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Nicola Gratteri

«La mia Gerace», Gratteri per un giorno depone la toga per raccontare la sua città

di PINO NANO

La mia Itaca, la mia Gerace, il mio paese natale, la mia vera isola, un’isola meravigliosa e piena di gente buona e comune. Nicola Gratteri diventa oggi, soltanto e unicamente, cittadino di Gerace, e lo diventa di fatto almeno per un giorno, e a pieno titolo. “Oggi soltanto”, perché oggi lui trova finalmente il tempo di dimenticare di essere il magistrato italiano più famoso e più amato del mondo, così come dimentica di aver vissuto gli ultimi trent’anni della sua vita in maniera assolutamente blindata e segregata, sotto scorta continua, e poi ancora: dimentica di essere il Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia in Calabria, che vuol dire essere molto più che l’erede naturale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per la storia del Paese, e dimentica anche di aver avuto mille minacce mafiose in tutti questi anni che hanno fatto tremare la sua casa e l’equilibrio della sua famiglia. Vi chiederete, perché? Perché Gerace è il paese dove il Procuratore Nicola Gratteri è nato 61 anni fa e dove ha vissuto tutto il resto della sua vita. Ma soprattutto, Gerace è il paese dove Nicola Gratteri ha la sua casa, dove oggi lui vive con la sua famiglia, e dove lui trova anche il tempo per arare il suo orto e curare i suoi pomodori, nonostante – va detto – i mille rischi reali legati a questa scelta così romantica ma anche così folle.

Vi raccontiamo questa storia dall’inizio. Un giorno, un suo vecchio amico, Francesco Maria Spanò, nato a Gerace anche lui, e che oggi è il Direttore delle Risorse Umane della LUISS di Roma, l’Università che porta il nome e l’eredità spirituale di Guido Carli, lo convince (chissà come avrà fatto?) a raccontare in prima persona la “sua Gerace”, per un libro questa volta non di mafia, e in cui lo stesso Francesco Spanò ricostruisce la magia e il fascino del loro paese natale comune. Dal titolo si intuisce tutto il resto, Gerace Città Magno-greca delle Cento Chiese, Storie e immagini rivissute”. Sono 192 pagine (Gangemi Editore), una sorta di diario, e di album fotografico insieme sulla Calabria ionica, sulla vecchia locride, sul paese dove è lui è nato e cresciuto da bambino, che è appunto Gerace, e sulla gente della costa che oggi lo considera uno dei “geracesi più illustri d’Italia. Per lui Nicola Gratteri ha trovato il tempo per dedicargli questa bellissima lettera d’amore, che è davvero struggente e bellissima insieme, e non solo perché la città delle Cento Chiese e di cui parla Francesco Spanò è anche la Gerace di Nicola Gratteri, ma soprattutto perché Nicola Gratteri ama la Calabria e la sua gente come solo pochi sanno ancora farlo. Scrive Gratteri: “Non saprei vivere in nessun’altra città. Qui sono nato. Qui sono cresciuto. E vi torno ogni giorno, al termine delle mie lunghe giornate lavorative. Qui sono nati anche i miei genitori, i miei fratelli, tutta la mia famiglia. Gerace è una città unica. L’hanno definita la città delle cento chiese, la città santa ma anche la Gerusalemme della Calabria. Delle tante chiese, la Cattedrale è quella più nota. Si dice che sia stata costruita tenendo conto delle misure dell’Arca di Noè. Me lo diceva anche mio zio che di quella cattedrale per tanto tempo è stato canonico. Consacrata nel 1045 e riconsacrata quasi duecento anni dopo, alla presenza di Federico II, si tratta di un’opera architettonica grandiosa per misure, stile e ricchezza di opere: «La Cattedrale di Gerace è importantissima, oltre che per la sua bellezza, per due ordini di ragioni. Una è la sua origine storica che testimonia la continuità fra l’antica Locri e la Gerace medievale: per la costruzione della cattedrale, infatti, vennero utilizzate colonne provenienti in gran parte dai templi della città greca di Locri” [le 26 della cripta]. L’altra ragione è relativa alla struttura interna della chiesa che viene ritenuta il modello romanico-bizantino di tutte le successive cattedrali normanne del Meridione». Incredibile immaginare che un uomo dalla vita così “difficile” “sacrificata” “costretta” “blindata” “segregata” “isolata” e a volte “maledetta” possa ancora conservare il gusto di un racconto così avvolgente e intimo: “In questa chiesa – scrive il Procuratore Gratteri – si è cantato per cinquecento anni in greco e per altrettanti in latino. Non posso non citare, tra le tante altre, le chiese di San Francesco, di San Giovanniello e del Sacro Cuore. Si tratta di tre chiese che incidono sulla stessa piazza, quella dove io correvo spensierato, ignorando che una delle tre fosse la più antica chiesa ortodossa d’Italia, elevata al rango di santuario panitalico dall’Esarca Patriarca di Costantinopoli”.

Nelle pagine di questo romanzo autobiografico, e non solo, di Francesco Maria Spanò il giudice Nicola Gratteri scopre anche una parte importante della sua vita e della sua famiglia: “In questo libro di ricordi e di memorie mi sono ritrovato, ho visto la foto di mio zio. Qui ho imparato l’importanza della coerenza, della laboriosità e dell’onestà. In questa città dove Oriente e Occidente si incontrano, ho imparato la tolleranza, il rispetto della diversità”. Poi arriva la confessione plateale della scelta della sua vita: “Qui ho deciso di restare – sottolinea Nicola Gratteri – anche quando potevo andarmene, per fare il magistrato in altre città italiane. Oggi Gerace è una di quelle tappe imprescindibili per chi visita la Calabria, una cittadina che Francesco Spanò in questo libro di foto e di memorie ha descritto e raccontato con bravura, ma soprattutto con amore filiale”, ma anche l’appello finale: “Questa pubblicazione serve anche a ricordare che Gerace è un bene prezioso. Preserviamolo, tramandando alle nuove generazioni un patrimonio di storia e di cultura, unico nel suo genere”.

Di certo, Francesco Maria Spanò non poteva desiderare o immaginare di meglio, per la festa di battesimo del suo libro forse più importante, scritto a quattro mani con i vecchi amici del cuore: Nicola Gratteri, Lorenzo Infantino, Fulvio Giardina, Enzo Romeo, Maria Giuseppina Cimino, Anna Larosa, Antonio Pio Condò, Alessandro Scaglione, Carlo Migliaccio, Vincenzo Cataldo, Giacomo Maria Oliva, Suor Dila Shtjefni, Luigi Condemi di Fragastò, e Marilisa Morrone. Bellissime anche le fotografie di Mimmo Curulli. Alla manifestazione di oggi porterà il saluto ufficiale della Sede Rai della Calabria il Direttore di Sede Ing. Demetrio Crucitti. (pn) [Courtesy Agenzia Prima Pagina News]