Il cardinale Gianfranco Ravasi ha tenuto l’incontro conclusivo della Scuola Biblica e della Scuola per i Ministeri promosse dalla diocesi di Lamezia Terme con la lectio dal titolo Dio vi parlò in mezzo al fuoco. Parola, storia, creato.
Un colloquio, che lo stesso cardinale ha definito “familiare”, che ha toccato temi forti in linea con i due percorsi formativi voluti dal vescovo Serafino Parisi per la chiesa lametina: la Scuola Biblica, che ha concluso il suo secondo anno, e la Scuola per i Ministeri che termina il primo anno.
Per il cardinale “due movimenti pervadono tutta la Scrittura: la dolcezza e la consolazione da un lato e dall’altro l’inquietudine. La Parola di Dio, se entra davvero nella nostra vita, non ci può lasciare indenni, ma deve inquietarci. La Parola di Dio è il principio della storia, è l’ “a priori” assoluto della nostra fede, che ci precede, ci eccede, incede davanti a noi e intercede per noi”. Per il presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura, “la Bibbia è dialogo tra Dio e l’uomo. La Bibbia è Parola di Dio ma c’è anche tanta parola dell’uomo. Pensiamo ai salmi: sono parole dell’uomo che il teologo Bonhoeffer definiva le parole che Dio vuole sentirsi rivolgere da noi e per questo vi ha messo il suo sigillo e la sua ispirazione”.
La Grazia e libertà umana, nelle parole del cardinale, rievocano l’immagine «di una mano tesa all’uomo che sta sprofondando nelle sabbie mobili del peccato, che tenta di autosalvarsi e che solo tendendo la sua mano, nella libertà, può essere salvato. Non basta che irrompa l’epifania della “chàris”, ma serve la risposta libera dell’uomo, la risposta della fede».
Sul rapporto con i non credenti e le persone in ricerca, Ravasi, citando Isaia, parla di Dio che «si fa ricercare da quelli che non chiedono di lui, si fa trovare anche da quelli che non lo cercavano. In Dio c’è sempre il desiderio di recuperare ogni sua creatura, di non abbandonarla. Lo vediamo in quell’immagine consegnataci nel libro dell’Apocalisse: Egli sta alla porta e bussa e lascia a noi la libertà di aprire o di chiudere la porta».
La Parola – ha continuato Ravasi – «si incontra nella storia, Dio si lascia incontrare nel volto degli altri. Tutta la Bibbia ci insegna a scoprire la presenza di Dio nel volto dell’altro. Nel racconto della Creazione, l’uomo, a conclusione di tutto il suo impegno, è ancora infelice perché non trova un aiuto che gli sia simile, tradotto letteralmente “un aiuto come davanti a lui”. Solo il volto dell’altro permette alla persona di essere completa. E la Bibbia ci ricorda sempre che noi siamo in relazione Nel volto dell’altro, scopri non solo la fraternità che ti lega a lui ma anche la comune indigenza. Noi siamo nella storia e la storia della nostra umanità, della nostra carne, è il luogo nel quale dobbiamo incontrare Dio».
Un Dio che, nel Nuovo Testamento, si lascia incontrare nel volto dei sofferenti e degli esclusi: «Gesù che incontra il lebbroso – ha rimarcato Ravasi – non solo gli va incontro, violando tutta la normativa del Levitico sul rapporto con i lebbrosi, ma lo tocca, prende su di sé la sua infezione e la sua “scomunica”. Cristo ha deposto un seme di eternità, la Pasqua, nel dolore umano».
Un Dio che «si incontra anche nello spazio, nella Creazione, nella rivelazione cosmica». Dio e la sua Paola – ha concluso Ravasi – «è da ricercare non volando dalla nostra realtà verso cieli mistici e mitici, ma all’interno della storia, nello spazio, nella nostra casa comune. Anche se la storia gronda miserie e lo spazio è devastato, dobbiamo ritrovare questa Voce. La Parola di Dio che ricerca l’uomo, che va incontro a lui ma non cancella la sua libertà».
In apertura dell’incontro, il vescovo Serafino Parisi, nel ringraziare il cardinale Ravasi per la sua presenza, ha parlato dell’incontro di oggi come di “un momento di comunione ecclesiale, nello stile che stiamo vivendo in questi anni con la Scuola Biblica e la Scuola dei Ministeri. Ho nel cuore il desiderio che la nostra chiesa diocesana possa sempre più crescere per essere presente nella società e nel mondo in modo qualitativamente significativo”.
Il momento di preghiera che ha aperto l’incontro è stato accompagnato dal canto del coro “Ancillae Domini” diretto da Licia Di Salvo. (rcz)