di MATTEO LAURIA – Ancora una volta, la classifica sulla qualità della vita pubblicata da Il Sole 24 Ore ci consegna una Calabria che fatica a risalire la china. Vibo Valentia, Crotone e altre province calabresi continuano ad occupare le posizioni di coda, simbolo di un modello amministrativo e territoriale che mostra evidenti segni di inefficienza. La questione non è solo economica o infrastrutturale: alla base c’è un problema di disomogeneità territoriale, che rende necessario ripensare i confini delle province, allineandoli alle reali esigenze e potenzialità dei territori. Non è un caso che, in questo contesto, emerga con forza la proposta della Provincia della Magna Graecia. Un progetto che punta a creare un nuovo assetto amministrativo con doppio capoluogo Corigliano-Rossano e Crotone, due realtà accomunate da potenzialità produttive, vocazione territoriale e, purtroppo, problematiche infrastrutturali irrisolte.
La proposta della Magna Graecia
L’idea alla base della nuova provincia, tutta costiera, è tanto semplice quanto rivoluzionaria: unire forze, risorse e strategie per ridare slancio a un’area di straordinaria rilevanza storica, economica e culturale. La provincia della Magna Graecia, con una popolazione di 410 mila abitanti, rappresenterebbe un nuovo soggetto amministrativo capace di: Aumentare il potere contrattuale nei confronti dello Stato e delle istituzioni europee; Favorire progetti infrastrutturali condivisi, superando l’isolamento che caratterizza oggi sia Corigliano-Rossano che Crotone; Sfruttare sinergie produttive, soprattutto nei settori agricolo, turistico e portuale.
Tra l’altro l’istituzione di questa nuova provincia è a costo zero per lo Stato, grazie all’assemblaggio di strutture già esistenti e alla riduzione della frammentazione amministrativa. Questo modello non nasce da un capriccio, ma dalla necessità di superare lo status quo che per decenni ha paralizzato lo sviluppo della regione. Continuare a mantenere i confini provinciali così come sono significa ignorare la realtà: territori connessi da esigenze e potenzialità comuni vengono amministrati separatamente, annullando qualsiasi tentativo di crescita congiunta.
Perché è necessario cambiare
La provincia della Magna Graecia potrebbe diventare un esempio virtuoso di come ripensare il territorio partendo dal principio dell’omogeneità territoriale. Due realtà che, se unite, non solo rappresenterebbero un centro economico più forte e competitivo, ma avrebbero anche una maggiore capacità di attrarre investimenti e attenzioni governative.
Ma il leit motiv prevalente è che in Calabria nulla deve cambiare: questa è l’inerzia di un sistema che si aggrappa al passato e ostacola qualsiasi prospettiva di rinnovamento. La permanenza delle province calabresi agli ultimi posti nella classifica nazionale deve essere l’ennesimo campanello d’allarme definitivo.
La Calabria non può permettersi di perdere ulteriori opportunità. È tempo di agire. La Magna Graecia non è solo una proposta, è un segnale: l’unione di forze e di risorse tra territori omogenei è l’unica strada percorribile per uscire dall’immobilismo. (ml)
[Matteo Lauria è del Comitato Magna Graecia]