascolto Scalabrini di Sant’Agostino o allo Sportello orientamento presso il Centro comunitario Agape. L’approccio è strutturato e professionale, ma ai migranti basta guardare negli occhi lo psicologo, l’educatore o il formatore per leggere l’umanità e l’empatia di chi non è lì solo per lavoro, ma per un’attenzione sentita e reale verso l’altro.

La ristorazione, l’agricoltura sociale, l’apicoltura, la zootecnia e l’artigianato sono spesso lo sbocco lavorativo di tanti giovani stranieri, che diventano così una preziosa risorsa per la nostra terra. (rrc)