È stata consegnata, al Museo Diocesano “Aurelio Sorrentino” di Reggio, un’antica campana bronzea dell’Ottocento andata perduta durante il terremoto del 1908.
Presenti all’importante appuntamento ospitato nel sito culturale all’interno del complesso architettonico dell’Arcivescovado, il consigliere metropolitano delegato, Giuseppe Giordano, e l’assessora comunale alle Politiche giovanili, Giuggi Palmenta, oltre naturalmente a monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova e presidente della Conferenza Episcopale Calabra, nonché delle massime autorità civili, militari e religiose provinciali e cittadine.
Un ritrovamento definito importantissimo per la comunità di Villa San Giuseppe dal consigliere metropolitano, Giordano che ha anche parlato di «un reperto di grande pregio che grazie alla meticolosa opera del Comando dei Carabinieri Nucleo Tutela del patrimonio culturale, è stata restituita alla Curia e naturalmente anche alla comunità cittadina. Questa campana racconta anche la storia bicentenaria dell’antica fonderia Santoro che aveva sede proprio nelle vicinanze della Chiesa di Contrada Belfatto in Contrada Santa Domenica. Due luoghi divisi dalla fiumara Gallico ma tenuti insieme dall’essere un’unica grande comunità operosa, in una valle attraversata da tante tradizioni e da radici storiche antichissime».
«La valle degli agrumi, della zagara, del miele dell’arancia Belladonna – ha aggiunto – ma anche una comunità di fede che oggi intorno a questo ritrovamento chiude una ferita legata proprio alla perdita di tanti reperti che dopo la tragedia del 1908 sono stati sottratti. Un momento che merita di essere valorizzato al meglio, insieme a tutto lo straordinario patrimonio storico e culturale custodito nel Museo Diocesano. E la stessa storia della fonderia Santoro merita un posto di rilievo in tale contesto, poiché ha contribuito alla diffusione delle campane che significano comunità, presenti in tantissime delle nostre chiese, non ultima la campana del Capitolo della Basilica Cattedrale».
Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessora Palmenta, per un ritrovamento «fondamentale non solo da un punto di vista culturale ma anche per quello che questa campana è in grado di restituirci. Quando un’opera parla da sola, riesce a raccontare la storia e le radici di un territorio. Una campana rifusa nel 1908 che può descrivere dei momenti importanti per la città di Reggio Calabria anche alla luce dell’immane tragedia che ha devastato le due città dello Stretto nel 1908. Ma allo stesso tempo racconta di un comune, quello di Villa San Giuseppe, che aveva voluto fortemente non solo una chiesa che poi fu dedicata a Sant’Antonino ma anche una campana che potesse simbolicamente accomunare tutta la cittadinanza di quel luogo». (rrc)