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Il convegno "Mulini storici e sviluppo locale, macinare cultura, lavoro e produrre buon cibo"

LAMEZIA – Il convegno “Mulini storici e sviluppo locale, macinare cultura, lavoro e produrre buon cibo”

Domani pomeriggio, a Sant’Eufemia di Lamezia, alle 17.30, nella sede di Unioncamere, si terrà il convegno Mulini storici e sviluppo locale, macinare cultura, lavoro e produrre buon cibo, organizzato dall’Associazione “La Comunità dei Grani Antichi e dei Mulini storici”, in collaborazione con on la presidenza nazionale dell’Aiams e i patrocini del Consiglio Regionale della Calabria e del Comune di Lamezia Terme.

Presiede e coordina Massimo Mercuri, giornalista e conduttore tv. I saluti istituzionali sono a cura di Giorgia Gargano, assessore alla Cultura del Comune di Lamezia e di Antonello Bevilacqua, assessore all’Agricoltura del Comune di Lamezia.

Intervengono Valerio Caparelli, presidente dell’Associazione “La Comunità dei Grani Antichi e dei Mulini storici”, Pino Campisi, referente Aiams Calabria, Maurizio Lazzari, ricercatore Cnr, Giovanna De Sensi Sestito, già ordinaria di Storia di Storia Greca all’Unical, Gabriele Setti, presidente nazionale Aiams e Katya Gentile, presidente Sesta Commissione in Consiglio regionale.

Nell’ambito del convegno, la Direttrice del Centro Sperimentale Dimostrativo dell’ARSAC di Lamezia Terme, Luigia Iuliano, illustrerà un report su un “lavoro di recupero dei grani antichi”.

Il censimento effettuato nel 2022 conferma come in Calabria siano ancora presenti circa 1970 mulini mossi dall’acqua, una vera e propria risorsa di impresa che un tempo creava lavoro e prodotti di altissima qualità.

«Con il convegno si intende diffondere la difesa di beni ambientali e storici e dell’archeologia industriale – ha ribadito il presidente della Comunità dei Grani Antichi e dei Mulini Storici, Valerio Caparelli – nonché il riuso e la tutela dei mulini a pietra attivi, insieme alla salvaguardia di una cultura pre-industriale di notevole importanza storico-economica e produttiva».

«I mulini ad acqua – ha concluso – sono beni e patrimonio culturali ed ambientali di notevole impatto per lo sviluppo locale, poiché rappresentano un presidio strutturale, per l’assetto idraulico-idrogeologico del territorio in cui il mulino insiste, trovandosi quasi sempre nelle vicinanze dei corsi d’acqua».

I mulini ad acqua recuperati e da recuperare, sono anche un elemento di sperimentazione per la riappropriazione, civile e collettiva, di valori, legati non solo ad una storia degli edifici di un territorio ma anche alla cultura materiale e del bene pubblico come il passaggio delle acque, elemento altrettanto importante, se non di più, quanto l’edificio stesso alla luce anche di un’urgente tutela ambientale. (rcz)