di PINO NANO – Se ne è andato anche lui, il grande Mario Carbone, fotografo regista e direttore della fotografia tra i più famosi del 900, aveva appena compiuto i suoi primi 101 anni di vita, era nato in Calabria, a San Sosti nel 1924, e da lunghissimi anni viveva ormai a Roma in uno dei quartieri più belli della capitale, e dove ieri è morto.
Le sue opere sono oggi conservate in importanti archivi e collezioni, tra cui il MoMA di New York, e sono oggetto di crescente interesse da parte della critica e del pubblico di mezzo mondo.
La grande mostra che nel 2024 l’Archivio insieme alla Galleria d’arte Ellebi di Cosenza gli ha dedicato in occasione dei suoi 100 anni, rimane una testimonianza preziosa del suo straordinario lavoro, del suo sguardo e del suo impegno. Il progetto Carbone 100, una grande mostra diffusa, realizzata in vari luoghi istituzionali della sua terra natale, ha avuto il merito di riportare all’attenzione nazionale l’attualità e la vastità dello sguardo di Carbone, e ha dato avvio a un percorso di valorizzazione e diffusione della sua opera che si intende proseguire in altre regioni italiane.
Mario Carbone è stato uno dei protagonisti della fotografia e del cinema documentario italiano del secondo Novecento. La sua lunga carriera lo ha portato ad attraversare il Paese con uno sguardo lucido e partecipe, capace di restituire per immagini i mutamenti più profondi della società, della politica, dell’arte e della cultura italiana.
Giovanissimo, Mario Carbone apprende il mestiere fra Cosenza e Milano, per poi stabilirsi a Roma, città in cui vive fino alla morte e nella quale si immerge, sin dagli anni Cinquanta, nella scena culturale più vivace dell’epoca, senza mai recidere il legame con la sua terra natale, e il Sud.
E’ a questi anni, infatti, che risale l’incontro con Carlo Levi, con cui compie un viaggio in Lucania nel 1960. Le fotografie realizzate in tale occasione sono entrate nella storia, non solo per il loro valore – artistico, umano, sociale – intrinseco, ma anche per aver accompagnato il grande telero di Levi oggi esposto a Palazzo Lanfranchi, a Matera.
Nei decenni successivi, Mario Carbone documenta con sensibilità e rigore eventi fondamentali del nostro tempo, dalle lotte contadine, operaie e sociali del secondo Novecento all’alluvione di Firenze, fino ai movimenti artistici contemporanei. Insieme ad Elisa Magri, compagna di vita e direttrice della Galleria d’Arte Ciak, punto di riferimento tra gli anni Sessanta e Ottanta per gli artisti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, Carbone tesse legami profondi nel mondo dell’arte. Documenta instancabilmente performance ed eventi artistici di grande rilievo, quali il Decennale del Nouveau Réalisme (Milano, 1970) la Prima Settimana della Performance (Bologna, 1977).
Regista e direttore della fotografia di numerosi film e documentari, a Mario Carbone si devono cortometraggi e serie educative per la scuola e per la Rai, tra cui Artisti allo specchio, e opere premiate nei più importanti festival nazionali: Tra i numerosi riconoscimenti ricordiamo tre Nastri d’Argento, per I vecchi (1959), Stemmati di Calabria (1964) e Firenze, novembre ’66, film con cui vinse anche il Premio San Marco alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1967.
Mario Carbone è stato un grande testimone del suo tempo, un interprete attento delle trasformazioni individuali e collettive del nostro Paese. La sua macchina da presa e il suo obiettivo hanno saputo cogliere con intensità il movimento della storia e il volto delle persone che quotidianamente, con piccoli e grandi gesti, hanno contribuito alla sua scrittura.
C’è solo da augurarsi che il Grande Archivio che oggi porta il suo nome continuerà il lavoro di tutela, di valorizzazione e di diffusione della sua eredità culturale, nella consapevolezza- dice suo figlio Roberto- che il patrimonio da lui costruito rappresenta oggi un bene collettivo da restituire, custodire e tramandare. (pn)