di SERGIO DRAGONE – Giacomo Mancini il Giovane (non mi è mai piaciuto il comparativo “junior”) mi ha abituato negli anni al suo scetticismo, originato da una visione molto concreta dei problemi e da un innato senso di diffidenza.
Mi era già capitato di imbattermi in questo diffidente scetticismo nel 2012 quando, in occasione del decennale della scomparsa del celebre nonno, gli presentai un giovane e promettente regista, Giuseppe Petitto, al quale avevo affidato la sceneggiatura di un docu-film sulla vita del Leone Socialista. Anche allora, Giacomo Il Giovane fu prudente e un po’ scettico sulla riuscita del progetto.
Ma se è il suo approccio iniziale è caratterizzato da un senso di scetticismo, è altrettanto vero che quando metabolizza il valore di un’iniziativa riesce a sprigionare un’inaspettata energia e un’enorme fiducia nell’esito finale.
È accaduto anche nell’autunno del 2021 quando, nel corso di una delle nostre frequenti conversazioni telefoniche, gli lanciai l’idea di un ricordo perenne di Giacomo nella sua Cosenza: la realizzazione di una statua. Troppo ambizioso, troppo costoso, troppo rischioso.
Ci sono voluti mesi per passare dalla fase dello scetticismo a quella dell’entusiasmo. Abbiamo interpellato alcuni valenti scultori, di assoluto prestigio, che però ci hanno proposto soluzioni più vicine alle installazioni che non alla rappresentazione classica della figura umana.
Noi invece cercavamo una soluzione artistica che fissasse per sempre nella gente calabrese l’immagine del politico che più di ogni altro si era speso per la sua terra e per la sua Città.
Illuminante è stata una telefonata con Giorgio Ceraudo, già prestigioso Sovrintendente ai Beni Ambientali della Calabria, personalità di vastissima esperienza e competenza.
A lui si deve l’idea della statua a terra, della statua che vive e respira, della statua che tutti possono toccare. Tutto nasce dall’esperienza diretta di Ceraudo a Trieste, dove la Città ha dedicato quattro statue a terra ad altrettanti scrittori: Italo Svevo, Umberto Saba, Gabriele D’Annunzio e James Joyce.
Metabolizzata la proposta, restava il problema a chi affidare la realizzazione di una statua a tutto tondo, capace di “respirare” e di trasmettere emozioni. Ci è venuto incontro il caso. Proprio nei giorni in cui discutevamo sull’individuazione dell’artista, a Napoli veniva inaugurata la statua di Diego Armando Maradona. Un rapido scambio di whatsapp tra me e Giacomo il Giovane: Mancini come Maradona, Mancini il Maradona della politica.
Il resto è storia recente: il contatto con il maestro Domenico Sepe, lo sviluppo dell’idea progettuale, la presentazione ufficiale, le varie emozionanti fasi della realizzazione, lo slancio popolare della raccolta fondi e infine la collocazione dell’opera davanti a Palazzo dei Bruzi. Il Leone Socialista è tornato tra la sua gente. Che oggi può incrociarlo, toccarlo, parlargli, perfino fare un selfie. Cosa assolutamente inimmaginabile fino a qualche mese fa.
L’indimenticabile sindaco di Cosenza, il leader del socialismo, il ministro che batteva i pugni sul tavolo, il difensore dei diritti civili, è consegnato alla memoria perenne dei cosentini, dei calabresi e degli italiani. (sd)